10 Dicembre 2014
Vaccini: parlano i dati
10 dicembre 2014
Ogni anno in Italia 8.000 morti per complicanze dell’influenza
In questi giorni i media rilanciano notizie di decessi a causa del vaccino antinfluenzale. Ma un vaccino può causare la morte? È proprio necessario sottoporsi al vaccino? Lo chiediamo a Paolo Covato, medico anestesista che da15 anni si occupa di vaccinazioni presso l’ASL To 3. «Prima di dare un giudizio sul vaccino – spiega Covato – è necessario che si consultino i siti dell’Istituto superiore della Sanità e l’AIFA, Agenzia Italiana per il farmaco. Due enti che in Italia funzionano veramente bene». I dati rilevano che i morti per le complicanze dell’influenza sono 8.ooo ogni anno in Italia, 40.000 in Europa. Non sono cifre irrisorie! La popolazione Italiana che supera i 65 anni di età, attualmente raggiunge i 12, 5 milioni di individui. Tra questi 5.ooo mila muoiono ogni anno per le complicanze dell’influenza che equivale a 13,6 morti al giorno per problemi cardiovascolari, respiratori e oncologici accentuati dall’influenza. I casi dei 13 decessi riportati dai media devono essere analizzati prima di lanciare accuse. Di 13casi 9 erano ultra ottantenni. Inoltre c’è una concomitanza cronologica non causale del vaccino; tutti erano stati vaccinati prima, ma non è stato il vaccino a causare a causare la morte, come è poi stato dimostrato. «Vengono riportati dati negativi e sfalsati piuttosto che segnalare che avremmo più decessi se non si vaccinasse la popolazione, specialmente la parte più debole: i bambini, gli anziani e gli effetti da patologie croniche», prosegue Covato che, in modo semplice e schematico, spiega come funziona un vaccino.
Dal virus alla cura
Ci sono due tipi di vaccino perché due sono i virus responsabili dell’influenza, il virus A e il virus B. Il vaccino viene creato con questi due virus. Due siero A e uno B, quindi un vaccino trivalente. Il virus non è stabile, ogni anno si modifica e quindi bisogna sintetizzarne uno nuovo.
Il virus viene ucciso, fisicamente o chimicamente. In seguito a una purificazione viene iniettato.
Un’altra tecnica ne prevede la frammentazione (il virus è composto di membrana e parete). Si preleva quindi una proteina del virus che il nostro organismo non riconoscerebbe e, con il metodo del DNA ricombinante, lo si introduce nel DNA del Saccharomyces cerevisiae (il comune lievito di birra). Esso riproduce la proteina in gran numero. La proteina viene purificata e somministrata. Quindi nel corpo umano non viene iniettato il virus ma un pezzo di proteina. L’organismo la riconosce diversa da sé e innesca tutti i processi di autodifesa che la inglobano, la processano e riproducono l’anticorpo specifico. Si forma così un anticorpo che è una proteina complessa. Se il virus entra nell’organismo esso ha già l’anticorpo specifico grazie alla memoria immunitaria che gli permette di riconoscerlo e, senza processarlo, lo distrugge prima che esso si replichi.
Ricapitolando il vaccino consiste in un virus rotto o ucciso e non può provocare l’influenza e tanto meno problemi cardiocircolatori o pneumologici.
Va sottolineato, inoltre, che le ditte farmaceutiche devono testare il vaccino 12-13volte e trasmettere la documentazione all’Istituto superiore di Sanità e all’AIFA che a loro volta effettuano i propri controlli.
Sul territorio esiste la vigilazione del farmaco da parte dei medici che somministrano il vaccino: se avvertono qualche comportamento anomalo del farmaco (eventi avversi) devono segnalarlo alla propria ASL di appartenenza. In Italia ce ne sono circa 200. Questa lunga serie di controlli garantisce al cittadino la qualità del farmaco e si deve escludere ogni tipo di contaminazioni.
Cristina Menghini
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