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Attualità  

Protesta dei forconi. Quattro chiacchiere alla rotonda…

Protesta dei forconi. Quattro chiacchiere alla rotonda…

Pinerolo 9 dicembre 2013

Arrivo in via Saluzzo per entrare in Pinerolo. Naturalmente alla rotonda si forma una coda. Risalgo a piedi e raggiungo il gruppo di uomini (quasi solo uomini!) di varie età che blocca la strada.

Un banchetto di mele per rifocillarsi a lato della strada e bicchieri di bibite per stare in piedi. Volano parole grosse in via Saluzzo. Un uomo dal marcato accento piemontese si attacca verbalmente con un altro con l’auto ferma che desidera passare. Qualcuno cerca di mediare.Le auto passano ma molto lentamente.

Cerco qualcuno con cui parlare. Nessuno sembra disponibile. Un’auto risale la fila di gran carriera. Come nel gioco dello sparviero un nutrito gruppo di uomini si lanciano davanti all’auto che inchioda. Al pelo. Dentro una intera famiglia.

Una donna incinta. L’autista spiega che il bambino sta per nascere e che è da tempo che si è fermato in coda. Solo allora uno dei più anziani tra i “blokker” si decide ad aprire il blocco. Non tutti sono d’accordo a lasciare proseguire l’auto. «In questo modo ci hanno già fregati» si lamenta un giovane.

Attraverso a piedi il blocco mentre faccio fotografie. Nessuno mi ferma. Mi dirigo verso l’unico uomo che sta dirigendo il traffico con indosso un giubbetto rifrangente arancione. Anche lui un piemontese. «Ne abbiamo le balle piene» esordisce.

Questo signor Mario (nome di fantasia) sembra disponibile a parlare. Mi presento come giornalista di “Vita diocesana pinerolese”. Sembra conoscere la testata ma è molto prudente nel parlare. Chiedo se sono stanchi e mi risponde di sì. «Dalle 5 di mattina siamo qui».

Incalzo con il fatidico «perché lo fate?» La risposta è la stessa che mi ha accolto. Di programmi e di richieste al governo nemmeno l’ombra. Solo la rabbia è evidente. Il registratore non sembra mettere a disagio il signor Mario che, imperterrito, continua a improvvisarsi vigile urbano mentre cerco di intervistarlo.

Gli domando quello che si chiedono tutti: «chi ha organizzato il tutto?». Risposta secca, quasi preparata: «gli italiani». Insisto per saperne di più. «Gli italiani».

«Anche io sono italiano – ribatto. «Quindi se avessi visto il comunicato su facebook avresti saputo anche tu di oggi…». Rinuncio. Da quella parte non ne usciamo. Provo a cambiare domanda e ottengo finalmente un timido “sbottonamento”. «Ma chi vi organizza per la giornata?» «Passano dei coordinatori di quando in quando».

Impossibile saperne di più su questi fantomatici coordinatori, invisibili nel freddo di una rotonda all’imbrunire. La nostra conversazione si chiude con la promessa da parte del signor Mario di restare ad oltranza, non durante la notte ma domani mattina di nuovo prestissimo. «Finchè resisteremo».

Mentre vado a riprendere l’auto per percorrere le strade secondarie (oggi affollatissime) per raggiungere la redazione sento di nuovo volare parole grosse. Anche minacce che aumentano in proporzione alla lunghezza della coda. Sta per calare il buio.

E non si può non provare un po’ di solidarietà per questi uomini che stanno al freddo per non si sa bene quale fine e soprattutto guidati da chi non sanno o non vogliono dire.

Ives Coassolo

rotonda

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