28 Marzo 2024
Frossasco. Cinque anni fa l'incendio dello stabilimento Kastamonu. E adesso l'ipotesi parco fotovoltaico
Più che di acqua sotto i ponti, sarebbe meglio parlare di fumo passato nei cieli di Frossasco e della pianura pinerolese. Fumo scaturito dall’incendio che il 28 marzo del 2019, e per i successivi 12 giorni, divampò sulle colline dei rifiuti legnosi (e non solo) accumulati nei vasti piazzali dello stabilimento Kastamonu (ex-Annovati-Trombini). A cinque anni di distanza quella criticità ambientale rimane irrisolta e arrugginita come la gru che sovrasta i capannoni attualmente inutilizzati e testimoni di una non felicissima storia industriale. Vale la pena ricordare un fatto rilevante: prima ancora che l’incendio venisse domato dai vigili del fuoco, si era venuto a creare un gruppo spontaneo di cittadini, soprattutto di residenti della zona bivio, che da anni pativano la presenza dello stabilimento (prima attivo e poi abbandonato) e ne denunciavano la pericolosità. Il gruppo tentò di costituirsi in un’associazione che, come accade spesso in queste situazioni, si divise prima ancora di nascere. Da quelle ceneri, concime di senso civico e sensibilità ecologica, nacque poi il comitato Frossasco Ambiente, tutt’ora esistente e attivo. Ci fu anche un esposto collettivo consegnato da un legale ai magistrati incaricati di seguire l’indagine per chiarire le responsabilità dell’incendio (indagine che, ad oggi, non si è ancora conclusa). L’amministrazione comunale di Frossasco, nell’immediato post-incendio e negli anni successivi, si è trovata a più riprese al centro di poderose polemiche e dilaganti proteste sollevate non solo dai tanti cittadini che ci misero la faccia e la firma, ma anche da alcuni comuni vicini. Senza entrare nel merito delle scelte politiche e amministrative, è innegabile che la strategia comunicativa adottata dalla giunta non sia risultata del tutto azzeccata. Per complicare – e di tanto – le cose fu presentato, su iniziativa della multinazionale Kastamonu, il progetto di un grande co-inceneritore (chiamato impropriamente “termovalorizzatore”) da impiantare nell’area. La proposta riaggregò cittadini, comitati e categorie, prima tra tutte quella dei coltivatori e gli allevatori che, per esprimere il loro fermo “no”, non esitarono a far scendere in strada i loro rombanti trattori. Seguì anche, dopo qualche iniziale esitazione, l’appoggio di Coldiretti che, proprio nei giorni scorsi, ha manifestato la sua contrarietà all’istallazione di pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli limitrofi allo stabilimento, di proprietà della Kastamonu. La multinazionale turca, infatti, ha sondato il terreno presso il comune di Frossasco per capire se tecnicamente e amministrativamente sia fattibile l’istallazione di un parco fotovoltaico nei cortili e all’esterno del complesso industriale.
Alla comunicazione della richiesta l’amministrazione di Frossasco ha fatto seguire un incontro cui hanno partecipato i sindaci dei comuni limitrofi, tra i quali Cumiana che ha visto nel suo primo cittadino uno dei più determinati oppositori al progetto inceneritore.
Tra le fiamme e queste ultime recenti mosse e contromosse è successo un po’ di tutto, molto più di quanto sia stato possibile raccontare in queste poche righe: ci sono stati incontri pubblici e altri quasi segreti, dichiarazioni e smentite, coinvolgimento di personaggi politici a vari livelli, dibattiti dal vivo e on line (non dimentichiamo che lì in mezzo c’è stata pure una pandemia), amicizie spezzate e altre rinvigorite, rimbalzi di responsabilità e parole grosse, ma soprattutto c’è stato lo stop al co-inceneritore ritenuto incompatibile col piano regolatore del Comune di Frossasco.
Ad oggi una cosa appare chiara: gli abitanti di questo remoto angolo d’Italia, un po’ come quelli che popolano l’immaginario villaggio di Asterix, non paiono per nulla rassegnati a lasciarsi mettere i piedi in testa da chicchessia. Lo sa l’attuale amministrazione e quella che verrà. E probabilmente lo ha capito anche Kastamonu che, con un’eventuale svolta green, avrebbe tutto da guadagnarci in termini di immagine, e probabilmente, a conti fatti, anche in termini economici.
P.R.
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