«Ma cosa metteranno lì?». Questa domanda se la sono posta per mesi gli abitanti del quartiere San Lazzaro passando davanti al fabbricato a due piani, nuovo di zecca, che ospita già (al livello superiore) un centro medico e che tra poco sarà anche sede di un asilo nido (che si sposterà di qualche centinaio di metri). Ma non solo. Anche di una sala slot e scommesse sportive. L’ennesima per Pinerolo. Davvero troppo. Anche perché, nell’attuale congiuntura economica, questi locali assumono le sembianze di vere e proprie fabbriche di illusioni: soldi facili, senza faticare troppo. Guadagni con cui sopperire, magari, alla precarietà lavorativa. O alla mancanza di un’occupazione. Cosa non certo rara di questi tempi. E poi ci si va a cacciare in un dannato circolo vizioso. Si gioca, partendo con somme basse. Si vince qualcosetta. E, invece di smettere, ci si lascia avvinghiare dal demone del gioco: si ripunta tutto. E si perde. Sempre. Inesorabilmente.

Chi ci guadagna?

Non esistono giochi che fanno vincere: né i “Gratta e Vinci” che si acquistano in edicola, né il Lotto, né le scommesse sportive, men che meno le slot-machines. Tutti a perdita certa. Ma altrettanto certa è la seducente attrattiva che li caratterizza. E che, su persone deboli, fragili, con problemi finanziari, familiari, o di inserimento sociale, ottiene l’effetto desiderato. Dai gestori, certo. Ma anche, va detto, dallo Stato. Che si prodiga, sui media e attraverso affissioni negli stessi locali, per avvisare gli utenti che «il gioco può causare dipendenza». Ma lo stesso Stato non fa nulla per evitare l’apertura di nuove sale o per scoraggiare le scommesse. Perché? Facile: si tratta di una barca di soldi, che entrano nelle casse pubbliche. Il gioco d’azzardo è la terza industria italiana: vale infatti il 5% del PIL e ben 8 miliardi di tasse. E oltre 23 miliardi vanno nelle tasche delle mafie, grazie al gioco illegale. Almeno 900mila italiani sono affetti dalla malattia del gioco d’azzardo (sicuramente molti di più, se contiamo quello online): questo il dato ufficiale relativo all’anno 2015, trasmesso dal Ministero della Sanità. In Italia viene stampato circa un quinto dei “Gratta e Vinci” di tutto il mondo e deteniamo il (triste) record di apparati da gioco (oltre 400mila), a cui si sommano oltre 50mila videolottery.

Quando il gioco diventa dipendenza

«Me lo lasci dire: siamo davanti ad una grossa ambiguità da parte dello Stato italiano. Da un lato, infatti, i media pubblicizzano ampiamente i giochi e le scommesse online, avvisando solamente alla fine degli spot (e velocemente) gli utenti sui rischi che si corrono. Dall’altro, lo stesso Stato ha un grande ritorno economico da questo settore. Ma non ci si rende conto della pesante ricaduta sull’intera struttura sociale del processo di riabilitazione di questi individui: io ho avuto a che fare personalmente con cinque casi di famiglie che non avevano più la possibilità economica di sostenere un loro membro, diventato dipendente dal gioco». Così Agnese Boni, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Pinerolo. Che prosegue: «Nelle prossime settimane presenterò in Consiglio comunale un’ordinanza che raccoglie una proposta nata nell’ambito del dipartimento Dipendenze dell’ASL T03, proposta che coinvolge tutti i sindaci dei Comuni aderenti a quest’area sanitaria. L’iniziativa dell’ASL parte da un dato di fatto: con la diffusione delle patologie legate al gioco d’azzardo, sono aumentati in maniera esponenziale i costi per la sanità pubblica. La proposta riguarda la possibilità, da concedere ai Comuni, di regolamentare le fasce orarie di apertura delle sale slot e scommesse». E perché non regolamentare anche la possibilità di nuove aperture? «Nello scorso mese di settembre ci avevamo seriamente pensato, ma occorre predisporre un regolamento comunale, procedura che necessita di parecchi passaggi in commissione, con tempi lunghissimi. Noi, come amministrazione, siamo in scadenza di mandato, per cui ci troviamo in una situazione di stasi e non avremmo avuto a disposizione i tempi tecnici per l’approvazione del regolamento». L’assessore, a proposito della dipendenza da gioco nel territorio del Comune di Pinerolo, traccia un quadro alquanto preoccupante: «Si tratta indubbiamente di un fenomeno significativo, che coinvolge una tipologia di utenti in situazione di disagio socio-economico. Sono più che altro italiani, anche di mezza età. Il dato più preoccupante è rappresentato dalla diffusione del gioco online, che però ci sfugge, in quanto è praticamente impossibile una quantificazione delle persone coinvolte. Il gioco online – prosegue la Boni – è diffuso soprattutto nelle fasce giovani della popolazione: ti danno un bonus, che consiste in un credito iniziale di una decina di euro, dopo di che devi fornire i dati della tua carta di credito… E non pochi genitori si sono trovati di fronte a grosse sorprese…». Il gioco d’azzardo, commenta l’assessore, «provoca una vera e propria dipendenza, che poi spesso sfocia in patologia. Proprio per questo il Sert (Servizio per le Tossicodipendenze) nei prossimi mesi cambierà il proprio nome in Serd (Servizio per le Dipendenze patologiche)».

Le ricadute sociali

Provocando dipendenza, il gioco lascia dietro di sé danni personali e sociali ingenti. Quando non tragedie familiari. Come quelle tristemente citate da don Virgilio Gelato, parroco di Frossasco e direttore della Caritas diocesana: «Di recente abbiamo seguito il caso di un uomo talmente indebitato per colpa delle slot, che è arrivato, all’insaputa della moglie, a giocarsi addirittura la casa… Si tratta, almeno nel pinerolese, quasi sempre di italiani. Aumentano i casi di persone giovani, che si coprono di debiti per continuare a giocare. Arrivando, in certi drammatici casi, ad alimentare il perverso meccanismo del prestito ad usura. La Caritas diocesana di Torino ha un’organizzazione specifica, con persone che seguono direttamente queste problematiche. Noi a Pinerolo, dato anche l’afflusso notevolmente inferiore, no. Queste sale sono tranelli giganteschi, purtroppo attirano persone già deboli e in difficoltà per vicende esistenziali difficili. Eppure, per quanto riguarda quella presente vicino alla rotonda di ingresso a Frossasco, le macchine parcheggiate fuori non mancano mai…».

Vincenzo Parisi

Pinerolo. Nuova sala slot