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Chiesa  

Incontrare papa Francesco

Incontrare papa Francesco

24 novembre 2014

Piazza San Pietro. La semplice e toccante testimonianza di una pellegrina di Villar Perosa

Andare a Roma per me aveva un significato pregnante: incontrare l’umanità e la dolcezza di Papa Francesco. E così è stato. Anzi, l’esperienza ha superato le mie aspettative. Mercoledì mattina, giorno dell’udienza, io e mio marito ci siamo recati prestissimo in piazza San Pietro e abbiamo potuto prendere posto nel primo settore. Piovigginava ma eravamo coperti e provvisti di ombrello. Accanto a noi persone di ogni estrazione e di ogni nazionalità. Tutti attendevano: chi compassato e in silenzio, chi chiassoso, chi tenendo posti. Molti col viso sorridente.
Quando la papamobile si è affacciata sulla piazza tutti han cominciato a chiamarlo: un solo grido correva per la piazza: «Francesco, Francesco!» Un battimani continuo si diffondeva fra i fedeli raccolti, come un’onda che si trasmetteva di settore in settore man mano che il Papa passava. Anche la pioggia è cessata e il maltempo ha ceduto il passo ad un raggio di sole. Tutti sono saliti sulle sedie per vederlo meglio, per incontrare il suo sguardo, per assaporare il suo sorriso, il suo abbraccio. Senza pensarci troppo mi son trovata anch’io in piedi sulla sedia e ho visto accanto a me mio marito nella stessa posizione e insieme lo chiamavano con gioia battendo le mani. Eravamo un cuore solo e un’anima sola con tutti i fedeli radunati in piazza San Pietro. Mi sono venute le lacrime agli occhi e un brivido mi ha percorso tutta la schiena: il Papa era lì a pochi metri da me che ci salutava col suo viso sorridente, era Gesù in terra che portava la gioia e la pace a tutto il mondo.
Accanto a noi c’erano tre ragazze argentine che mi hanno chiesto se parlavo inglese. Purtroppo no! Ma son riuscita a dire mi sentivo “sister” con loro e allora mi hanno detto “hermana” cioè sorella. Ci siamo abbracciate teneramente, sentendoci cittadine del mondo: io una anziana mamma italiana ed esse delle giovani ragazze argentine. Che meraviglia. Tutte le barriere di nazionalità, di colore, di cultura, di età e quant’altro sono cadute in nome dell’amore fraterno insegnatoci da Gesù e della presenza dello Spirito Santo. Mi sono sentita veramente “chiesa” nel senso più bello del termine. Anzi, di più: “comunità dei santi”, in quella parte orante che vive sulla terra. Mi sono sentita anche unita a mio papà e mia mamma che sono in paradiso. Le parole di Papa Francesco hanno confermato queste sensazioni: ci ha parlato dei popoli afflitti dalle divisioni anche religiose, dalle malattie come l’ebola e ci ha chiesto unione, amore, misericordia, perdono, servizio vicendevole. Un vero Vangelo! Al termine, quando tutti si allontanavano, mi sono avvicinata alle transenne per osservare il papa che accarezzava i disabili e gli ammalati sulle carrozzelle, sistemati ai piedi delle scalinate. La sua grazia e la sua dolcezza mi hanno di nuovo conquistata: ho pensato a Gesù in Palestina quando si avvicinava agli ammalati e li guariva.
Grazie Papa Francesco, mi hai dato molto, mi hai conquistato e mi hai convinta a migliorare la mia vita! Mi è rimasto un forte desiderio: tornare a Roma a un’udienza papale.

Una pellegrina di Villar Perosa

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