20 Dicembre 2010
Don Gerard “tiene cuore italiano”
Pinerolo. Incontro con il sacerdote africano collaboratore nella Parrocchia cuore Immacolato Classe 1968, nativo del Congo nella regione del Kiwu, don Gerard è arrivato a Pinerolo da qualche settimana. Sarà collaboratore responsabile nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria (San Lazzaro).Vita diocesana, dandogli il benvenuto, lo ha incontrato in sede.
Quali sono le tue origini?
Sono nato in città e poi sono diventato prete di campagna. Il mio nome di battesimo è Gerard ma sui documenti non lo si trova. Quando sono nato il dittatore del Congo ha proibito, in odio verso l’occidente, i nomi cristiani. Il mio nome ufficiale è Kipasa.
La tua formazione?
Ho seguito la scuola in Congo, il liceo scientifico. E’ entrato prima mio fratello in seminario poi, grazie al mio vescovo monsignor Melkisedek Siculi, ho cominciato la mia formazione e sono diventato sacerdote nel 1988 a 22 anni. Sono stato prima viceparroco e poi parroco in Congo per dieci anni. Sono un sacerdote diocesano, non un missionario.
Come sei arrivato in Italia?
La mia diocesi, Butempo-Beni è da tempo gemellata con la diocesi di Noto, in Sicilia. Il gemellaggio ha previsto uno scambio di sacerdoti per fare esperienza pastorale. Il mio vescovo, ha proposto me per la Sicilia e io ho accettato. Era il 1999.
E infine sei arrivato a Pinerolo.
Il vescovo di Pinerolo conosce bene il mio vescovo in Congo e ha espresso la necessità di sacerdoti per la sua diocesi. Il mio vescovo mi ha chiesto se potevo andare a Pinerolo e ho accettato, tanto più che sono anche vicino all’Università di Torino dove c’è il corso di laurea al quale mi ero iscritto in Sicilia.
Stai continuando a studiare?
Quando sono stato in Sicilia ho lasciato qualche impegno pastorale per dedicarmi agli studi a Catania. Mi sono iscritto ad Agraria. Corso di laurea in scienze e tecnologie degli alimenti.
Come mai questo corso di studi?
Molti in occidente mi fanno questa domanda. Qui sembra strano che un sacerdote studi qualcosa che sembra estraneo al suo specifico. In Africa, invece, non è strano che un prete si specializzi in qualche disciplina che possa aiutare la gente nella vita quotidiana, visto che spesso gli amministratori e i politici non lo fanno perché più interessati al potere. Prima mi ero interessato a studiare elettricità lavorando con don Giovanni Piumatti a progetti di microcentrali elettriche nella sua missione.
Domanda di rito: le differenze tra la parrocchia africana e la parrocchia italiana?
Le differenze sono molte. La più evidente è l’estensione. La mia diocesi è grande due volte la Sicilia tanto per dare un’idea. I parroci non riescono a coprire l’intero territorio così i vescovi hanno fatto studiare alcuni laici che sono diventati animatori pastorali.
Come è stato l’impatto pinerolese?
Ormai da dieci anni in Italia non ho avuto grandi difficoltà ad ambientarmi. Sono stato accolto molto bene dal vescovo, dalla comunità di San Lazzaro, dalla gente. Sono solo due settimane che ho preso il mio servizio ma mi trovo molto bene.
Auguri di buon ministero, don Gerard!
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