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Come stanno i nostri fiumi? - Inchiesta sullo stato di salute delle acque del territorio

Come stanno i nostri fiumi? - Inchiesta sullo stato di salute delle acque del territorio

Nell’acqua è racchiuso il mistero della vita. Verità semplice che si è resa evidente fin dagli albori della civiltà umana e che la Bibbia usa come emblema di Dio stesso, della sua Parola, della vita e della benedizione che lui dona a tutto il creato. Questo bene, indispensabile e prezioso, è stato però messo, come ogni altra cosa, nelle mani dell’uomo e affidato alle sue cure e alla sua responsabilità.

Se dunque oggi vogliamo parlare dello stato di salute dei corsi d’acqua piccoli e grandi che nascono dalle nostre montagne e disegnano e danno il nome alle nostre valli, dovremo in definitiva parlare dei comportamenti e delle scelte più o meno virtuose di coloro che da questi fiumi e torrenti hanno tratto e traggono vita.

Lo stato di salute delle acque
Foto Massimo Martelli (Direttore Museo Scienze Naturali di Pinerolo)

Che cosa sia il ciclo dell’acqua e quale parte ne abbiano i fiumi lo abbiamo appreso fin dalle elementari quando abbiamo imparato che i corsi d’acqua sono i protagonisti della parte finale di questo percorso: all’interno dei loro bacini raccolgono l’acqua non assorbita dal suolo convogliandola verso il mare. Nelle loro acque e in prossimità delle rive vivono comunità animali e vegetali la cui composizione varia con il mutare di alcune caratteristiche come pendenza, velocità della corrente, temperatura, ossigeno disciolto, natura del substrato. Inoltre i fiumi influiscono sulle aree attraversate, regolandone il microclima e modellando il territorio attraverso i processi di erosione, trasporto e sedimentazione.

In questo equilibrio geologico, chimico e biologico si inserisce l’azione dell’uomo che sempre maggiormente tende ad influenzare il corso naturale dei fiumi e ad alterarne l’habitat. In questo senso i comportamenti più nocivi sono essenzialmente di tre tipi: mettere nei corsi d’acqua ciò che non si dovrebbe, oggetti o sostanze che siano, cioè inquinare; sottrarre a questi acqua, pesci e materiali inerti (sabbia e ghiaia) in modo indiscriminato; costruire e cementificare senza tenere conto delle zone di espansione naturale.

Alla luce di queste premesse cosa si può dire sulla salute dei nostri corsi d’acqua, in particolare dei due più importanti: Chisone e Pellice? È di pochi giorni fa, precisamente il 14 luglio, la pubblicazione a cura di Legambiente Piemonte del dossier “Acqua per i nostri fiumi” che, sulla base di dati riferiti al 2012, presenta un interessante rapporto sulla sottrazione delle portate naturali dei corsi d’acqua e sulla crisi degli ecosistemi fluviali che ne deriva.
Il Piemonte è una regione ricca d’acqua dal momento che, in media, sul suo territorio si ha una quantità annua di precipitazioni di circa 30 miliardi di metri cubi, un volume di poco inferiore a quello del Lago Maggiore. Ma nonostante ciò – osserva Legambiente – ogni anno moltissimi corsi d’acqua risultano completamente asciutti e questo è un danno molto grave perché un fiume senza acqua non può neppure più essere definito tale. Non c’è disastro peggiore per un fiume che la sua desertificazione. Tutte le forme di vita acquatica scompaiono, con gravi danni anche per le altre componenti ambientali del territorio; inoltre le sponde e le fasce fluviali non possono più svolgere la loro importante funzione di corridoi ecologici e di veri e propri depuratori naturali.

Questa situazione riguarda anche il Pellice e il Chisone ma non solo per il calo fisiologico della loro portata nei mesi estivi, dovuto al fatto di essere corsi d’acqua pluvionali. La causa principale della loro secca, specialmente nella zona della pianura, è da ricercarsi nei molti canali e derivazioni idriche che sottraggono acqua, principalmente per scopi irrigui o per alimentare centrali idroelettriche di piccole e medie dimensioni.

Ecco la fotografia del fenomeno nel rapporto di Legambiente «Il Pellice e i suoi affluenti principali (Angrogna, Luserna, Ghicciard) sono caratterizzati dalla presenza di numerosi impianti idroelettrici che riducono drasticamente le portate, con fenomeni di vera e propria crisi degli ecosistemi. (…) Il corso d’acqua viene poi messo completamente in secca dalle derivazioni irrigue poste a monte e a valle del ponte di Bibiana, con una completa cancellazione della vita del corso d’acqua ben oltre la confluenza del Chisone. Il Chisone vede una situazione analoga, con innumerevoli impianti idroelettrici e profonde trasformazioni dell’alveo che contribuiscono alla dispersione dell’acqua rimasta; lo stato qualitativo del torrente è ulteriormente peggiorato dalle attività di svaso del bacino di Pourrières e dalle variazioni di portata indotte dall’attività delle centrali. La maggior parte della portata viene prelevata dai canali a monte di Pinerolo e il Chisone va completamente in secca poco a valle, fino alla confluenza con il Pellice. Sulla confluenza Pellice-Chisone si trova il depuratore che tratta le acque dei comuni della Val Pellice, per cui i reflui vengono immessi in un torrente completamente privo d’acqua per molti mesi all’anno e in un area già segnalata per l’inquinamento dei pozzi. Per il bacino del Chisone va segnalato che il suo principale affluente, il Germanasca, già interessato da numerosissimi prelievi a fini idroelettrici, è oggetto di una nuova richiesta per la realizzazione di un grande impianto (proponente ENEL Green Power) che sottrarrebbe le portate di buona parte del bacino».

Occorre ancora dire che non mancherebbero neppure le norme in materia, dal momento che la Regione Piemonte ha approvato nel 2007 il “Piano di Tutela delle Acque” (PTA) e nello stesso anno ha emanato il Regolamento Regionale 8/R sulle “Disposizioni per la prima attuazione delle norme in materia di Deflusso Minimo Vitale (DMV)” in cui vengono stabilite le regole per il rilascio della quantità minima di acqua che consente ad un fiume di non morire del tutto nei mesi estivi. Dal 2009 tutte le derivazioni e i canali di prelievo avrebbero dovuto rispettare la regola del rilascio del Deflusso Minimo Vitale, ma da allora ancora nulla è cambiato e i nostri corsi d’acqua hanno continuato ad essere messi in secca totale.

Se quest’anno infatti la situazione del Pellice e del Chisone è al momento leggermente migliore lo si deve unicamente ad una stagione primaverile straordinariamente ricca di precipitazioni. L’acqua è fonte di vita, è vero, ed è un dono prezioso destinato a tutti, come lo è l’ambiente naturale con le sue risorse, ma perché ciò si realizzi effettivamente, c’è ancora bisogno di un radicale cambiamento di pensiero.

Nessuno può sentirsi padrone delle risorse della terra, nessuno è padrone assoluto dell’acqua, ne siamo tutti i custodi, ne siamo tutti responsabili e tutti abbiamo il dovere di guardare più lontano di noi e di consegnare il più possibile integri questi beni alle future generazioni, perché possano continuare a trarne vita e prosperità.

Massimo Damiano

 

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