Accogliere i “richiedenti asilo”, soprattutto se giovani, non significa solo dar loro vitto, alloggio e un po’ di istruzione. Lo hanno capito bene gli operatori della Cooperativa Crescere Insieme, attiva sul nostro territorio nell’accoglienza di ragazzi rifugiati. L’obiettivo è quello di creare occasioni per favorire un’integrazione a 360 gradi coinvolgendoli anche nel volontariato: pulizie di sentieri di montagna, di panchine della nostra città, animazione in oratorio…
Tutti i ragazzi della Crescere Insieme sono impegnati nell’apprendimento della lingua italiana presso l’Istituto Michele Buniva oltre che con insegnanti della cooperativa e volontari. Alcuni lavorano saltuariamente come camerieri, raccoglitori di frutta, operai.
Il sogno di Harouna
Harouna, ivoriano di 28 anni, ha più volte manifestato il desiderio di lavorare come il saldatore, come già faceva in Costa D’Avorio. «Adesso frequento il CFIQ, imparo a cucinare e servire ai tavoli, a volte mi chiamano in alcuni locali – racconta -. Il lavoro è lavoro e mi piace, ma il mio sogno resta quello di saldare!»
I responsabili della Crescere Insieme hanno iniziato a pensare a qualche corso di saldatura per Harouna e magari anche per altri. Ne sono stati trovati di gratuiti ma a Torino e bisognava sostenere le spese del viaggio, oltre che incastrare gli orari con quelli dalla scuola.
A questo punto entra in campo Luciano Gerbi, socio CAI molto attivo nel trovare soluzioni ad hoc per impegnare i ragazzi della Crescere Insieme, con sua moglie Rosella, già insegnante elementare della figlia del vice-preside dell’Istituto Alberti Porro di Pinerolo. Di conoscenza in conoscenza, inizia a delinearsi un progetto.
Lilith Meier, operatrice della Crescere Insieme racconta: «L’idea originaria era quella di far utilizzare le strutture della scuola ai ragazzi, proprio per il desiderio caldamente espresso da Harouna, ma ragionando con il vice-preside, Lele Marino, siamo riusciti a definire un progetto articolato. Si svolgerà tra il 9 aprile e il 31 maggio, 4 ore settimanali per un totale di 40 ore, nei laboratori dell’Alberti-Porro. Si tratta di un percorso misto didattico funzionale alla conoscenza della saldatura e trasversalmente alla conoscenza storica della colonizzazione francese del 1800; nonché conversazioni di scambio linguistico, italiano-francese, tra i quattro migranti e gli alunni della 5°A turistica».
Spiega Marino, coordinatore del progetto: «È un’inclusione completa perché non solo i quattro ragazzi entreranno nella nostra scuola ma molti saranno gli attori coinvolti. Primo tra tutti Ettore Morat, insegnante in officina con i suoi ragazzi della 3° B, che stanno prendendo la qualifica. Poi la professoressa di francese Beatrice Lella che coinvolgerà i ragazzi nel suo programma sulla storia del colonialismo. Gli studenti italiani potranno conoscere e capire così il colonialismo anche dal punto di vista degli africani. I ragazzi francofoni, infatti, racconteranno in francese le loro storie. Tutti trarranno beneficio da questo scambio!»
Le storie
E i protagonisti? Sono quattro ragazzi che hanno dai 20 ai 30 anni, due ivoriani e due senegalesi. Con l’italiano se la cavano: tutti si sono sempre applicati nello studio della nostra lingua. Harouna è entusiasta e in officina il suo volto si illumina. Ibrahima, giovane senegalese, al suo paese studiava; da meno di un anno vive in Italia, ma a giugno sosterrà già l’esame di terza media. Ha tentato perfino di leggere la Divina Commedia! Incontrando ovvie difficoltà ha ripiegato su un libro di storia della filosofia occidentale. Cheick, il più introverso, sta svolgendo uno stage presso la biblioteca Alliaudi. Abdoulaye, senegalese, è padre di due bambini che porta nel cuore e in fotografia sul suo profilo di WhatsApp: «Mi piace l’idea anche se non ho mai fatto il saldatore – ci dice -. Io ero muratore al mio paese».
Reciprocità e integrazione
Per la realizzazione del progetto il Rotary di Pinerolo ha coperto le spese per le assicurazioni dei quattro ragazzi. Anche il Comune di Pinerolo ha dato la propria disponibilità. «Sono davvero soddisfatto- commenta il vice preside Marino – A volte si hanno buone idee ma naufragano tra mille difficoltà. In questo caso siamo riusciti a superare tutti gli ostacoli».
Lilith sottolinea il duplice obiettivo del progetto: «Sarà certo utile per loro avere delle basi tecniche di saldatura; non avranno una certificazione ufficiale ma questo corso potrà essere riportato sui loro curricula. Per Harouna sarà l’occasione di confrontare le sue conoscenze africane con quelle italiane e, magari, per lui si aprirà qualche prospettiva di lavoro. Molte aziende cercano saldatori. Accanto allo sbocco lavorativo, però, è altrettanto importante per loro lo scambio con altri giovani italiani».
Questa è integrazione a tutto tondo, un dare e ricevere che fa “crescere insieme” tutti in cultura e umanità.
Cristina Menghini