9 Aprile 2022
Cumiana: via crucis per far germogliare il bene
Una via crucis particolare lo scorso 8 aprile a Cumiana ha percorso in sei tappe il paese nella riflessione sulle guerre di ieri e di oggi per prepararsi a condividere le croci altrui.
Venerdì 8 aprile alle ore 21 si è svolta una via Crucis in sei tappe in nome delle Camminate dell’amore partendo dalla chiesa di Santa Maria Assunta della Pieve di Cumiana. La camminata è stata resa sicura dal Corpo Volontari AIB Piemonte, squadra di Cumiana, che ha guidato il percorso e permesso di attraversare la statale dei Laghi in tutta sicurezza.
Palestra dei cirenei
Don Carlo Pizzocaro ha indicato la strada da percorrere per camminare nella Pasqua del Signore: «Sono tifoso dei percorsi accidentati e si faranno tappe di testimonianza perché la via crucis non è un rito ma è il racconto di un certo modo di camminare portando la croce. Quest’anno vogliamo sottolineare questo valore: la via crucis come palestra dei cirenei perché ciò a cui dobbiamo educarci è quell’amore così grande che ci fa condividere le croci degli altri. Nessuno può far sparire la croce ma la croce può diventare un dolce peso se trovi qualcuno accanto a te che la condivida con amore e dedizione. Che siano davvero passi in cui assaporiamo la passione di chi ha saputo farsi cireneo nella nostra comunità, passi in cui si risveglia in noi la passione stessa di Dio che sempre ci accompagna e illumina le nostre notti».
L’accoglienza della comunità Rom
Una Via Crucis di incontro, contaminazione e mediazione con la comunità rom, di abbraccio tra ortodossi e cristiani, e dove le crepe del sistema, i vuoti di conoscenza e di norme, le ambiguità, l’isolamento sono stati scardinati in un attimo in nome della camminata dell’amore. Le famiglie Rom hanno accolto calorosamente il corteo di pace in un augurio di reciproca fratellanza. In questo luogo nascosto, isolato e di frontiera si sono frantumati i preconcetti e le crepe del sistema, ecco il vero valore di questa tappa di immersione.
La guerra di ieri e di oggi
Non è mancata la tappa ad una croce a memoria della guerra dove, il 26 aprile del 1945 – uno degli ultimissimi giorni dell’occupazione nazifascista -, due giovani partigiani Nino Torretta e Sergio Ferrero vennero uccisi per difendere la loro e la nostra libertà. La memoria conta, la memoria è importante, senza di essa si rischiano di ripetere gli errori del passato e le parole ascoltate finora risuonano in modo particolare in questi giorni. Non si può fare a meno di pensare alla terribile situazione in Ucraina. E al grande desiderio di pace che abita in tutti noi. E all’urgenza di volgerci verso di Lui, senza perdere altro tempo.
Guerre per adorare il denaro
Il commento di Papa Francesco del 27 Ottobre 2016: «Anche oggi davanti alle calamità, alle guerre che si fanno per adorare il dio denaro, a tanti innocenti uccisi dalle bombe che gettano giù gli adoratori dell’idolo denaro, anche oggi il Padre piange, anche oggi dice: “Gerusalemme, Gerusalemme, figlioli miei, cosa state facendo?” E lo dice alle vittime poverette e anche ai trafficanti delle armi e a tutti quelli che vendono la vita della gente. Ci farà bene pensare che il nostro Padre Dio si è fatto uomo per poter piangere e ci farà bene pensare che nostro Padre Dio oggi piange: piange per questa umanità che non finisce di capire la pace che Lui ci offre, la pace dell’amore».
Marco Maccarelli dall’Ucraina
Nella tenda della pace al Villaggio Globale Sermig si è conclusa la camminata dell’amore con l’intervento di Marco Maccarelli, monaco della fraternità del Sermig, che nella sua missione di pace e solidarietà si è collegato dall’Ucraina: «Sentiamo le vostre preghiere perché qui le forze umane non bastano. C’è accanimento e le storie umane sono tragiche, gli sguardi sono attoniti e increduli, nessuno pensava che tra cristiani potesse iniziare una guerra, tra fratelli e fratelli. Se guardiamo dal punto di vista umano la speranza non sappiamo dove sia ma se guardiamo dal punto di vista della fede da tutta la solidarietà che si è messa in moto si vedono i germogli del bene in questa umanità ferita».
GRAZIELLA LUTTATI
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