4 Agosto 2018
La testimonianza di un pellegrino al Rocciamelone
Uno scenario sorprendente, quello dei 45 pellegrini circa, scarponi ai piedi e zaino sulle spalle, in fila indiana sui sentieri rocciosi del Rocciamelone.
Si è trattato dell’ormai tradizionale pellegrinaggio diocesano alla Madonna del Rocciamelone (mt. 3538) in Val Susa. Straordinaria e suggestiva anche la messa celebrata in vetta alle ore 11 del 3 agosto 2018. Brillante come sempre Mons. Derio, amico, compagno, pastore e guida.
Il ritrovo è stato alle ore 14:30 del 2 agosto a Mompantero, paese vicino a Susa, dove ci siamo salutati e conosciuti per poi partire tutti insieme alla volta del rifugio “La Riposa” dove abbiamo lasciato le autovetture. Qui è cominciato il vero pellegrinaggio. Mons. Derio, durante la salita attraverso le meravigliose praterie lungo il sentiero che conduce al Rifugio Ca d’Asti situato a quota 2854, ci invitava a fermarci, di tanto in tanto, a contemplare il meraviglioso paesaggio che si estendeva davanti a noi dicendoci «fermatevi a guardare, ogni cento metri il panorama cambia! Che meraviglia!»
Dopo due ore e trenta minuti avevamo tutti raggiunto il Rifugio Ca’ d’Asti, accolti con gioia e simpatia dal gestore Fulgido, ideatore e autore di tutte le opere di ristrutturazione e ricostruzione del rifugio stesso, compiute negli ultimi anni, e degli innumerevoli manufatti e vere opere d’arte lì custodite.
Dopo la cena, a base di polenta e selvaggina consumata al piacevole tepore del caminetto, siamo usciti sul piazzale dei Rifugio per ammirare il panorama notturno… davvero mozzafiato. Infatti, si potevano ammirare da lassù i valloni avvolti dalle tenebre della notte e tutti i paesi illuminati della valle e del fondovalle. Il vescovo Derio, seduto sul muretto in pietra che delimita il piazzale, con le gambe penzoloni nel vuoto sottostante, ha intonato sommessamente qualche canzone, di quelle che risvegliano i sentimenti più nascosti e profondi del nostro cuore, e noi, uno dopo l’altro ci siamo uniti a lui. E’ nata così una serenata alle stelle dolce e suggestiva, e si è creata un’atmosfera liberatrice e profondamente purificatrice e, mentre cantavamo «Muntagne del me pais, che sghince l’òi al paradis», ci sembrava anche a noi di toccare il paradiso con un dito.
Dopo avere trascorso la notte nelle camerate con letti a castello, al mattino alle sette e trenta eravamo nuovamente tutti pronti per riprendere la marcia e raggiungere la vetta. Man mano che si saliva, lo spettacolo delle montagne, delle vette, valloni, nevai e laghetti circostanti ci toglieva il fiato, più che lo sforzo sul ripido sentiero roccioso. Ma, ecco, la vetta, con la grande statua della Madonna che ci accoglie con le braccia aperte. Impossibile descrivere il momento; ognuno rimaneva in silenzio con gli occhi pieni di ammirazione, stupore e lacrime di gioia. Alla ore undici la Santa Messa alla quale siamo stati invitati dallo squillante suono della campana unico e suggestivo. Mons. Derio, accompagnato nella celebrazione da Padre Alan Hall dei Padri Oblati di Pinerolo, ci ha invitati, rimanendo seduti, a meditare sul significato di ogni momento della messa e a viverlo intensamente. «Imparate a pregare con tutto voi stessi, con il vostro corpo, a sentirne il respiro, nel silenzio. Avete faticato tanto a portare il vostro corpo fin quassù, ore fatelo riposare, insieme con il vostro spirito, durante quest’ora della messa. Mettiamo tutto qui sull’altare, tutto quello che ci pesa, dolori, preoccupazioni, progetti, aspettative, sogni, le persone care, quelle meno simpatiche, i nostri cari defunti, tutto, e rimaniamo così, per un’ora, in braccio a Dio».
Derio, durante tutta la messa, ci ha parlato col cuore, da vero amico. Al momento del segno di pace ci ha fatto sentire questo amore abbracciandoci uno ad uno. Un po’ più in alto, la Madonna ci guardava e noi, alzando lo sguardo a lei, abbiamo recitato, su invito del vescovo un Ave Maria, anche questa, un Ave Maria straordinaria. Poi la benedizione finale ed un saluto semplice «buon ritorno a casa!» Scendendo il sentiero di quella montagna abbiamo avuto la sensazione di avere lasciato lassù una parte del nostro cuore. È ora di tornare a casa perché il nostro cuore è pieno, e non può contenere altro.
Sul Rocciamelone tanti giovani, ai quali piace tanto Mons. Derio, come anche loro piacciono tanto a lui.
Grazie, amico Derio!
GIOVANNI BADARIOTTI
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