Mentre in Italia ci sono persone che si suicidano perché senza lavoro o soffocate dai debiti, qualcuno a Pinerolo si inventa nientepopodimeno che il “FESTIVAL DEL VIVERE BENE”. E voilà, il benessere è servito.
Nel sito ufficiale si legge l’audace autopresentazione della kermesse: «VIVAL vuole proporre un nuovo modo di stare insieme ricercando principi che portano a sentirsi bene con se stessi, vivere in armonia con l’ambiente circostante, andare alla ricerca di un concetto diffuso di condivisione del benessere. Un luogo dove rapportarsi con la tradizione e l’innovazione, per esplorare tutti gli aspetti di una precisa scelta di qualità di vita».
Quale sia questa “precisa scelta di vita” si fatica a capirlo. La somma dei luoghi comuni snocciolati potrebbe essere adottata anche dalla setta dei “movimentariani” di Simpsoniana memoria. Quelli il cui leader fugge su un’astronave a pedali. Auguri a lui.
Capisco tutto. E capisco l’esigenza delle aziende di proporre spazi di visibilità e di rilanciare un mercato stagnante.
Non capisco, però, la filosofia di fondo dell’iniziativa che si rivolge – cito sempre dal sito! – «verso le nuove tendenze consapevoli, l’alimentazione bio, le discipline olistiche e alternative, i trattamenti e le cure termali, passando per tutto ciò che è tradizione del benessere, in evoluzione per tenere il passo con i tempi». E ancora «VIVAL vuole essere da spunto per chi già ricerca benessere, e vuole approfondire le proprie conoscenze, e per chi non ha ancora trovato la sua idea di “star bene”».
Qualche idea di “star bene”, a questi geni, potrebbero suggerirla i giovani laureati e disoccupati che si annientano nell’attesa di un futuro che non arriva, o i cinquantenni espulsi dal mercato del lavoro, oppure ancora gli anziani non autosufficienti arenati sulla spiaggia del “se ne occupi qualcun altro”.
Il panorama è più “mortal” che “vival”. E far finta di niente non aiuta certo a cambiare in meglio le cose.
P.R.