7 Ottobre 2011
Il valore aggiunto di un sorriso
Luserna San Giovanni. Anna e Claudio chiudono bottega – Le grandi catene di supermercati stritolano i piccoli esercenti Anna e Claudio non sono famosi ma a Luserna li conoscono tutti. Da vent’anni gestiscono un piccolo negozio di alimentari sulla via principale del paese. Da Anna e Claudio si va a fare la spesa. I prezzi non sono competitivi ma nel cestino oltre alla merce c’è un valore aggiunto: un sorriso, un volto amico, una parola e uno scherzo. Impagabili. Da Anna e Claudio non sono pochi gli anziani che scendono ogni giorno per comprare la pagnotta, un formaggio e scambiare due parole in allegria. Tutto compreso. Talvolta quando c’è l’impossibilità di scendere è Claudio stesso a portare la spesa fino a casa. Per molti clienti il loro non è un negozio. È un punto di riferimento. Da qualche giorno troneggia in vetrina un cartello rosso che non fa presagire nulla di buono: «Chiudo. Sconto tutto al 50%». Incuriositi, andiamo a trovarli. Varcata la soglia la scena è desolante: poche merci esposte e scaffali mezzi vuoti. È proprio vero dunque. Anna e Claudio chiudono bottega. Ma come mai, chiediamo. «Dal 21 luglio la nostra vita è cambiata. È per noi il nostro piccolo 11 settembre», scherza Claudio. La questione è che a poche decine di metri proprio quel giorno è comparso quasi dal nulla un nuovo supermercato, uno di quelli impersonali dove trovi di tutto a prezzi convenienti, tranne che un sorriso. «Abbiamo dovuto prendere una decisione drastica – spiega Anna – e dopo esserci fatti due conti in tasca abbiamo visto che non possiamo andare avanti. In poco tempo il nuovo esercizio ci ha già danneggiati». Sarebbero andati avanti ancora una decina d’anni e ora, di fronte a Golia, i piccoli negozianti devono subire una sorte diversa da quella di Davide e ritirarsi in buon ordine, senza (per adesso) prospettive per il futuro. «Troveremo qualcos’altro da fare. E intanto, dopo tante polemiche inutili, non c’è più niente da dire. Solo che siamo arrabbiati» continua Claudio. «Molti nostri clienti alla notizia hanno pianto e anche a noi dispiace moltissimo ma non abbiamo scelta» conclude Anna rassegnata. E anche a noi durante l’intervista sale un nodo alla gola. D’altra parte è il progresso. Che permette di risparmiare sulla pelle dei più deboli. Oppure è solo la follia di un egoistico ben-stare camuffato da benessere. La responsabilità (purtroppo solo morale) è anche dell’autorità locale che permette questi cambiamenti. Ma al consumatore che resta? Come afferma Massimo Gramellini contro i calciatori scioperanti, il potere decisionale ultimo sta a noi. Come possiamo disertare gli stadi così possiamo prediligere i piccoli esercizi commerciali, spendere forse un po’ di più e guadagnare in umanità.
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