24 Settembre 2014
Il "Diario segreto" di Jurga. Incontro con la scultrice lituana alla Galleria Losano
24 settembre 2014
L’arte della giovane scultrice Jurga affascina e attrae. A prima vista le sue figure in terracotta colorata possono sembrare uscite da un mondo fiabesco, poi però sanno toccare in profondità, soprattutto per quei volti stupiti, incantati, o immersi in chissà quali pensieri. È difficile distogliere lo sguardo da queste creazioni perché, al di là di una apparente semplicità, vogliono certamente esprimere dell’altro. Sono posate con leggerezza, forse la leggerezza di cui solo i bambini sono capaci, in luoghi che non conosciamo, e vedono cose che noi non vediamo. Stanno come personaggi tolti da una scena e presentati da soli. Quello che è attorno a loro e dentro di loro può solo essere immaginato…
Seduti al tavolino di un bar di fronte ad un buon caffè incontriamo Jurga, lituana ora stabilitasi in Borgogna nel nord della Francia. È venuta a Pinerolo per l’inaugurazione della sua personale “Sguardi come finestre dell’anima” alla Galleria Losano e le chiediamo di aiutarci a capire le sue bambine e i suoi bambini.
Lo sguardo intenso nasconde a stento una certa ritrosia, quasi un pudore, nel raccontare delle sue opere e di sé, ma poi, con un sorriso appena accennato, inizia a parlare.
«Siamo proprio sicuri che siano veramente bambine e bambini? Potrebbero essere qualcosa o qualcuno che è sempre in noi e che chiede di esprimersi. L’arte per me è terapia, è il mio vero modo di parlare. Conosco diverse lingue ma non sento nessuna di esse come la mia, e neppure ne possiedo nessuna così profondamente, neppure il lituano perché ho lasciato il mio paese ormai da molti anni. Senza parlare però non posso vivere, è una cosa indispensabile, vitale, e allora lo faccio con la scultura che mi permette di dire ciò che sento in modo completo e libero. La scultura è il mio diario segreto, molto intimo. Veramente sono poche le persone che riescono a percepire quello che veramente voglio comunicare, ma questo in fondo non è così importante. Molti anzi trovano nelle mie opere altre cose, diverse dalle mie, che però sono buone per loro, producono comunque degli effetti, e per questo mi ringraziano. Il linguaggio artistico è inesauribile».
Jurga, chi è un artista?
«È una persona con un compito e una grande responsabilità. L’artista “deve” produrre le sue opere. Per questo anche la tecnica è molto importante perché è al servizio di quel che si vuole dire. Più la si possiede più si può tradurre in modo efficace quell’energia che passa attraverso l’artista per farsi pittura, scultura, poesia, musica. Io mi sento come un vaso che raccoglie qualcosa che viene da altrove. Questo vaso deve essere aperto e mostrare il suo contenuto nel modo migliore possibile. E’ un regalo che devo offrire ma che non viene da me. Quando modello una scultura e mi trovo a dover scegliere tra diverse possibilità, so molto bene quale è quella giusta, so che una determinata cosa va fatta in un certo modo e solo in quello, è come se qualcosa me lo suggerisse.
Questo però richiede un grande lavoro, un continuo affinamento della tecnica».
Il suo è un compito pesante?
«C’è sempre l’ansia di corrispondere a ciò che sento come il mio compito e di produrre qualcosa che sia sempre più aderente alle aspettative, ma non posso dire che tutto ciò sia pesante. L’arte è un bel cammino di vita, una cosa che dà gioia, è lo scopo della mia esistenza. Per creare questi lavori non devo pensare, ma solo svuotare la mente e fare silenzio, per vedere e sentire i personaggi che già ci sono e così poterli cogliere e riprodurre nella loro verità».
Ma allora chi sono le sue figure, e dove guardano?
«Non scelgo io cosa creare, è come se le sculture possedessero una loro identità. Quanto poi ai loro sguardi, si è detto molto sull’argomento, ma la verità è che questi sono personaggi che non voglio e non posso guardare negli occhi. Per tale motivo bambine e bambini guardano in alto, o in basso, o in modo sfuggente. Per non incrociare mai i miei occhi. Non sopporterei lo sguardo di una scultura che entra nel mio, perché queste sculture…sono io, il mio vero io».
Massimo Damiano
LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *