17 Luglio 2024
Meravigliose meraviglie

Lodovico Marchisio e Roberta Maffiodo conducono alla scoperta di alcune meraviglie naturalistiche: il Monolite des Sardières, la Cascata di Saint Benoit, Le Croé di Lozes e Le Rocher des Amoureux.
Ci sono “meraviglie – meravigliose” e abbiamo voluto ripetere volutamente un rafforzativo del medesimo termine, perché a volte ci sono fenomeni da restare a bocca aperta e non trovare nell’immediato un vocabolo appropriato per meglio identificarli e descriverli. Quali facenti del direttivo CAI GEB come New Entry, la nuova eletta Roberta Maffiodo è stata incaricata col sottoscritto di fare un sopralluogo nell’angolo oltre frontiera che riteniamo fra i più accattivanti per avere a breve distanza uno dall’altro i fenomeni più esaltanti che “madre natura” abbia creato. Senza quindi andare “oltre oceano” ecco quattro, tra le figure geologiche più bizzarre che si possano reperire in natura, a poca distanza le une dalle altre.
Il Monolite des Sardières
Il Monolite des Sardières è una curiosità geologica rinomata per la sua arrampicata e per la sua bellezza estetica sito in Francia nel Parco Nazionale della Vanoise. Per arrivarci: Da Torino a Bardonecchia e poi a Modane attraverso il traforo a pagamento del Frejus, proseguendo poi per Aussois, Sardières o da Susa attraverso il Colle del Moncenisio, Lanslebourg, Aussois. Si tratta di un sottile ago roccioso dalle calde sfumature giallo ocra, alto 93 metri nel cuore della foresta di “Plan Bois” sito all’inizio del Parco Nazionale della Vanoise, tanto che il monolite o monolito che dir si voglia, in questione ne è il “benvenuto inaugurale”. Quest’ago innaturale che emerge in mezzo ai pini è composto da una roccia particolarmente dura di origine sedimentaria composta da calcare dolomitico compatto che ha resistito all’erosione mentre le rocce meno resistenti che lo circondavano sono scomparse. Scalato per la prima volta nel 1957 da Michel Paquier, il monolite attira oggi migliaia di scalatori da tutto il mondo. Appare come un’esile freccia piantata in un’idilliaca radura in mezzo a foreste di conifere, che sovrasta, tanto che lo chiamano anche “Conifera tra le conifere”, perché sorto ai margini di una foresta di pini. Il Monolite si erge a simbolo dell’immaginazione e dell’arrampicata. La via normale, tutt’altro che banale, è varia ed esposta, fatta con mia figlia Stella da prima in cordata due volte nella mia vita, impiegando 3 ore dalla base e affrontando passi di 5c obbligatorio e un tratto strapiombante in fessura di 6b, da me superato con l’ausilio di staffe a cinque gradini (scalette per l’arrampicata di un tempo) in artificiale che rendono meno dura la salita (dai free climbers non più usate). Sembra quasi di sentire la chitarra di Nino Ferrer (cantautore, antropologo ed etnologo mancato nel 1998). Infatti su questa roccia insolita, paradiso per gli scalatori, non c’è dubbio… vi è il passaggio “emozionale” tra le Alpi del Nord e quelle del Sud ed è una delle migliori passeggiate della Haute Maurienne, nel Parco della Vanoise, che non dimenticherete tanto facilmente. Quando il Monolite appare alla curva di una radura, lasciatevi sorprendere da questa colonna naturale persa nel mezzo della foresta. Ai suoi piedi il 26 giugno 1965 è stato inaugurato il Parco Nazionale della Vanoise. Visto questo fenomeno incredibile consigliamo di recarsi a Lozes.
“Le Croé di Lozes”
Si consiglia, infatti, questa sosta in cerca delle meraviglie che andremo ancora ad osservare a quella già vista, con brevi spostamenti in auto e con possibilità di pranzo al sacco nella stupenda area del “parco archeologico di Lozes” in prossimità di una croce che delimita l’altipiano della falesia sottostante adibita a luogo di arrampicata. Cima a tutti gli effetti col nome “Le Croé di Lozes” anche se la vetta è raggiungibile da monte (parcheggio alto a lato della strada sterrata), molto facilmente per una traccia prativa (ore 0,15 dall’auto). In caso vi sia la preparazione dei fuochi artificiali (come è capitato a noi perché questa piattaforma naturale viene usata spesso e volentieri a tale scopo), occorre aggirarli vicino a casette per le api, volgendo a sinistra e scendendo fino a che si trova un gradino roccioso che risale in cresta e facilmente vi porta alla cima (ore 0,20), anche sito archeologico bello da visitare. Diverse sono le vie d’arrampicata dal versante opposto raggiungibili: 1) Dall’alto: Aussois, strada panoramica per Sardières, prima curva dopo il tornante del Rio Saint Pierre; parcheggio con cartello. Sentiero in discesa fra i tanti settori della falesia.
2) Dal basso: centro di Aussois seguire i cartelli e imboccare una strada sterrata con poche possibilità di parcheggio in qualche curva. Le difficoltà vanno dal 3° al 7b con altezza variabile dai 10 ai 40 metri. La falesia è stata teatro per sette anni dell’open internazionale di arrampicata. Da qui per continuare a provare emozioni e adrenalina, vi consigliamo di spostarvi in auto a Villarodin – Bourget in vista del Rocher des Amoureux, tradotto in Italiano “Scoglio degli Innamorati”.
Rocher des Amoureux (Scoglio degli innamorati)
Tratto da “Gulliver notizie” vi è in breve la collocazione di questo sito, che s trova in un piazzale a lato dell’incrocio per la via diretta ad Aussois e la strada più panoramica che transita per la cascata di Saint Benoit. Quota dell’attraente torrione isolato e roccioso da tutte le parti è di 1170 metri con più di cento vie con due vasti settori adatti ai principianti (difficoltà di 3°) fino al settore dello strapiombo sotto il quale si parcheggia l’auto che ha difficoltà fino all’8a. Ci sono quindi arrampicate per tutti i gusti con altezze che variano dai monotiri di 15 metri ai 50 metri d’altezza. Lato nord ed est con strapiombi solo per arrampicatori esperti. Lati sud ed ovest anche per principianti. Qualità della roccia: calcare. Tempo di avvicinamento: nessuno (si sale a lato della strada).Noi tre, guidati da Walter Marchisio ci limitiamo a salire la facile e breve “Via ferrata” se si esclude un tratto verticale ed esposto di 5 metri, usata dagli scalatori come via di discesa. 20 minuti al massimo. La roccia è un calcare bianco che diventa scuro se agglomera licheni. Si raggiunge da Modane attraversare l’Arc su un ponte con semaforo per passaggio alternato (direzione Aussois), dopo 2 km sulla destra si nota questo roccione con comodo parcheggio adibito ad area picnic e toilette e area ricreativa ai piedi della roccia con snack bar. Per ultimo, preparando già l’itinerario in modo che le bellezze da scoprire siano visibili da quella più lontana a quella più prossima al rientro in Italia attraverso il Colle del Moncenisio. Dunque dal “Rocher des Amoureux” ci dirigiamo a destra su una strada limitata al transito di veicoli leggeri che sulla destra guardando verso l’Italia ha un’evidente cartello indicante “La Cascata di Saint Benoit”, ultima bellezza da visionare in questo sopralluogo.
Cascata di Saint Benoit
La Cascata di Saint Benoit è di facile accesso e si trova lungo la strada turistica dei forti dell’Esseillon (D215), tra Aussois e Avrieux, all’altezza della Chapelle Saint-Benoît. La cascata, alta 90 metri, e il suo piccolo ruscello vi rinfrescheranno come un gigantesco nebulizzatore. Quindici minuti sono sufficienti per raggiungere il potente salto che se si vuole gustarlo appieno e si hanno panni di ricambio, ci si può spingere fin dove l’acqua nebulizzandosi, specialmente in presenza di vento, ti fa mancare il respiro e ti lava dalla testa ai piedi. I cani sono i benvenuti, ma devono essere tenuti al guinzaglio. Per finire se non ti sei ancora adrenalizzato come volevi, una volta tornato all’auto puoi scendere oltrepassando la strada in 10 minuti fino al secondo salto che si ammira (attenzione a sporgersi) subito a destra dell’importante “Chapelle de Saint – Benoit” del 1717 restaurata nel XIX secolo e facente parte del cammino Barocco.
Lodovico Marchisio e Roberta Maffiodo
Foto di Walter Marchisio




















LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *