12 Luglio 2021
Frossasco. Il gruppo di minoranza su Kastamonu: il piano regolatore vieta la costruzione di nuovi inceneritori
Nel Piano Regolatore Comunale di Frossasco per le aree ad uso produttivo è previsto l’esplicito divieto «di porre in opera impianti di termogenerazione, inceneritori, termovalorizzatori o quant’altro di simile». A richiamarlo all’attenione pubblilca è il gruppo di opposizione “Vivere Frossasco” che oggi ha diramato un comunicato stampa sulla questione Kastamonu.
«Nei giorni scorsi – scrive il capogruppo Daniele Castellino – si sono aggiunti importanti chiarimenti relativamente alla possibilità di riapertura dello stabilimento ex Trombini di Frossasco (…). A seguito di una interrogazione del Consigliere Magliano in sede di Consiglio della Città Metropolitana di Torino il servizio competente della CMT stessa (DIPARTIMENTO AMBIENTE E VIGILANZA AMBIENTALE
Valutazioni Ambientali – Nucleo AIA), in una circostanziata risposta scritta reperibile sul sito della Città Metropolitana, ha dichiarato che: l’intervento, ai fini normativi, si prefigura come “nuova installazione”». Come tale (nuova installazione e non come “riattivazione e ampliamento”) dovrà quindi essere trattato nella Valutazione di Impatto Ambientale. «Gli impianti di trattamento e recupero di rifiuti, in base alla normativa non possono essere installati in aree come quella del Bivio di Frossasco, a causa della presenza del centro abitato adiacente e di numerose aziende agricole nelle immediate vicinanze». MA c’è dell’altro: «L’impianto di combustione proposto nel progetto in aggiunta a quello esistente è un coinceneritore di rifiuti, sgombrando i dubbi relativi a definizioni diverse e inappropriate spesso ricorrenti, quale “centrale a biomasse” o altro ( “…l’impianto denominato “Energy plant” realizza la valorizzazione energetica della frazione legnosa fine del processo e, dal momento che la combustione riguarda la frazione rifiuto, è soggetto al rispetto delle specifiche norme dettate dal testo unico ambientale in materia di gestione e controllo degli impianti di co-incenerimento …”)»
Per la realizzazione di quanto prospettato dall’azienda il comune di Frossasco dovrebbe approvare una significativa variante del PRGC «poiché nell’area di proprietà non sussiste la possibilità di ampliamento richiesta ed inoltre una parte dell’area proposta per l’edificazione è destinata a servizi.
Inoltre nel vigente Piano Regolatore Comunale di Frossasco (Norme Tecniche di Attuazione, art 26, comma 2ter punto 5) per le aree ad uso produttivo come quelle oggetto della proposta è previsto un esplicito divieto:
“ 5. Su tutte le aree a destinazione produttiva è fatto espresso divieto di porre in opera impianti di termogenerazione, inceneritori, termovalorizzatori o quant’altro di simile”.
Anche questo punto dovrebbe essere esplicitamente cancellato dal PRGC».
Vivere Frossasco fornisce poi alcuni numeri: «Oltre alle emissioni in atmosfera (l’emissione totale da tutti i camini ammonterebbe a circa 20 milioni di metri cubi al giorno, cioè un volume pari a 1 km x 1 km per uno spessore di 20 m) e all’inevitabile rumore arriverebbero ogni anno 400.000 tonnellate di rifiuti di legno da raccolta differenziata e da demolizioni, dall’Italia e dall’estero, con un traffico totale previsto di circa 110 tir al giorno».
Senza dimenticare «la possibilità, tutt’altro che remota visto che si sta verificando nell’impianto Kastamonu di Codigoro in Romagna (annuncio dell’azienda di pochi mesi fa), che in un secondo tempo venga trasferita a Frossasco anche la produzione di colle, resine e di formaldeide da metanolo, oggi praticata nello stabilimento classificato a rischio rilevante di Luserna San Giovanni». Tutto ciò «avverrebbe nella Val Noce, nel Pinerolese, dove la vocazione del territorio e le conseguenti scelte amministrative sembrerebbero portare ben lontano dall’industria pesante. C’è la promessa di un certo numero di posti di lavoro, ma senza nessun riscontro scritto».
Il comunicato chiama in causa anche un altro progetto: «In questi giorni si sta discutendo dell’installazione di un grande magazzino di smistamento di Amazon a Orbassano. Occuperebbe 140.000 mq di campagna, in palese contrasto con le direttive per la salvaguardia del terreno agricolo: il contrasto è effettivo e sostanziale, ma evidentemente aggirabile dal punto di vista formale. A Frossasco, ad appena 20 km di distanza, ci sono 165.000 mq di zona industriale già compromessa e per la quale esiste un contrasto sostanziale e anche formale con la proposta di installazione di un grande impianto di recupero rifiuti. Le due situazioni potrebbero essere considerate complementari se ci si trovasse in un territorio governato con seri criteri di programmazione.
In tale contesto non vorremmo che in Val Noce l’innegabile contrasto evidenziato venisse in qualche modo bypassato. Cui prodest ?»
Leggi qui il testo integrale del Comunicato stampa 2021-07-12
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