Il 6 marzo scorso, il Consiglio Comunale di Pinerolo ha approvato l’istituzione del registro delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (testamento biologico). Riportiamo, qui di seguito, le considerazione pervenuteci da parte di Enzo Gastaldi (responsabile, per la Diocesi di Pinerolo, della Consulta della Aggregazioni Laicali):
Quanto è fragile la carta? Perché è di carta che, presumibilmente, saranno composte le pagine del registro con i nomi di chi avrà voluto esprimere le proprie dichiarazioni anticipate di volontà, dette a volta impropriamente “testamento biologico”, espressione che è scorretta in base alla logica. “Testamento” è quell’atto, revocabile, con cui taluno dispone di tutto, o di parte, del proprio patrimonio, per il tempo successivo alla morte. Ma la vita non è una proprietà nostra; non è un bene come un altro che possiamo passare ad altri dopo la nostra morte, né possiamo allungarla di un’ora, o agire su di essa magari per modificare il colore del nostro iride o far diventare bianco uno solo dei nostri capelli. Certamente la carta non è a rischio come le memorie elettroniche, comode e gigantesche banche dati che in un attimo si possono perdere, come ben sa chi è stato vittima di un guasto. Registrare quella che si crede essere la propria attuale volontà in un documento comunale potrebbe comunque garantire solo parzialmente il proprio futuro. Si provi a pensare a cosa accadrebbe, ad esempio, al dichiarante in stato di incoscienza se il fiduciario (o i fiduciari) – cioè le persone incaricate di far eseguire la sua volontà – fossero deceduti, ad esempio in un incidente d’auto mentre viaggiavano insieme. Potrebbe anche succedere che i documenti vadano distrutti per le più varie cause (terremoti, incendi, furti, conflitti, distrazione…) o perché l’evento potrebbe anche accadere in un luogo lontano dalla residenza e chi si trovasse sul posto potrebbe dover prendere decisioni immediate senza aver modo di consultare la “Dichiarazione Anticipata”, che per ora è stata favorita in un piccolo numero di comuni, a macchia di leopardo sul suolo italiano. Reale è invece una serie di pericoli in cui possono incorrere coloro che fisseranno le loro volontà per un ipotetico futuro che li potrebbe vedere in coma, situazione nella quale il fiduciario, o i fiduciari nominati, darebbero indicazioni al posto loro. La percezione del valore della vita e della salute è molto diversa quando si sta bene e quando si sta male. Una persona non può vivere ora il proprio futuro; può, al massimo, immaginarsi in una data situazione futura. Una volta che effettivamente ciò si avverasse, potrebbe però reagire in modo diverso da quello previsto “ora per allora”: lo dimostrano i comportamenti degli internati in campi di sterminio o degli oppressi da varie dittature in condizioni subumane e che non si sono lasciati andare. In situazioni di difficoltà a volte si scoprono valori e risorse insospettate. Inoltre chi può assicurare ora che tra qualche anno la scienza medica non avrà compiuto progressi attualmente inimmaginabili che permetterebbero guarigioni o fortissimi miglioramenti in situazioni oggi apparentemente senza sbocco positivo, attraverso procedure che per essere attuate richiederebbero interventi esclusi a priori da una dichiarazione già redatta e che magari si sarebbe voluta modificare senza aver avuto il tempo di realizzare? La carta non è fragile come potrebbe sembrare ad un primo sguardo. Il desiderio di tener sotto controllo ogni aspetto della vita è una falsa sicurezza che conforta chi desidera sfuggire al senso del limite ma la vita – come è noto – raramente si svolge come avevamo previsto. Quanto dichiarato nel registro avrebbe valore soltanto nel caso in cui la persona non fosse in grado di esprimere una scelta, ma dall’esterno non è possibile definire una situazione con assoluta certezza. Proviamo a pensare come ci sentiremmo se – visti dall’esterno – fossimo considerati dal fiduciario in coma irreversibile, perché non in grado di segnalare la nostra capacità di capire e la nostra volontà di vivere e chi è accanto a noi iniziasse procedure che porterebbero inevitabilmente alla nostra morte. Quale stato d’animo vivremmo? Non è un’ipotesi astratta: più di un “risvegliato” ha narrato il proprio strazio nel sentire ciò che i parenti dicevano in sua presenza, convinti che lui non potesse capire le loro parole. Siamo lieti di aver appreso da dichiarazioni che il registro non vuole essere un passo verso l’eutanasia: e nemmeno lo potrebbe. In assenza di una legge nazionale di riferimento, a Pinerolo come per ora in alcuni altri Comuni, questo cosiddetto nuovo servizio al cittadino – servizio assicurato a macchia di leopardo con differenze tra un luogo di residenza ed un altro che consiste nella raccolta, volontaria, di dichiarazioni anticipate di volontà – ha una portata ed una validità più apparente che reale. Qualora l’estensore avesse operato una scelta contraria alla legge per prefigurare o favorire la propria morte, il medico dovrebbe seguire le leggi vigenti per non divenire un datore di morte anticipata, proprio lui che ha scelto di dedicarsi alla cura dei malati. Esiste e desidero qui sottolineare anche un lato bello e positivo nell’avvenuta deliberazione di questo registro. In esso si potrà iscrivere anche chi desidera accogliere e far valere la volontà positiva di essere curato, nutrito, tenuto in vita: e non mancano casi che testimoniano risvegli e ritorno alla coscienza anche dopo gran tempo. Ci sono anche persone anziane che magari hanno solo uno o pochi discendenti che “non vedono l’ora” che l’anziano parente muoia, come se ormai fosse persona priva di valore. In casi come questi il registro potrà tutelare e difendere il più debole dal rischio di un precoce abbandono. Attraverso questo registro comunale – ammesso che abbia un qualche valore legale – si potrebbe dunque esprimere e tutelare la propria volontà di continuare a vivere sino al compimento dell’esistenza, senza che vengano sottratte alimentazione e idratazione.