Skip to Main Content

Territorio  

Con le armi dell’amore

Con le armi dell’amore

Torre Pellice. Intervista ai responsabili dell’Esercito della Salvezza Da tempo l’Esercito della salvezza è parte attiva della Val Pellice, con il pastore Antonio Lesignoli di Alessandria (autore de “L’Esercito della Salvezza”, edito da Claudiana), con il maggiore Pedro Das Neves e con la signora Muriella Donini, entrambi di Torre Pellice.

Da dove scaturisce la definizione “esercito”?

Il figlio del fondatore William Booth, Bramwell, sentendo definire i fedeli “un esercito di volontari” e vedendoli classificare in questo modo per iscritto, rispose che si riteneva votato a un impegno permanente. Cancellò la parola “volontari” e scrisse “arruolati”. Il resto venne dopo: la bandiera, con il blu che simboleggia la purezza di Dio; il rosso, che rammenta il sangue, ricordandoci il sacrificio di Gesù e il giallo che rappresenta la luce dello Spirito Santo. E le divise: perché tutti, ricchi e poveri, fossero uguali, vestiti dignitosamente alla stessa maniera.

Il ruolo delle donne e il ruolo di Maria, madre di Gesù?

Fin dagli albori, parità assoluta. L’Esercito della Salvezza è stata la prima confessione religiosa nel mondo a valorizzare il ministero femminile e vanta attualmente il maggior numero di donne nelle proprie file. Sposate o single, le donne possono predicare, avere la responsabilità di una comunità eo di un’opera sociale, svolgere ruoli direttivi. L’attuale generale è una donna. Nutriamo per Maria, madre del Salvatore, il massimo rispetto: sappiamo che è stata una donna davvero speciale, formidabile. Ma riteniamo che la sola creatura non sfiorata da peccato sia stata Gesù Cristo.

Venite definiti salutisti, vero?

Sì, l’Esercito della Salvezza conta tra gli arruolati il più gran numero di astemi a livello mondiale. In passato, chi beveva eo fumava non era ammesso tra noi. Ora c’è una maggiore tolleranza: chi non beve e non fuma può arruolarsi e indossare la divisa. Chi ha queste abitudini può invece diventare aderente, senza indossare la divisa .

Quali sono le prerogative del vostro credo?

La dottrina dell’Esercito della Salvezza è olistica. Per volere dei fondatori, William e Catherine Booth, uno dei motti principali è “Soup, soap, salvation”: “zuppa, sapone, salvezza”. Occorre soccorrere chi ne ha bisogno indistintamente cercando di garantire serenità e buona salute, anche materiale. In Val Pellice, ad esempio, distribuiamo ogni quindici giorni pacchi alimentari a 250 famiglie (protestanti, cattoliche, musulmane). La nostra è una religione inclusiva e non esclusiva. Quando papa Giovanni Paolo II andò in Portogallo, il patriarca di Lisbona organizzò un incontro tra il pontefice e i rappresentanti delle chiese protestanti. Solo l’Esercito della Salvezza fu presente. Non amministriamo sacramenti come il Battesimo o la Comunione, crediamo che l’immensità di Dio vada oltre ogni cerimonia: il miglior sacramento è una vita onesta, altruista. Ma gli arruolati sono liberi, se lo desiderano, di accostarvisi presso altre comunità. Siamo stati perseguitati in passato, sia dai cattolici che dai protestanti e tali persecuzioni si sono riacutizzate durante il fascismo, perché le nostre radici sono inglesi. L’Esercito lotta per sconfiggere il male in ogni suo aspetto: recando soccorso nella quotidianità e nelle emergenze; cercando persone scomparse; visitando i prigionieri; aiutando anziani, ammalati, disabili, senza tetto; cercando di prevenire i suicidi. Anche i bambini vengono coinvolti presto: fin dai sette anni sono giovani soldati, diventeranno soldati, volendo, verso i quattordici. A tutti coloro che lo desiderano insegniamo gratuitamente la musica. Migliaia di persone hanno imparato a suonare uno strumento e a cantare grazie all’Esercito della Salvezza, apprendendo melodie che con il loro linguaggio universale avvicinano i cuori a Dio. Per strada, dove operiamo per rendere Gesù vicino a chiunque imitando il suo esempio, la musica attira l’attenzione, trasmette fede, speranza e gioia.

Com’è giunto l’Esercito nelle valli pinerolesi?

Grazie a Fritz Malan, un giovane che si era convertito a Londra, diventando ufficiale (ministro di culto). Fritz tornò in Val Pellice nel 1890, deciso ad aiutare i contadini che vivevano nelle borgate spesso in condizioni davvero precarie. Il resto è storia.

Chi volesse aiutarvi ad aiutare, come può regolarsi?

Dal martedì al venerdì chi lo desidera può portare presso la sede di Torre Pellice (via Cavour 9) cibo, indumenti e mobili che verranno distribuiti a chi ne ha bisogno.

Edi Morini Una cerimonia di arruolamento dei soldati nell'Esercito della Salvezza

LASCIA UN COMMENTO  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *