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Comunicare la fede nel mondo di oggi. Tre incontri nella parrocchia San Donato

Comunicare la fede nel mondo di oggi. Tre incontri nella parrocchia San Donato

25 settembre 2013

Ha colpito e sorpreso lo scambio di corrispondenza tra Eugenio Scalfari e Papa Francesco, sul ruolo della fede nel mondo contemporaneo e sulle modalità di comunicarla e di proporla. In questo prospettiva è stata pensata l’iniziativa: “Come continuare a credere… Nella scia del Concilio Vaticano II, ripensare e rivivere la fede cristiana nella moderna città secolare”. Si tratta di una serie di tre incontri pubblici promossi dalla parrocchia San Donato di Pinerolo, a conclusione dell’Anno della Fede indetto dal papa emerito Benedetto XVI. Abbiamo chiesto al parroco, Luigi Moine, quali sono le motivazioni e le finalità che stanno alla base di questa proposta. Don Moine fa notare subito che «questa serie di incontri non è un’idea del parroco, ma è stata decisa dal consiglio pastorale parrocchiale prima dell’estate. Siamo partiti da una domanda: come ci lasciamo interpellare da questo Anno della Fede? Benedetto XVI lo aveva indetto, come culmine del suo pontificato, perché riteneva centrale il problema “eclissi di Dio” nella società moderna. Inoltre, da un po’ di tempo, nella Chiesa si insiste sulla nuova evangelizzazione». Va ricordato che l’Anno della Fede cade nel cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II: «Il Concilio – prosegue il parroco della Cattedrale – ha lavorato per aggiornare il linguaggio della fede, in maniera da riuscire a comunicare la Rivelazione cristiana agli uomini di oggi. Non condannò la cultura moderna, ma aprì al dialogo con tutto il mondo e con tutte le persone. Io ho vissuto queste ricadute in prima persona, dal momento che fui ordinato prete nel 1969: avevo studiato teologia su testi neoscolastici, che esprimevano la fede mediante categorie che non parlavano più alla gente (ai giovani, alle coppie…)». Questi motivi stanno alla base della decisione, da parte del consiglio pastorale della parrocchia San Donato, di organizzare tre incontri «per offrire a tutti l’opportunità di cogliere l’importanza nella fede nello spazio secolare odierno». Tre serate la cui sequenza di contenuti risponde ad una precisa intenzione degli organizzatori. Spiega don Moine: «Il primo appuntamento (con Ermis Segatti) è un richiamo al Concilio. Infatti il problema è che, dopo quell’evento, la secolarizzazione si è radicata ulteriormente: vogliamo capire in che cosa essa consista. Il suo effetto più vistoso è l’abbandono della pratica religiosa, ma abbiamo bisogno di capirne le cause». E qui si inserisce il tema del secondo incontro: «Oggi la fede si pone come una tra le tante possibili opzioni, non è qualcosa di pacifico, ma di problematico. Quali provocazioni ci vengono dalla cultura post-moderna? È un’esigenza della fede quella di essere comunicata nel linguaggio odierno del mondo occidentale, occorre inculturarla. Ma, per far questo, non basta solo cambiare le parole! Bisogna cogliere ciò che c’è di positivo nella cultura di oggi, in maniera da fare dialogare la Chiesa con il mondo. Se la comunicazione non funziona, tu che cosa annunci? Bisogna lasciarsi provocare dai valori della modernità, per instaurare un legame». Per questa seconda serata è stato invitato Giovanni Ferretti, filosofo e teologo: don Moine rivela che «la nostra idea originaria era quella di invitare un prete, un laico e una donna; poi, dopo aver visto il grande lavoro di Ferretti sulla secolarizzazione, per il secondo incontro ci siamo convinti che non avremmo trovato di meglio». Veniamo al terzo appuntamento (con la teologa Antonietta Potente), il cui obiettivo, afferma il parroco, è «fare emergere l’importanza dell’atto di fede: essere credenti oggi, che cosa significa? Che cosa comporta le fede? La fede oggi è un’opzione individualistica (prendo della Rivelazione solo ciò che mi piace, che mi sento di condividere), c’è un’adesione parcellizzata. La natura stessa dell’atto di fede è cambiata: dobbiamo capire che cosa c’è di positivo e di negativo in questo». A quale utenza si rivolge, nel complesso, l’iniziativa? «Questi incontri non si rivolgono solo ai credenti o ai cristiani impegnati, ma anche a coloro che sono in ricerca e non condividono più un’esperienza di Chiesa (a noi importa molto questo pubblico: perché hanno lasciato la Chiesa?). A coloro che sono vogliono riscoprire la fede in termini nuovi: non a caso nel titolo del percorso ci sono i verbi “ripensare” (livello intellettuale, della comunicazione) e “rivivere” (comunicare la fede in modo esistenziale, in maniera che la persona si senta interpellata nella sua cultura). A tutti quei cristiani (catechisti, insegnanti di Religione…) che sperimentano la fatica del rapportarsi con il mondo di oggi». Non ultimo, sono destinati agli stessi membri del consiglio pastorale della parrocchia San Donato: «Non vogliamo che resti una iniziativa fine a se stessa. Seguiranno laboratori della fede e lavori di gruppo. Basta lamentarsi del fatto che la gente non viene più in chiesa! Questi incontri devono offrire stimoli fecondi alla stessa parrocchia, che deve svolgere attività pastorale nel mondo concreto di oggi».

Vincenzo Parisi

tre incontri San Donato

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