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DIOMEDEA DI PINASCA ENTUSIASMA I SUOI PARTECIPANTI IN GITA A PORTOFINO

DIOMEDEA DI PINASCA ENTUSIASMA I SUOI PARTECIPANTI IN GITA A PORTOFINO

L’Associazione Naturalistica e Culturale “Diomedea” che ha sede in Pinasca, si occupa di svolgere attività per lo sviluppo della conoscenza storica e naturalistica del territorio locale, principalmente delle Valli Chisone e Germanasca, di recuperare e valorizzare aspetti culturali ed ambientali generalmente trascurati anche tramite il ripristino di itinerari naturalistici e storici di particolare interesse, di organizzare e diffondere attività di tipo escursionistico, estivo ed invernale come nel caso della riuscitissima gita alla “Via dei Tubi” nel parco del Monte di Portofino, che ha visto  30 partecipanti entusiasti sino all’inverosimile. La gita è stata coadiuvata dalla presidente Serena Maccari con l’accompagnamento di Tiziano e mio (accompagnatori di Diomedea) e l’aiuto di Felice cui va il nostro grazie più sincero.

Meta della giornata è stato il percorso dell’acquedotto che collega San Rocco di Camogli con San Fruttuoso e offre adrenalina a gogò (catene, scaletta, anguste gallerie, cima di rito, ecc). L’unico inconveniente, se così si può definire, è che il nostro bus deve lasciarci a Ruta costringendoci a circa 1 Km e mezzo in più su asfalto non essendo più possibile da poco tempo, accedere con pullman privati al grande parcheggio che si trova a 800 metri prima di San Rocco. Anche la sera il bus ci può solo venire a prendere davanti al cimitero di Camogli che dista circa 2 km dall’arrivo del battello, ma deve sostare a Ruta, nell’unico parcheggio ancora consentito ai bus non di linea.

Raggiunto l’abitato di San Rocco effettuiamo un breve visita alla Chiesa Parrocchiale e al monumento al cane con la foto di rito. Si prosegue quindi a piedi per lo stupendo acciottolato che conduce all’abitato di Mortola che mantiene ancora il sapore di antico e incontaminato (qui solo i motorini dei residenti possono accedere). Il percorso diventa presto sentiero che s’inoltra nel parco tra stupendi faggeti, verso le batterie militari ex postazione del regio esercito poi passata all’esercito tedesco. Giunti ai Bunker, con stupenda vista sull’istmo di Punta Chiappa, li superiamo per un centinaio di metri fino a uno sbancamento ove alla nostra sinistra si apre un nascosto sentiero (non segnato) che conduce ad un muraglione. Lo seguiamo sino a giungere alla prima galleria del sentiero dei tubi che altro non era che l’acquedotto che, dalle sorgenti sopra San Fruttuoso portava l’acqua a Camogli risalente ai primi del 900. Evitiamo il primo stretto tunnel per salire su una traccia che conduce a uno splendido belvedere sulla Torretta di San Fruttuoso, anch’essa attrezzata con catene e fittoni resinati, ma sulla quale vi è assoluto divieto d’accesso. La vista spazia su tutto lo scenario incantevole del Golfo del Paradiso, dal quale prende il nome la bella guglia che sovrasta il colletto da noi raggiunto e che dal basso sembra inespugnabile. Con 15 ardimentosi ne scaliamo la vetta che a monte presenta solo un breve tratto difficoltoso finale in un camino. Ma con la corda messa da Tiziano, mentre l’altra metà del gruppo si gode la sosta mangereccia assistendo alle nostre acrobazie, tutti quelli venuti con noi (aiutati dai sottoscritti) salgono sull’aerea vetta dalla quale si gode non solo di un panorama impagabile, ma che fa salire l’adrenalina alle stelle! Dopo essere scesi e ricongiunti al gruppo si prosegue dal lato opposto sino a giungere all’uscita della prima galleria appositamente evitata per raggiungere la cima della guglia. Da qui il cammino si fa stretto ed esposto, senza alcun tipo di protezioni sino al passaggio chiave, a vista impressionante, della “famigerata” e temuta scaletta. Dopo un ammutinamento generale, il gruppo convinto da noi un po’ “sadici” accompagnatori, si affida ciecamente nelle nostre mani. Io assicuro a corda quasi tutti i partecipanti nella non facile discesa attrezzata con catene che conduce alla scaletta di ferro, Felice dal basso sale e scende per indirizzare i piedi a quelli che sono colti dal panico e Tiziano traghetta gli sventurati (tutti sopravvissuti) nel successivo difficoltoso tratto molto esposto che conduce all’imbocco della seconda galleria. Da qui in avanti il gruppo si galvanizza sino all’imbocco della terza e ultima galleria del percorso (la più lunga e buia). Al suo interno qualche pila fa le bizze non accendendosi ed ecco allora che appaiono le minuscole luci incorporate negli smartphone, creando la magica atmosfera di quando a un concerto si accendono tante piccole fiammelle. I restanti passaggi agevolati da catene, alcuni esposti e un po’ strapiombanti non impensieriscono più nessuno, giacché il morale è alle stelle e il godimento ha vinto di gran lunga sulla stanchezza, tanto che quando s’incontra il lungo e largo sentiero che privo di difficoltà scende a San Fruttuoso (il più seguito dagli escursionisti), tutti si precipitano in spiaggia e in diversi chiudono in bellezza l’entusiasmante gita con un bagno ristoratore in una baia che si può raggiungere solo in battello, a piedi o in caso estremo con l’elicottero. Alcuni altri invece visitano Il monastero, con il suo chiostro e le tombe Doria, la chiesa primitiva e la parrocchiale, i reperti archeologici e il piccolo borgo. Anche il rientro in battello è quasi magico, perché ci accoglie un mare tranquillo e cristallino. Una sosta a Camogli per assaporare le delizie locali tra le quali non può mancare la deliziosa focaccia di Recco, conclude degnamente una giornata entusiasmante, tanto che i 20 minuti a piedi che ci dividono dal nostro bus, per fare rientro a casa, viene affrontato dai gitanti nel migliore dei modi come fossero tutti riposati e appena partiti per la camminata che è durata circa 7 ore con tutte le soste comprese.

Lodovico Marchisio

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