28 Maggio 2018
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio?
Già Fedro duemila anni fa raccontava dell’inimicizia tra lupi ed agnelli. Argomento tornato di attualità con la ricomparsa del famigerato predatore sulle montagne delle valli.
Dello spinoso tema della convivenza tra allevatori e lupi si è parlato nel convegno organizzato il 5 maggio a Fenestrelle dalla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) di Torino. La tavola rotonda ha visto gli interventi di rappresentanti di tutto l’arco politico – come l’onorevole Daniela Ruffino, il senatore Mino Taricco, Marco Marocco, vicesindaco della Città Metropolitana, e il consigliere regionale Elvio Rostagno -, di rappresentanti degli allevatori e dei cacciatori e di un tecnico, il veterinario dell’Asl To3 Mauro Bruno.
Il presidente di CIA Torino, Roberto Barbero si è detto soddisfatto del convegno per l’alta partecipazione non solo di pastori e perché non ci sono stati i problemi a cui le discussioni sorte nei giorni precedenti potevano far pensare. «C’è stato spazio per sentire tutte le voci, anche quelle, che non erano previste, degli ambientalisti e dei cacciatori; gli unici a mancare – sottolinea con una punta di polemica Barbero – erano quelli del Parco Alpi Cozie che ci hanno fornito quattro versioni diverse per spiegare la loro assenza: spiace che non siano venuti a confrontarsi col mondo agricolo».
Anche Elvio Rostagno ha convenuto «che il lupo rappresenta un argomento che divide: ci sono posizioni ideologiche che vedono nel lupo una specie da tutelare più di altre, alcuni lo temono a prescindere, altri ancora – come allevatori e cacciatori – ne temono gli effetti lesivi per i loro interessi». Il Consigliere Regionale sicuramente non mette «il lupo prima dei pastori di cui vanno comprese le richieste di aiuto». E anche se «esistono degli strumenti compensativi come i P.A.C. (fondi europei dati a chi montica per mitigarne i disagi) sulla cui entità si può forse discutere», ciò non toglie che «come tutti gli animali il lupo va difeso se rischia di sparire e contenuto se diventa troppo numeroso e dannoso».
Proprio il conteggio degli esemplari rappresenta il pomo della discordia tra le diverse fazioni. Allevatori e cacciatori sostengono che i dati forniti da Life Wolfalps (il progetto europeo “che lavora per la conservazione e la gestione a lungo termine della popolazione alpina di lupo attraverso la convivenza con le attività umane”) non siano credibili. «Basta guardare al numero di lupi trovati morti in Piemonte – ha rimarcato Roberto Barbero – per rendersi conto che in realtà la presenza di questi predatori è sempre stata molto più alta di quella registrata ufficialmente». Posizione diversa manifesta invece l’ambientalista dell’associazione “L’arte nell’essere lupo”, Ethel Onnis, forte della sua esperienza di documentarista apprezzata in tutta Europa: «Per filmare il lupo occorre spostarsi di continuo sulle tracce dei branchi ed è molto difficile osservarlo anche perché cerca di evitare l’uomo: nell’alta valle ci sono solo due branchi». La stessa ambientalista riconosce, però, che «la protezione del lupo non significa dimenticare i problemi dei pastori, l’ultimo dei quali è proprio il lupo che da noi è tornato solo da una ventina d’anni perciò non si è abituati alla sua presenza: in Abruzzo dove il lupo non è mai scomparso, c’è invece una cultura secolare di convivenza. I pastori – che vanno sostenuti di più – si sentono abbandonati dalle istituzioni e chiedono aiuto, anche sfruttando la visibilità che il tema-lupo garantisce».
Analoga la posizione esposta nell’intervento del veterinario dell’Asl To 3, Mauro Bruno: «La presenza dell’allevatore è essenziale al sistema» per cui bisogna «migliorare le condizioni di vita in alpeggio, passando dalla logica del rimborso a quella della prevenzione». Anche tenendo conto che «in questi anni, il patrimonio zootecnico in montagna non ha subito restrizioni, nonostante la presenza del lupo».
Insomma le opinioni risultano anche fortemente contrapposte, ma obiettivo del dialogo è la nascita di proposte che portino, se non alla pace tra lupi e agnelli, almeno ad un compromesso accettabile.
E anche il Parco dice la sua
Il convitato di pietra del convegno CIA, l’Ente Parco Alpi Cozie, non ha partecipato all’incontro del 5 maggio per via «del tono allarmistico e fortemente accusatorio del progetto europeo LIFE WolfAlps» impostato dagli organizzatori. Rilievo evidenziato dallo stesso sindaco di Fenestrelle Michel Bouquet, presente al convegno, non però in veste ufficiale. «L’iniziativa – ha commentato – è stata indirizzata, data la prevalente partecipazione di allevatori e esponenti del mondo della caccia, a spronare gli enti istituzionali superiori a introdurre un piano di abbattimento lupi mentre invece le istituzioni dovrebbero ascoltare tutte le parti che in montagna vivono e lavorano, avvalendosi di dati certi e forniti da tecnici che operano nella Pubblica Amministrazione come garanzia di imparzialità».
A questo scopo venerdì 1 Giugno alle ore 17, nella Sala Consiliare di Fenestrelle è stato organizzato proprio dall’Ente Aree Protette Alpi Cozie e dal Comune di Fenestrelle insieme a quelli di Pragelato, Usseaux, Roure e all’ASL TO3 un incontro di informazione e approfondimento sul lupo, rivolto alla popolazione. Tra i relatori i guardaparco Bruno Usseglio e Luca Giunti e i veterinari Silvia Dalmasso e Mauro Bruno (già intervenuto il 5 maggio), oltre a Piergiuseppe Meneguz dell’Azienda faunistico-venatoria “Albergian” (la quale collabora alla serata). Se lo scopo di quest’appuntamento è di informare correttamente la popolazione sul “fenomeno lupo” dopo i recenti avvistamenti, l’argomento verrà affrontato in maniera ancor più esauriente durante un convegno che l’Ente Parco ha già in programma per il 14 e 15 settembre al Forte San Carlo.
GUIDO ROSTAGNO
LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *