Skip to Main Content

In evidenza  

Intervista a Enrico Delmirani, assessore per famiglia e giovani a Luserna

Intervista a Enrico Delmirani, assessore per famiglia e giovani a Luserna
Enrico Delmirani
Dal 2009, Enrico Delmirani è Assessore alle politiche per la famiglia e i giovani per il comune di Luserna San Giovanni. Lo abbiamo incontrato per un confronto su crisi, lavoro e società.

Com’è la situazione economica di Luserna e della Valle?

La situazione è quella “standard” di questo paese: tremenda. Anche se si può dire che, forse, in questo preciso momento la Val Pellice sta incassando meglio i colpi rispetto ad altre zone come la Val Chisone. In ogni caso, tutti gli indicatori fanno presagire che anche questa valle potrebbe subire presto qualche contraccolpo. Questo territorio è stato dimenticato dai governi centrali (Provincia di Torino e Regione Piemonte soprattutto). Quindi ci si trova, oltre che con la crisi incombente, con la perdita di punti di riferimento e in queste condizioni diventa dura cercare di fare impresa. Io sono convinto che la Val Pellice ha delle grandi potenzialità, con notevoli risorse: i boschi, l’acqua la differenza morfologica del territorio che potrebbe incentivare il turismo… Ma negli anni queste risorse sono state dimenticate un po’ da tutti.

Segnali di ripresa?

Sto disperatamente cercando di guardarmi attorno per trovarne! In occasione della partita della Valpe del 26 marzo, in cui era annunciata la presenza di Roberto Cota, c’è stata una bella manifestazione davanti al palaghiaccio di Torre Pellice contro la chiusura degli ospedali valdesi (alla fine Cota non si è presentato, nrd). Ho visto gente di tutte le categorie, persone provenienti da realtà diverse, per dire no a una chiusura che sta dimostrando che siamo veramente abbandonati. Queste manifestazioni possono servire soprattutto a noi, per farci capire che per sostenere il nostro territorio bisogna farci sentire. Se non c’è nessuno che ci può sostenere all’interno degli enti, possiamo usare altri metodi. La situazione, comunque, non è rinfrancante: la Val Pellice ha perso un ospedale, una ferrovia e il tribunale di riferimento nel giro di un anno.

E una scuola…

L’Alberti chiuderà, sembra già dal prossimo anno, ed è un peccato. Ovviamente è questione di soldi, ma forse anche una mancata coesione tra strutture del territorio che potevano fare rete. Invece si è andati un po’ in ordine sparso e in questo modo non si è riusciti a dare l’impressione della necessita per la Val Pellice di avere questa scuola. In generale, penso che le scuole andrebbero un po’ riviste. Non per forza diventare private, ma adottare un modello “privatistico” nella didattica, perché il modello scolastico italiano continua a non essere all’altezza. Ci sono delle eccezioni, certo, ma sono casi isolati e l’Alberti evidentemente non lo era.

Che misure ha adottato il comune per far fronte a queste situazioni? 

Il mio collega Valter Mensa, che si occupa di impiego, ha lavorato ad interventi molto specifici. In questi anni ci si è attivati con la Provincia per cercare di anticipare la cassa integrazione per le persone che andavano in difficoltà. Il problema è che, in comune, alcuni casi veniamo a conoscerli tardi, alcuni a non conoscerli proprio. E ci troviamo ad intervenire solo nei casi più disperati: certe persone, per orgoglio, non si presentano subito; lo fanno solo quando la situazione è diventata insostenibile. Ci sono persone che non pagano l’affitto per un anno e poi vengono a dire che non ce la fanno più; se ne fossimo venuti subito a conoscenza si poteva agire prima e meglio. Poi, facciamo attività di controllo continuo sui casi già conclamati: il nostro timore è che in alcuni casi le risorse vengano sprecate. Questo non perché non ci fidiamo delle persone, ma perché il servizio socio-assistenziale è carico di lavoro ed è difficile gestire tutti i casi. Inoltre, la prossima settimana (martedì 2) verrà discusso in giunta un provvedimento per predisporre degli alloggi per le emergenze abitative.

Un’altra trasformazione. Come sopperire alla mancanza dei servizi che forniva la Comunità Montana?

Con la chiusura della comunità montana, ci sarà un’unione dei servizi che confluirà nel C.I.S (Consorzio Intercomunale dei Servizi Socio Assistenziali). La mia previsione è che il servizio socio-assistenziale farà una prima scrematura, poi i comuni ne faranno una ulteriore sul loro territorio basata sul controllo diretto. Ad ogni persona che richiede un contributo, noi mandiamo una visita dei vigili urbani a casa.

In questi anni di crisi, che ruolo assumono le parrocchie e gli enti religiosi?

Ho l’impressione che dopo un momento di “fuga” dalle parrocchie e dagli oratori, negli ultimi tempi ci sia un ritorno di partecipazione. Questo perché, secondo me, una situazione di crisi (economica ma non solo) stimola i genitori a mandare i loro figli in un ambiente dove c’è una certa etica e moralità.

Tu sei cattolico: in che modo la tua esperienza di fede influisce sull’attività politica?

In politica, un cattolico parte dal presupposto che il suo impegno è un servizio che la politica ha come fondamento non tanto un cercare di fare il bene, ma cercare di fare il bene nel “nome di”. Ed è per questo che una delle preoccupazioni è sempre di non dare scandalo. Perché non sto facendo cose solo nel mio nome, ma anche in quello della comunità cristiana e quando c’è uno scandalo, un errore, viene coinvolto anche l’ambiente di cui un cattolico porta la testimonianza.

Nicolò Mosca

LASCIA UN COMMENTO  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *