Il piccolo Federico, affetto dalla sindrome di Down (ma i genitori preferiscono chiamarla “sindrome d’amore”), che batte le mani accanto alla cantante “Soundway to Earth” è l’immagine più eloquente di una serata dedicata alla vita in tutti i suoi aspetti. L’occasione: i 50 anni dell’enciclica di Paolo VI Humane vitae.

Ieri sera nel salone Engim di Pinerolo, di fronte ad un numeroso e coinvolto pubblico, il direttore di Vita Diocesana ha introdotto gli ospiti che hanno animato l’evento.

Ad aprire gli interventi è stato il vescovo Derio Olivero che ha dapprima presentato il brano “Meraviglioso”, eseguito dalla band Soundway to Earth, e quindi ha offerto alcuni spunti di riflessione sulla bellezza della vita intesa come dono che necessita di accoglienza e deve essere nutrito di relazioni.

Introdotta da un video, l’atleta paralimpica Elisabetta Mijno, medaglia d’argento alle ultime paralimpiadi di Rio De Janeiro nel tiro con l’arco, ha risposto alle domande del giornalista di Tuttosport Daniele Galosso. Costretta sulla sedia a rotelle dall’età di 5 anni a causa di un grave incidente, Elisabetta ha raccontato dei suoi successi sportivi, ma anche del suo impegno professionale come chirurgo della mano al CTO di Torino. «Con i pazienti non ci sono problemi – ha spiegato -. I colleghi, invece, talvolta fanno fatica ad accettare la mia diversità. Ma per me non è un problema. Ho sempre avuto un obiettivo e con testardaggine mi impegno ogni giorno a raggiungerlo».

Da ultimi sono intervenuti Paola e Maurizio, una coppia di Saluzzo con 15 figli. Metà “di pancia” e metà “di cuore” (adottati). Cresciuti alla scuola di vita di suor Elvira della Comunità Cenacolo, hanno fatto una scelta  di accoglienza che è culminata con l’ultimo nato, Federico.

«Se conoscete qualche mamma che non se la sente di tenere un figlio perchè down – ha concluso Paola – ditele che sapete a chi affidarlo… e poi lo portate a me!»

«Una serata assolutamente da riproporre», ha commentato il neo parroco del Murialdo, don Manuel Monti.

Soddisfatti  i promotori dell’evento: le volontarie del CAV e l’Ufficio di Pastorale Giovanile.

 

Foto Lino Gandolfo