agosto 2015
È stato presentato il 25 luglio scorso un documento programmatico in vista delle prossime elezioni amministrative. «Pinerolo è la “capitale” dell’area omogenea pinerolese – si legge nel documento – e pertanto, diventa conseguente che anche la dimensione amministrativa della città si apra alla nuova stagione politica, individuando una delega specifica all’area omogenea metropolitana nella giunta di Pinerolo, da affidare ad un profilo che rappresenti l’espressione coesa di tutto il pinerolese e capace di coinvolgere le migliori energie disponibili ad investire per la città ed il suo territorio in un’ottica “metropolitana”». Insomma, Pinerolo immaginata come capoluogo di una mini-provincia.
Ma chi può dare gambe e concretezza a questo progetto? «Gli strumenti operativi – si legge ancora – dovranno essere individuati in soggetti che già operano sul territorio e che rappresentano un patrimonio consolidato di energie ed esperienze, sia individuali che collettive». Parallelamente a questo progetto, denominato solennemente “per un nuovo rinascimento pinerolese” (forse anche solo “rinascita” potrebbe bastare), già spuntano nomi e cognomi di aspiranti sindaco (o dovremmo dire presidente?). L’autunno, con ogni probabilità, imporrà alle varie formazioni politiche di scoprire le carte.
La Redazione
Pinerolo capitale ?
Si, lo è già stata all’epoca dei Principi d’Acaja nel Medioevo. Ma dall’alchimia degli antri pinerolesi praticata per decenni vorremmo passare finalmente alla chimica, non solo in campo scientifico e tecnico, uscire dal Medioevo, saltando il Rinascimento, e approdando al Risorgimento Democratico Contemporaneo, con esiti inclusivi veraci, soprattutto in campo elettorale (è tragico ed inaccettabile che il 50% dei cittadini non si rechi più a votare avendo varcata la soglia di non accettazione dell’attuale socio-politica) per proseguire nel cambiamento epocale con la coerente azione sul territorio, cioè sulla nostra pelle di cittadini liberi ed uguali, con amministrazioni trasparenti, intelligenti, con valide, vigorose azioni democratiche partecipate e condivise da tutta la gente, perché o siamo in democrazia reale o torniamo in un astorico ad inaccettabile feudalesimo. Il Pinerolese, che in altre epoche ha saputo esprimere statisti e Capi di Governo come Giovanni Giolitti e Luigi Facta, sappia oggi tornare protagonista dei nostri destini e dare cieli blu ai nostri figli ed ai figli dei nostri figli.
Dario Seglie, Agosto 2015
E’ tempo di lavorare ed organizzarsi per costruire un nuovo Risorgimento del territorio Pinerolese, uscendo da quell’apatia ormai consolidata da oltre un ventennio che ha delegato sovente a personaggi incapaci (alcuni anche di dubbia rettitudine morale) la rappresentanza politica della Città e del suo Hinterland.
Ma come tutte le rivoluzioni, che auspico con vigore siano pacifiche, devono partire dal basso, dal cittadino, come ben insegna la Rivoluzione Francese, dalle Associazioni, dai Movimenti Culturali che sappiano trasferire alla società l’elaborato delle loro elucubrazioni anzichè custodirle gelosamente all’interno di gruppi pseudo-elitari che fanno dell’autoreferenziazione uno sterile motivo di orgoglio.
I lavori dell’intelletto devono essere trasferiti alla collettività, fatti capire affinchè siano interpretati correttamente e non possano essere strumentalizzati e presentati come pericolosi ed eversivi.
Ritengo sia giunta l’ora di terminare, od almeno ridurre, le ridondanti e quasi inutili disquisizioni (per non chiamarle con altro appellativo meno nobile) sul sesso degli angeli ed approfondire le questioni che riguardano veramente l’individuo e l’Umanità intera al fine di produrre le necessarie azioni nelle sedi istituzionali competenti attraverso proposte ed idee forse non nuove ma sicuramente coerenti con le cogenti necessità e di provata efficacia che consentano l’avvio di un reale ed attivo processo neo-Risorgimentale senza il quale non solo il Pinerolese ma l’intera Nazione rischia di sprofondare in un irreversibile baratro.
Il Risorgimento ebbe i suoi albori proprio a Pinerolo con i moti del 1821: l’estensione del desiderio di Uguaglianza e Libertà effettiva portò alla diffusione di ideali democratici (veramente tali e non camuffati e mascherati come nell’attuale momento) in tutti i territori che sono poi diventati l’Italia come la conosciamo ora, poi vanificati da una Restaurazione di fatto praticata dalla Real Casa.
I principi egalitari riemersero tra fine ottocento ed inizio novecento ma la cecità savoiarda, anzichè coltivare il rifiorire degli ideali illuministici, preferì dichiarare guerra forse rendendosi conto che i nascenti ideali liberal-socialisti avrebbero potuto minare la monarchia: preferì la guerra alla neutralità che avrebbe sicuramente cambiato gli scenari mondiali ed europei.
Preferì le armi alla parola ed alla concertazione lasciando ampi spazi, praterie direi, a quel movimento anti-democratico e dittatoriale che governò disastrosamente il Ns. paese, compreso il Pinerolese, durante il Ventennio. Ma per casa Savoia era forse l’unica strada per rimanere in sella.
Durante l’ultimo “ventennio” abbiamo assistito ad una recessione dei principi democratici ed egalitari che ci hanno proiettato in questa inaccettabile situazione di paralisi e scaraventati in un’apatia generale per cui non posso che essere d’accordo sul fatto che sia necessario ricominciare ad affermare i sacrosanti principi di Libertà ed Uguaglianza sui quali deve fondarsi ogni rapporto umano ed ogni Nazione.
Pinerolo è stata Capitale ma anche e da sempre avanguardia di movimenti intellettuali ed ecumenici progressisti di assoluto valore: perchè non provare a riprendere il Cammino in questa direzione affinchè il nostro territorio rappresenti il fulcro di un movimento di rinascita e, vista la “location”, una fucina di riferimento anche europeo?
Cominciamo a ferrare il cavallo….
Giorgio Rivolo
La politica dei programmi altisonanti e degli annunci roboanti, che sembra caratterizzare questa stagione preelettorale a tutti i livelli, si scontra troppo spesso con la modestia delle realizzazioni quotidiane. Governare significa saper coniugare la gestione dell’ordinaria amministrazione e una visione a lungo termine. La speranza per questo territorio, dalle grandi potenzialità economiche e culturali, ricco di un patrimonio che lo potrebbe far competere con le mete più note e apprezzate della Penisola, è concentrata in poche linee essenziali:
– una città diffusa, che punti sulle eccellenze tecnologiche e culturali
– una città partecipata, che sappia coinvolgere i cittadini non solo attraverso le associazioni
– una città sicura, dove sicurezza significa anzitutto benessere
– una città aperta, che sappia guardare oltre i propri confini
Molto dipenderà dai cittadini di Pinerolo. Se sapranno votare con equilibrio, non guardando a slogan faciloni o alla ripetizione di annunci triti e ritriti, potranno avere una città migliore.
La politica dei programmi altisonanti e degli annunci roboanti, che sembra caratterizzare questa stagione preelettorale a tutti i livelli, si scontra troppo spesso con la modestia delle realizzazioni quotidiane. Governare significa saper coniugare la gestione dell’ordinaria amministrazione e una visione a lungo termine. La speranza per questo territorio, dalle grandi potenzialità economiche e culturali, ricco di un patrimonio che lo potrebbe far competere con le mete più note e apprezzate della Penisola, è concentrata in poche linee essenziali:
– una città diffusa, che punti sulle eccellenze tecnologiche e culturali
– una città partecipata, che sappia coinvolgere i cittadini non solo attraverso le associazioni
– una città sicura, dove sicurezza significa anzitutto benessere
– una città aperta, che sappia guardare oltre i propri confini
Molto dipenderà dai cittadini di Pinerolo. Se sapranno votare con equilibrio, non guardando a slogan faciloni o alla ripetizione di annunci triti e ritriti, potranno avere una città migliore.
Al rientro da brevi vacanze, non può mancare di suscitare interesse l’articolo della redazione di Vita Diocesana nel quale si ri-propone l’immagine di Pinerolo, come “capitale” di un territorio più o meno vasto. Ma più importante dell’immagine di “Pinerolo-capitale” pare sia l’interrogativo sotteso all’immagine stessa: quale classe politica, quale energia della cosiddetta “società civile”, può dare vita ad un cammino che porti al “rinascimento pinerolese”?
Come rappresentate del presidio di LIBERA “Rita Atria” Pinerolo, la mente del sottoscritto corre a una riflessione sorta all’interno del nostro gruppo a seguito di una intervista “coraggiosa”, rilasciata nel settembre dello scorso anno dal nostro concittadino il senatore Elvio Fassone; intervista coraggiosa perchè -fra altre cose- il sen. Fassone esprimeva un giudizio sugli “eletti”, coloro che sono chiamati a guidare le comunità:“(…) La classe politica non è mai all’altezza. Purtroppo infatti la politica non riesce ad attrarre chi dovrebbe. (…)” Le elezioni dovrebbero servire, nel senso antico del termine (eligere) a selezionare i migliori. Tuttavia questi dovrebbero farsi avanti, e ciò quasi mai accade.(…)”.
Mi permetto ora di riportare un estratto di quella nostra riflessione -di carattere generale- sulla “politica”, auspicando che si apra un confronto reale anche nella nostra comunità, un confronto teso a stimolare, a ritrovare, “energie” che si offrano -e si pongano- “a servizio” della città. Come ci ricorda Dario Seglie, il passato di Pinerolo meriterebbe ( imporrebbe?) una comunità che sapesse assumersi la responsabilità di esprimere eccellenza civile, morale, etica, politica. Del resto, a mio parere, il ruolo di “capofila-capitale” di un territorio non può che essere titolo riconosciuto dal territorio stesso (a chi vorrebbe assumere quel ruolo) in conseguenza di manifeste eccellenze civili, morali, etiche, politiche.
Di seguito, l’estratto di quella nostra riflessione “sulla politica”:
“(…) Quali sono “i migliori”? Cosa è “morale” nel Paese-Italia che abbiamo costruito?
La realtà: abbiamo costruito una società che si fonda oramai sull’interesse del “singolo” (individuo o gruppo) il quale deve perseguire a qualsiasi costo i propri, personalistici, interessi. Il successo, il denaro, il potere, paiono essere il solo metro di valutazione mentre i valori etici e morali vengono piegati -o accantonati- per il raggiungimento di quegli obbiettivi. “Padroni e padrini” spadroneggiano” alla grande: si distruggono “risorse umane” -i destini degli individui- e le ricchezze della Terra, del Paesaggio) – i beni comuni- pur di ottenere privati ed esclusivi vantaggi (…) Se così è, per certuni “i migliori” sono ovviamente quelli che riescono meglio in simili attività.
Quali sono “i migliori” secondo l’attuale sistema politico italiano?
Divenuto una sorta di “corporazione” di cui si è chiamati a farne parte per “cooptazione”, i partiti che lo compongono producono i cosiddetti “nominati”, di cui tanto sentiamo parlare da quando i cittadini sono costretti ad eleggere soggetti appunto “nominati-indicati” dagli stessi capi-partiti. Come sottolinea il sen. Fassone, cosa grave è che questa chiamata non sempre riguarda “ i migliori” della comunità. La storia (e la cronaca) ci insegna che spesso la scelta, la nomina, ricade piuttosto su coloro che si dimostrano fedeli e accondiscendenti ai “desiderata” ( non sempre “ideali”) dei “capi del sistema” stesso. Non solo: il “sistema” è poi capace di legare a sé coloro che ne fanno parte attraverso tutta una serie di privilegi che, alla luce di quanto oramai sappiamo, sono tratto peculiare (e a nostro parere scandaloso) della cosiddetta “casta politica” italiana, una fra tante. Costoro, nominati e privilegiati, sono coloro che guidano il Paese! Come guideranno la nave-Paese? In quale direzione?
Quali sono per noi “i migliori”?
Per noi i migliori sono quelli che per onestà di comportamento, aderenza a valori etici e morali, capacità di individuare percorsi e progetti corretti e sostenibili, volontà di impegno a favore delle comunità, possono offrire un contributo alla comunità stessa. Servizio e non Potere! Questi sono coloro che, a nostro parere, dovrebbero essere chiamati a guidare le comunità. Un cammino che ci era stato indicato nei Princìpi Fondamentali della nostra Costituzione. In quel documento, pure frutto di un compromesso necessario fra le varie componenti che ne avevano determinato i cardini, si trovano i Principi, il sogno di un Paese per il quale tanti italiani avevano sacrificato la vita. Una Costituzione che, ancora oggi, richiederebbe anzitutto di essere “attuata” prima che riformata!
Perché “i migliori” non si fanno avanti? (…”migliori” secondo i parametri del sen. Fassone e anche nostri).
Nel passaggio relativo alla classe politica, Elvio Fassone sottolinea un punto fondamentale:”(…) Le elezioni dovrebbero servire, nel senso antico del termine (eligere) a selezionare i migliori. Tuttavia questi dovrebbero farsi avanti,e ciò quasi mai accade.(…)”. Ci permettiamo di dire chequesta una considerazione che abbiamo manifestato sin dall’inizio della nostra ancor breve esperienza condotta come presidio “Rita Atria”: a fronte della mole di servizio reso alla collettività da associazioni e gruppi di volontariato, colpisce la scarsa possibilità di questi di incidere poi realmente negli indirizzi politici della comunità. A nostro parere, coloro (alcuni? molti di quei “migliori”?) che ritengono di poter offrire un contributo di idee e di capacità alla propria comunità, in buona fede e senza mire di tornaconto personale, spesso preferiscono agire nel mondo del lavoro, del volontariato, dell’associazionismo, piuttosto che entrare in una competizione, in un “sistema”, che ha dato ampia prova di saper trovare mezzi e modi per eliminare (o almeno ridurre in secondo piano) coloro che non si adeguano al sistema stesso o che addirittura quel sistema, visto lo stato di decadimento, vorrebbero cambiare.
Sarà colpa della “questione morale? Non vorremmo “chiudere il cerchio” in maniera troppo frettolosa ma pensiamo che una parziale spiegazione della ritrosia di quei “migliori” a farsi avanti sia da ricercare nella cosiddetta “questione morale”. “Questione ” irrisolta e anzi spesso accantonata dal patrimonio ideale e reale di tanta politica-partitica italiana. Inutile negarlo: col pensiero andiamo alla celebre intervista che Enrico Berlinguer rilasciò a Eugenio Scalfari nel 1981. Rileggendo quell’intervista, anzicchè “analisi datata” del mondo dei partiti dell’epoca, le parole di Berlinguer appaiono come “il copione” seguito poi da “pezzi” della nazione, in cui varie componenti “colludono” in uno scambio di reciproci favori e omissioni, barattando “doveri e diritti”, facendo strame dei principi fondativi della nazione stessa. Il primo passo che oggi porta a dire che “la politica “non è mai all’altezza”?
Arturo Francesco Incurato
Umberto Ottone
Stefano Ruffinatto
Non ho mai dimenticato il richiamo di Stéfane Hessel, un uomo che ha dedicato la sua lunga vita ad indicare la via, un vero e raro Maître à penser; speriamo che “indignazione ed impegno” diventino un imperativo categorico per le nuove generazioni, … ed anche per i diversamente giovani; questa -a mio avviso- rappresenta una linea di forza fondamentale per dare cieli blù ai nostri figli ed ai figli dei nostri figli.
Proviamoci, il futuro è anche nelle nostre mani e per avere un albero domani dobbiamo seminare oggi: occorrono tanti seminatori “indignati ed impegnati” per avere una foresta. Come ha ricordato Don Luigi Ciotti, occorre essere eretici, ed io aggiungo: come Giordano Bruno e, dati i tempi, togliamoci la mordacchia e liberiamo le parole di libertà e di giustizia.
Ad maiora,
Dario Seglie