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Il vescovo scommette sui responsabili d'ambito per "salvare" le parrocchie

Il vescovo scommette sui responsabili d'ambito per

Il vescovo Derio ha iniziato a presentare nelle varie zone pastorali il modello di chiesa a cui vuole che si ispirino, quello dei “responsabili di ambito”. Per «mettere le comunità in condizione di andare avanti, come se il parroco non ci fosse, rendendo ogni ambito in grado di funzionare in maniera autonoma».

A Perosa l’incontro con gli operatori pastorali

Nella serata del 19 ottobre il vescovo Derio Olivero ha incontrato nella chiesa San Genesio di Perosa Argentina numerosi operatori pastorali delle diverse parrocchie della zona Valli Chisone e Germanasca. Scopo dell’appuntamento presentare l’impostazione dell’organizzazione delle parrocchie attraverso le figure dei responsabili di ambito. «Nonostante la riduzione del numero di sacerdoti, vogliamo continuare a credere nelle parrocchie – ha spiegato monsignor Olivero – anche se in molte diocesi in Italia e all’estero si sta imponendo il modello delle unità pastorali (ndr in cui un sacerdote si occupa di diverse comunità)».

Sei ambiti da affidare ai Responsabili

La proposta formulata dal vescovo, pur lasciando margini di manovra in base alle situazioni specifiche delle singole realtà, suggerisce di organizzare la parrocchia in sei ambiti pastorali: amministrazione, carità, liturgia, catechesi, famiglie e giovani, coordinate da dei responsabili nominati (con documento scritto e con un mandato pubblico) dal Consiglio pastorale presieduto dal parroco per un lasso di tre anni (e rinnovabile al massimo per un altro triennio). «Si tratta di mettere le comunità in condizione di andare avanti, come se il parroco non ci fosse, rendendo ogni ambito in grado di funzionare in maniera autonoma».

Un ruolo da coordinatori

La figura del responsabile non è pensata per occuparsi di tutto (non sarebbe possibile), ma per «far funzionare la pastorale del proprio ambito». Sia sotto il profilo organizzativo – preparando e incontrando mensilmente gli altri operatori e verificando periodicamente l’andamento del servizio, gestendo le emergenze e la comunicazione alla comunità -, sia curando le relazioni con il parroco, con gli uffici diocesani e tra gli operatori. Altro compito di questi incaricati è di costituire con gli altri responsabili un’equipe che – attraverso incontri mensili – si occupi in modo coordinato della parrocchia seguendo le indicazioni del Consiglio Pastorale Parrocchiale.

Lavorare insieme e non in modo isolato

Al termine dell’esposizione del vescovo, non sono mancati gli interventi volti ad approfondire la proposta e le possibili difficoltà nel metterle in pratica, dal ridotto numero di operatori disponibili ai rischi di caricare di troppe incombenze i responsabili o di creare ambiti che dividono anziché unire la comunità. «Lo sforzo di rinnovamento – ha sottolineato il vescovo, replicando ad alcune obiezioni – si pone l’obiettivo di razionalizzare il lavoro in modo che sia fatto bene». Va in questo senso l’indicazione di porsi delle scadenze per la verifica dei programmi e per gli appuntamenti di confronto e di collaborazione sia con gli operatori degli ambiti particolari sia, soprattutto, con gli altri responsabili. Per lavorare insieme e non in modo isolato.

GR

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