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Attualità  

Libera scrive al sindaco di Pinerolo: "perché è stata negata la cittadinanza onoraria al giudice Di Matteo?"

Libera scrive al sindaco di Pinerolo:

11 maggio 2015

Nei giorni scorsi, il presidio Libera “Rita Atria” Pinerolo, presieduto da Arturo Francesco Incurato, ha inviato una lettera aperta al Sindaco di Pinerolo Eugenio Buttiero, al presidente del Consiglio Comunale e ai consiglieri.

Il Presidio Libera ha voluto, in questo modo, manifestare il proprio disaccordo circa la mancata discussione in Consiglio della proposta di conferimento della Cittadinanza Onoraria al magistrato Nino Di Matteo.

«Attendiamo, auspichiamo, una risposta da parte dei destinatari della lettera – spiega Francesco Incuratoanche per riprendere un cammino avviato ma a cui non si è dato seguito: ad esempio l’azione conoscitiva, culturale, che doveva essere svolta dalla cosiddetta Commissione Consiliare antimafia, formata dall’Amministrazione pinerolese il giorno 19 luglio 2012 anniversario della strage di Via D’Amelio. Insediata in forma solenne in quel giorno carico di significato, in realtà la commissione si è riunita una sola volta per poi “sparire”».

E aggiunge: «Lo abbiamo detto tante volte: mafie, corruzione, mala-politica, sono facce della stessa medaglia! A nostro parere, alla luce degli scandali gravissimi che emergono quasi quotidianamente, l’impegno di conoscenza e di riflessione su temi come quelli dovrebbe essere fra gli elementi costituenti il corpo centrale dell’agenda culturale di una amministrazione pubblica».

Di seguito riportiamo il testo della lettera aperta.

 

Lettera aperta
Nella seduta del Consiglio Comunale di Pinerolo dello scorso 23 aprile 2015 uno dei punti all’ordine del giorno è stata la mozione presentata dal consigliere Luca Salvai per il conferimento della Cittadinanza Onoraria al giudice Nino Di Matteo. Non vogliamo certo entrare nel merito della decisione assunta dal Consiglio Comunale che, “a maggioranza”, ha respinto la mozione. Tuttavia, sullo svolgimento del dibattito (che non ne è seguito) ci sentiamo di condividere la lapidaria considerazione contenuta nelle parole del consigliere Mauro Martina: “Non capisco la maggioranza di questa amministrazione che non solo non condivide la mozione ma neppure la dibatte”
Non abbiamo potuto assistere alla seduta ma, visionando la registrazione della seduta stessa, abbiamo potuto verificare le modalità con le quali il Consiglio Comunale di Pinerolo ha presto deliberato sul giudice Nino Di Matteo, minacciato di morte da Totò Riina e pubblico ministero nel processo sulla “trattativa Stato-mafia”: la vicenda oscura che avrebbe legato le stragi siciliane del 1992 a supposte “convenienze” di pezzi della politica e delle istituzioni di quegli anni e degli anni a venire.
Ritornando alla seduta dello scorso 23 aprile, a noi che non siamo avvezzi “ai modi della politica” ha sorpreso un poco che quanto presentato dal consigliere proponente venisse sì bocciato “a maggioranza” dal Consiglio Comunale, ma chi si incaricava di “cassare” la mozione non fosse però un consigliere del primo partito di maggioranza. Quel consigliere dapprima esprimeva i necessari riconoscimenti all’attività di Nino Di Matteo, e di tutti i giudici che dovrebbero svolgere proficuamente il loro lavoro, dopodiché “cassava” Nino Di Matteo informando come del resto lo stesso giudice avesse visto da poco respinta anche la sua richiesta di passare alla Procura nazionale antimafia.
Su questo episodio, e sulle figure di coloro che sono stati preferiti a Nino Di Matteo per il passaggio alla Procura nazionale antimafia, invitiamo ad effettuare le ricerche-verifiche a cui siamo oramai avvezzi: a molti – con gli opportuni “distinguo”- l’episodio ha ricordato altre bocciature, avvenute in altri momenti della storia di questo Paese!
Pertanto, a Pinerolo la maggioranza -come suo diritto- “boccia”, non dibatte, neppure si concede un ulteriore momento di riflessione, ma passa decisamente al successivo ordine del giorno!
Sulla figura di Nino Di Matteo, sul significato del lavoro svolto dal giudice, lo stesso don Luigi Ciotti – fondatore e presidente di LIBERA – aveva espresso tutt’altra considerazione nel novembre 2013, quando erano state rivelate le minacce di morte rivolte al giudice da Toto Riina. Don Luigi Ciotti aveva indirizzato a Nino Di Matteo la “lettera aperta” che segue e che, lo confessiamo, avremmo sperato suscitasse nei consiglieri della maggioranza pinerolese differente considerazione di quella adottata lo scorso 23 aprile 2015 e, di conseguenza, differente determinazione.
Anche noi del presidio LIBERA “Rita Atria” eravamo stati colpiti dalla vicenda del giudice Di Matteo. Ad alcune classi degli studenti che avevamo incontrati nello scorso anno scolastico avevamo fatto conoscere la lettera aperta di Luigi Ciotti chiedendo, nel caso in cui gli studenti avessero condiviso i contenuti della Lettera, di scattare una fotografia: “Anche Noi siamo con Nino Di Matteo e i giudici della trattativa”. Cercheremo ora altre forme per continuare a ribadire -a Nino Di Matteo e agli altri giudici che svolgono il loro lavoro a servizio della verità e della giustizia- quanto scrive Luigi Ciotti:”Non sarete mai più soli”
Ringraziando per l’attenzione che avrete voluto dedicare al nostro scritto, porgiamo cordiali saluti.

Presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo

 

Lettera aperta di don Luigi Ciotti a Nino Di Matteo – 14 novembre 2013
Caro Nino Di Matteo, devi sapere che non sei solo, che tutti voi a Palermo, e in ogni angolo d`Italia, non sarete mai più soli. Dalla stagione delle stragi è cresciuta nel nostro paese la consapevolezza che la questione delle mafie non è solo di natura criminale. È un problema più profondo, anche culturale e sociale. Una questione che non sarebbe ancora cosi grave se a contrastare le mafie ci fossero stati, oltre alla magistratura e alle forze di polizia, la coscienza pulita e l`impegno della maggior parte degli italiani. Questa coscienza e questo impegno, lentamente e faticosamente si sono negli anni moltiplicati.
Devi dunque sapere caro Nino, anche se qualcuno—mafiosi o complici dei mafiosi — continua a minacciare e lanciare messaggi inquietanti, che oggi tu e tutti gli altri magistrati siete meno soli. Che minacciare voi vuoi dire minacciare tanti di noi, tanti italiani, che nei più vari ambiti si sono messi in gioco. Cittadini che non si limitano a scendere in piazza, a indignarsi o commuoversi, ma che hanno scelto di muoversi, di trasformare il loro “no” alle mafie in un impegno quotidiano per la democrazia, per la libertà e la dignità di tutti.
Le luci non nascondono però le molte ombre. In tanti ambiti prevale ancora l`indifferenza o una semplice e facile risposta emotiva. Anche la politica non sempre ha saputo affrontare la questione con la pulizia morale e il respiro necessario: pensiamo solo ai troppi compromessi che hanno impedito un`adeguata riforma della legge sulla corruzione e ai patti sottobanco. Lo Stato, tutto lo Stato, deve proteggere se stesso e i suoi cittadini. Ma negli ultimi tempi, come molti segnali lasciano intendere, le mafie – indisturbate nei loro livelli più alti: economia, finanza, appalti, affari- hanno approfittato per organizzarsi in silenzio.
Quelle minacce dall`interno di un carcere dicono perciò una verità imbarazzante: se nell`ambito repressivo e giudiziario importanti risultati sono stati ottenuti, sul versante del contrasto politico e sociale c`è ancora molta strada da fare. Perché di una cosa dobbiamo essere certi: sconfiggeremo le mafie solo quando sapremo colmare le disuguaglianze sociali che permettono il loro proliferare. Le mafie non vanno solo inseguite: vanno prevenute. Prevenzione vuoi dire anche realizzare la condizione di dignità e di libertà responsabile prevista dalla Costituzione, il primo e più formidabile dei testi antimafia. Altrimenti, nello scarto fra le parole e i fatti, continuerà a insinuarsi la più pericolosa e subdola delle mafie: quella della corruzione, del privilegio e dell`abuso di potere. A te un forte abbraccio da parte mia e dalle oltre 1600 realtà associate a Libera.

Luigi Ciotti

Le foto degli studenti di Pinerolo per sostenere il giudice Di Matteo
Le foto degli studenti di Pinerolo per sostenere il giudice Di Matteo

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