25 Agosto 2022
Cumiana. Alpini in festa per la chiesa della Verna
Gli Alpini di Cumiana hanno festeggiato (con messa e cena) il 24 agosto la ricorrenza di San Bartolomeo, patrono della chiesetta della Verna, sui monti di Cumiana.
La tromba sulle note del Silenzio chiude la serata del 24 agosto alla chiesetta della Verna, dedicata a San Bartolomeo.
Il santo patrono
Bartolomeo è stato uno dei dodici apostoli che seguirono Gesù. L’apostolo viene chiamato con questo nome nei sinottici, mentre nel vangelo secondo Giovanni è indicato con il nome di Natanaele. La morte è affidata alla tradizione che lo vuole ucciso, scuoiato della pelle, secondo alcune fonti da parte del re dei Medi nella regione della Siria, mentre altre fonti parlano dell’Atropatene.
L’iconografia di san Bartolomeo
Marco d’Agrate ne fa la sua opera più conosciuta realizzata intorno al 1562 e posta nel transetto destro del duomo di Milano. Il santo è raffigurato con la pelle gettata come una stola sulle spalle e sul corpo. Lo svelamento è rivelazione: può andare ben oltre la pelle e cercare nella sua effrazione e tortura l’accesso ad una verità incorruttibile di cui la pelle è solo il velo. È lo splendore dei nudi suppliziati dei martiri cristiani, sul cui il sereno corpo ideale si sovrappone alla crudele legge terrena.
I nudi sacri alla Verna
Allo stesso modo, all’interno della chiesetta, nella sua nudità viene proposto il dipinto nell’abside dove mentre ancora stanno scuoiando il santo, nel grido primario della crudezza del corpo, lo sguardo e le braccia di San Bartolomeo sono protese al cielo dove una Madonna con il bambino lo sta accogliendo. Stesso argomento è riproposto sulla volta interna con un nudo sacro trasfigurato dal corpo terreno trasfigurato nella bellezza trascendentale in un mondo di flussi e di connessioni spirituali; le ultime convulsioni del corpo simbolico prima del suo assorbimento celeste.
La storia della chiesetta
La chiesetta, a fine ‘800, era piccola per contenere i fedeli che popolavano la Verna e le borgate limitrofe ma nel 1902 venne ampliata con una navata laterale grazie alla munifica elargizione di Rosina De Marchi, torinese, incantata della bellezza di questo luogo. Il campanile fu costruito successivamente, prima a richiamare i fedeli c’era solo una campanella esposta sopra la canonica.
La dura vita dei montanari
Sulla parete rocciosa, posta ad una quindicina di metri a lato della borgata Verna, dove ora si tengono corsi per ri-acuire i sensi primari e l’istinto di sopravvivenza dei partecipanti, i popolani delle terre alte caricavano le loro gerle di vimini (ceste tronco-coniche munite di due cinghie in cui si infilano le braccia) di massi che intagliavano faticosamente dalla parete. Ora il campanile è visibile nell’anfiteatro montuoso di Cumiana dominante sulla pianura pinerolese e torinese.
La tradizionale messa
La tromba, sulle note del Silenzio, è suonata da un alpino. La messa celebrata alle 18:30 da don Flavio Motta è terminata con la preghiera dell’Alpino. Fuori, sulla piazzetta, gli alpini della sezione di Torino, gruppo di Cumiana, coadiuvati dalla protezione civile, hanno offerto una cena, per chi ha dato adesione. Gli alpini del gruppo di Cumiana hanno a cuore questa piccola chiesa di montagna così come tutti i cumianesi e l’associazione Vivere la Montagna.
Manutenzione senza fine
Ma la manutenzione non finisce mai: è stata intonacata, è stato rifatto l’impianto elettrico, ristrutturato il tetto in rame del campanile staccato dal forte vento, ogni tanto va fatta manutenzione alla copertura in lose. Ma ci sono ancora molte cose da fare: la campana che batteva le mezzore è stata tolta dal campanile per via di un pericoloso taglio orizzontale e le lancette dell’orologio si sono fermate. Ma imperturbabile il campanile urla alla valle che la chiesa dedicata a San Bartolomeo vive ancora e lo fa battendo impetuoso le sue ore. E proprio a lato del campanile scorrono queste parole: “Soavi concenti tra prode montane, in cima alla Verna dà questa campana portato dai venti il bel suono ricordi la Santa favella, deh, siate concordi”.
Graziella Luttati
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