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Inferno, Purgatorio e Paradiso: a Pinerolo tre serate nel nome di Dante

Inferno, Purgatorio e Paradiso: a Pinerolo tre serate nel nome di Dante

Pinerolo. Ad ottobre (1 – 8 – 15) musica e poesia nelle chiese del centro storico

 Incredibilmente attuale perché fuori dal tempo e capace di parlare agli uomini di ogni epoca. Questo è il Dante Alighieri che le celebrazioni del 700esimo anniversario della morte hanno contribuito a far riscoprire, anche ai non addetti ai lavori. Per non lasciar cadere questo personaggio e la sua incredibile produzione letteraria nel dimenticatoio diverse realtà del territorio (Vita Diocesana, Centro Studi Silvio Pellico, Inkiostri, Arco e Cav) hanno messo in piedi un programma di eventi che avranno luogo in tre chiese del centro storico di Pinerolo. “Destinazione Paradiso”, questo il titolo dell’iniziativa, prevede una serata per ciascuna delle cantiche, comprendente un momento introduttivo e interventi musicali con interpreti sempre diversi.

Il primo appuntamento, “Inferno”, è in programma per sabato 1° ottobre nella Chiesa di San Giuseppe di Pinerolo. Si esibiranno Chiara (pianoforte) e Giovanni Bertoglio (violino). Seguirà nella stessa chiesa di San Giuseppe “Purgatorio” sabato 8 con il Coro Cantus Ecclesiae diretto dal maestro Marco Merletti, e sabato 15 “Paradiso” nella basilica di San Maurizio con Fabio Banchio (pianoforte) e Paola Bettella (violino), e il quartetto vocale “Riflessi sonori” diretto dal maestro Bruno Zanchetta.

Tutti gli eventi, ad ingresso libero, inizieranno alle ore 21 e saranno introdotti da Joram Gabbio, insegnante, vice preside del Liceo Porporato nonché autore del libro “Cammin di nostra vita”, e Chiara Bertoglio, musicista, musicologa e teologa.

Li abbiamo intervistati entrambi.

 

La Divina Commedia oggi: parla Joram Gabbio

Inferno, purgatorio e paradiso: quanto sono importanti queste tre parole nella tradizione cristiana?

Sono parole importanti per la tradizione: si pensi ai padri della Chiesa per i temi di dannazione e beatitudine, e al tema dell’intercessione per il purgatorio. Aggiungerei, però, che purtroppo ci stiamo sempre più scordando di pensare al paradiso, e, di conseguenza, ne parliamo poco. La notizia che travalica i secoli è che il paradiso esiste e lassù ci sono tanti amici che ci attendono. Dante lo aveva ben presente, e la trattazione della Commedia risulta un pungolo formidabile per rinfrescarci le idee. La tradizione (tradere = affidare), ci ha consegnato un messaggio: guai a dimenticarlo.

Quanto ha contribuito Dante a creare un immaginifico di questi “luoghi”? Quali sono state le sue fonti letterarie e teologiche?

Le fonti di Dante sono molteplici, e questo già in partenza è una ricchezza: la Commedia è compendio del mondo cristiano, ma anche, più ampiamente, di quanto alberga nel cuore dell’uomo. Dante aveva in mente la speculazione degli arabi, e larga parte del retroterra filosofico occidentale. Poi ci sono i testi classici, gli scritti medievali e, naturalmente, i testi biblici e patristici. La Commedia, però, offre una originalità creativa che supera l’immaginario precedente, e travalica quello successivo. La configurazione dei “luoghi” dell’aldilà è impregnata di essa: l’Alighieri è voce autorevole; lo capì bene Raffaello, quando, accanto a santi e Papi, dipinse Dante nella “Disputa del Sacramento”: il poeta ha voce in capitolo. Non dimentichiamo, tuttavia, che la Commedia ritrae l’oltretomba come lo vede Dante, e non necessariamente come lo vede Dio.

Quale l’attualità della Divina Commedia nella cultura contemporanea?

La Commedia è attuale perché sponsorizzata dall’interminabile coro di persone che l’hanno letta: già solo questo la rende un patrimonio. Teologicamente è attuale perché descrive la realtà più viva e vera di tutto il tempo, ovvero l’eternità. Qualunque argomento umano è condizionato dal tempo, e da esso smussato. Dante scelse come argomento l’eternità, un tema che trionfa sul tempo.

 

La musica e il desiderio dell’infinito: parla Chiara Bertoglio

Nella Divina commedia si trovano riferimenti alla musica?

Curiosamente, la parola “musica” e i suoi derivati sono assenti in tutte e tre le cantiche. Ciò è particolarmente sorprendente se si considera che i riferimenti musicali nella Commedia sono abbondantissimi. Li troviamo corrispondenti alla triplice suddivisione della musica teorizzata dal filosofo Boezio, che distingueva tra musica “Instrumentalis” (quella “suonata”, che per noi oggi è sostanzialmente “la” musica), al gradino più basso; musica “humana”, corrispondente all’armonia dell’essere umano come organismo e come complesso unitario di spirito, anima e corpo; musica “mundana”, la musica delle sfere. Questi tre gradi corrispondono all’Inferno (in cui in realtà non c’è musica, perché non c’è armonia, ma sono numerose le allusioni a strumenti musicali, dal corno di Nembrotte al “corpo” di Mastro Adamo e molti altri), al Purgatorio, dove si ricostituisce l’armonia dell’essere umano con se stesso, con i suoi simili e con il Creatore, e al Paradiso, regno della polifonia nella piena coincidenza di libertà e volontà di bene. In generale, nella Commedia, la musica è simbolo dell’amore, e corrisponde alla presenza o assenza di questa forza che «move il sol e l’altre stelle».

Quanto l’opera di Dante ha ispirato la musica dei secoli successivi? 

Moltissimo, anche se, come sappiamo, Dante, come altri grandi e grandissimi (Bach, per esempio, in ambito musicale, ma anche Shakespeare…) ha subito un periodo di relativo oblio. È infatti nell’Ottocento che troviamo un grande “revival” di musica su testi e/o su temi danteschi. Possiamo pensare per esempio a Franz Liszt, che a Dante dedicò diverse e importanti composizioni, o al tema di Paolo e Francesca che ha ispirato diversi compositori, sia per brani strumentali sia vocali. D’altronde, è anche vero che ci vuole una certa audacia per “musicare” Dante: è indubbio che la sua poesia sia già talmente musicale da rendere apparentemente semplicissimo cimentarsi con versioni musicali, ma, dall’altro lato, è davvero difficile presumere di poter creare qualcosa il cui livello musicale sia paragonabile a quello poetico della Commedia.

La musica può essere una strada per il Paradiso? In quali termini?

Secondo me sì, certamente. Può esserlo in quanto ci fa pregustare la beatitudine: molti mistici e Padri della Chiesa hanno parlato della musica come di un’esperienza che ha qualcosa di ultraterreno e di trascendente in sé. Può esserlo, soprattutto nella sua dimensione liturgica, in quanto la liturgia celebrata sulla terra è una “porta”, per così dire, rispetto a quella che nell’eterno presente si celebra al cospetto di Dio; in questo modo, la musica sacra e le parole che essa riveste diventano un ponte che unisce terra e cielo in una comunione di preghiera, di lode, di bellezza. Può esserlo, infine, perché risveglia quella profonda nostalgia di infinito che è il primo “Evangelion”, il primo annuncio di buona notizia nel cuore dell’uomo; molte persone che si dicono non credenti portano in sé una sensibilità per la musica che, in realtà, è già una prima forma di fede e di speranza.

 

 

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