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Salute  

La testimonianza di Cristina: Alberto, un miracolo leggerissimo

La testimonianza di Cristina: Alberto, un miracolo leggerissimo

L’esperienza della madre di un bambino nato troppo presto: tra i tubicini dell’ospedale e i chilometri per portargli il latte e un senso di preoccupazione difficile da allontanare…

Cristina con Alberto e la sorella Emma

Alberto è nato il 25 maggio 2009 all’Ospedale Santa Croce di Cuneo, due mesi prima del termine fissato per la gravidanza.

 

Un piccolino pieno di tubicini

«Pesava poco più di un chilo – ricorda la mamma, Cristina – e dopo qualche giorno un forte calo di peso lo fece arrivare a meno di 900 grammi. Quando me lo appoggiavano sul seno per quella che chiamano “marsupioterapia” era un affarino poco più grande di un pugno, era così delicato che non potevo toccarlo, era il personale del reparto della Terapia Intensiva Neonatale a mettermelo addosso e a toglierlo con mille cautele per evitare di procurargli dei danni. Era pieno di tubicini, nel piedino aveva quello per controllargli l’ossigenazione…»

 

Cuneo-Pinerolo

Settimane di grande preoccupazione per i due genitori e per la sorellina Emma, di appena quattro anni. «Ogni giorno facevo 78 chilometri, dopo essermi tirata il latte, per portarglielo, restavo in ospedale tutto il tempo che mi veniva concesso, poi tornavo a casa. E l’indomani di nuovo. Sempre pensando al peggio, nonostante le rassicurazioni dei medici. Alberto è rimasto a Cuneo per alcune settimane finché ha avuto bisogno di farmaci, le cui dosi venivano calcolate in base al peso. Poi è stato trasferito a Pinerolo. “All’ingrasso” mi dissero, sorridendo».

 

Finalmente a casa

Da lì, dopo qualche tempo, finalmente lo mandarono a casa. «Anche allora non ero del tutto tranquilla, lo mettevo nel letto tra due cuscini perché rimanesse al caldo, simulando quel grembo che aveva lasciato così presto, ma se faceva uno starnuto o una brutta smorfia mi sorgeva subito il dubbio che qualcosa non stesse andando nel verso giusto. I dottori mi avevano confortato: nonostante tutto Alberto non aveva subito danni cerebrali, i polmoni erano piccoli ma con il tempo si sarebbero sviluppati. Eppure tutto mi sembrava così precario e lento… Alberto ha iniziato a stare seduto più tardi dei suoi coetanei, stesso discorso per il camminare. Poi ha recuperato… anche con gli interessi».

 

Un’esperienza di tante famiglie

Dell’esperienza al Santa Croce Cristina ricorda ancora: «All’inizio mi sentivo l’unica mamma con un bimbo così piccolo, poi mi sono accorta che i bimbi prematuri erano tanti e tanti erano i genitori che come me stavano vivendo questa strana esperienza. Per alcuni anni, attraverso l’ospedale, abbiamo continuato a incontrarci periodicamente per condividere le nostre storie e osservare la crescita “miracolosa” dei nostri figli».

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