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Intervista ad Antonio D'Amico su "Caravaggio e il suo tempo". Prossima la mostra curata da Sgarbi

Intervista ad Antonio D'Amico su
3 novembre

Squadra che vince non si cambia. La celebre formula sportiva può valere anche per l’arte e per la cultura. Con questa convinzione la Fondazione Cosso, ancora una volta, si è affidata al duo Vittorio Sgarbi (curatore mostra) e ad Antonio D’Amico (coordinatore dei lavori e curatore del catalogo). Dopo il progetto espositivo su San Sebastiano ecco “Caravaggio e il suo tempo”. Una mostra che sarà inaugurata il prossimo 21 novembre e resterà aperta fino al 10 aprile 2016. A introdurci in questo nuovo allestimento è lo storico e critico dell’arte Antonio D’Amico.

Come è nata l’idea di riproporre, a distanza di 5 anni, una mostra su Caravaggio?

L’idea è nata da un’intuizione avvincente: riunire intorno alla straordinaria Maddalena Doria Pamphilj di Roma, dipinta da Caravaggio intorno al 1597, una serie di capolavori realizzati da artisti che si sono lasciati ammaliare dalla realtà caravaggesca, dipingendo temi legati al sogno, alla verità dei sentimenti, alle lacrime che sono la manifestazione del pentimento e di una vita nuova. “Caravaggio e il suo tempo” è dunque il desiderio di far conoscere un tempo nuovo, dinamico, ricco di accordi avvincenti, cromatici e narrativi, con luci e ombre forti, taglienti e sprezzanti.

La mostra che la Fondazione aveva realizzato cinque anni fa era ben diversa da questa e metteva in relazione un dipinto attribuito a Caravaggio, sul quale la critica non è unanime nel considerarlo un autografo, con copie di opere caravaggesche “residenti” in Piemonte. Quella mostra metteva l’accento su un problema importante, quello delle copie antiche di opere di Caravaggio che circolavano in Piemonte e che determinarono la fortuna del maestro lombardo. Questa mostra testimonia una fortuna in presa diretta. Arriveranno a Miradolo opere di Mario Minniti che aiutò Caravaggio a rifugiarsi in Sicilia, fuggiasco da Malta; di Artemisia Gentileschi, la donna pittrice “stuprata” da un suo collega e allievo del padre; di Ribera, un caravaggesco spagnolo di straordinaria forza emotiva; di Gregorio e Mattia Preti, i fratelli calabresi che, arrivati a Roma negli anni trenta del Seicento, chiudono la parabola caravaggesca nella città dei papi. Solo per citare alcuni nomi.

Sgarbi ed io abbiamo voluto a Miradolo opere inedite, opere mai viste prima d’ora in Piemonte o in Italia, opere rare e di collezioni private estere. È una mostra da vedere e da esaminare nel dettaglio perché Caravaggio c’è con tutta la sua forza e c’è anche il suo tempo, la sua impronta, la sua ombra.

Come è stato compilato l’elenco delle opere che saranno esposte?

Questa mostra ha avuto una lunga gestazione. Ci lavoriamo da circa 8 mesi e l’elenco delle opere è sempre stato in continuo cambiamento. Molte sono le opere che abbiamo chiesto però solo alcune ci sono state concesse. Tuttavia il disegno della mostra, alla fine, è come lo avevamo pensato in origine. Le opere sono state scelte per formare un percorso studiato su misura per il Castello di Miradolo, per le sue sale, per i suoi due piani e per le due “ali” del piano superiore. Man mano che pensavo alle opere me le immaginavo dislocate nelle sale del Castello.

Il percorso prevede tre sezioni. Le prime due sono essenzialmente improntate sulla giovinezza e culminano nella Maddalena di Caravaggio. Volevamo documentare le origini e quindi le opere rispecchiano i primi anni tra Milano, con il suo maestro Simone Peterzano, e Roma, con l’altro maestro il Cavalier d’Arpino e i pittori di natura morta. Per poi proseguire con il tema del sogno, delle lacrime, della verità fino a lei, che si addormenta e ci chiede di guardarla in silenzio. La terza sezione è “Il tempo di Caravaggio”. Questa sezione è molto ricca e varia di opere inedite ed è stato molto stimolante andare alla loro ricerca tra l’Italia e l’estero.

Chi è la Maddalena di Caravaggio? Una peccatrice, una credente, o semplicemente una donna? 

Maddalena è prima di tutto una donna, con la sua fragilità e la sua ingenuità che la rendono straordinariamente docile e bella. Poi è anche una peccatrice che si redime, abbandona gli ori e crede. Maddalena è un po’ ciascuno di noi. Uomini o donne, peccatori in continuo stato di conversione.

Oltre a questa opera, quali sono i pezzi forti della mostra?

I pezzi forti sono tanti. “La Sacra Famiglia” di Simone Peterzano è un quadro che possiede l’odore di Caravaggio, quel giovanissimo Caravaggio che ancora è “allievo” a Milano. È un quadro che affascina e che mostra la tecnica di Caravaggio. Sarà molto suggestivo vederlo in apertura della mostra.

“Le lacrime di San Pietro” di Ribera è un quadro strepitoso, dove la forza dei sentimenti sono espressi con una naturalezza incredibile. La materia pittorica sembra pulsante, Pietro respira ancora e nel suo gesto teatrale ci coinvolge. Per non parlare poi della “Testa del Battista” di Ribera che arriva da Napoli.

Mi sovviene alla mente la dolcezza di “Erminia” dipinta da un giovane Mattia Preti, pittore del quale la mostra riunisce una serie di quadri mai esposti prima d’ora.

“Cleopatra” di Artemisia Gentileschi è quanto più cruento si possa rappresentare nel gesto di uccidersi. Artemisia rappresenta la carne, la crudeltà, il dolore che pulsa.

Dovrei menzionarli tutti i quadri ma così facendo svelerei la bellezza della mostra che sala dopo sala è un crescendo di emozioni.

Mi piace solo ricordare che a Miradolo potremo soffermarci a tu per tu con le opere per carpirne il mistero della tecnica e la bellezza della composizione.

Sono grato alla Fondazione Cosso per averci concesso la possibilità di ripercorrere un Tempo della storia dell’arte di grande fascino.

San Francesco in estasi: quale la sua opinione sull’attribuzione? 

Il quadro di Udine è un grande mistero. Ma in mostra c’è anche un altro grande mistero: il San Francesco in meditazione che proviene da una collezione di Malta.

Entrambe le tele sono affascinanti, incredibilmente caravaggesche, piene di forza, di vibrazioni, di calore.

Oggi gli studi hanno sviluppato una serie di riesami della tecnica caravaggesca e su queste due tele sono state fatte le indagini diagnostiche per carpirne i segreti che non sarebbero facilmente visibili a occhio nudo. Gli esami sono stati fatti anche sul “San Giovanni al fonte”, un quadro davvero affascinante di Cecco del Caravaggio. Sono queste tre le opere che possiedono l’ombra del maestro lombardo.

Il quadro di Udine, quello di Malta e quello di Pier Luigi Pizzi sono enigmi caravaggeschi la cui soluzione non è immediata. Del resto forse è meglio lasciare il dubbio, il mistero, il desiderio di studiare ancora. Una cosa è certa, però. Il “San Francesco in estasi” ha un legame con la città di Pinerolo e anche se quel quadro in città non era mai venuto, portarlo al Castello rappresenta una connessione con la storia.

Restando sui due San Francesco: un omaggio al Pontefice o solo una coincidenza? 

Rimanendo nel mistero… l’omaggio al Papa deve ancora arrivare, ma ci stiamo lavorando!

 P.R.

A 45380

 

 

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