26 Marzo 2014
La "Brignone" allarga i confini. Incontro con Chiara Carminati, promotrice di progetti educativi
Non vi è lavoro che non richieda passione e dedizione se si vogliono ottenere buoni risultati. Ma ve ne sono alcuni per i quali è necessario qualcosa di più, una vera e propria vocazione, una scelta di vita forte e radicale. Il lavoro dell’insegnante è senza dubbio uno di questi, perché non è neppure pensabile di poterlo svolgere limitandosi solamente ad essere trasmettitori, per quanto validi e capaci, di un qualche sapere.
Dedicarsi all’insegnamento significa infatti accettare una sfida educativa che chiede di sapersi costantemente mettere in gioco. Non si può essere insegnanti in modo neutro e asettico, almeno non buoni insegnanti. I bambini, i ragazzi e i giovani non vogliono avere maestri e professori perfetti e onniscienti, ma onesti. Persone autentiche che non li ingannano né sui contenuti delle discipline, né, specialmente, sui principi e sui valori fondamentali che costituiscono il contenuto di quella “educazione” che nella scuola dovrebbe essere compito trasversale e condiviso di tutte le materie.
Ecco perché siamo molto contenti ogni volta che incontriamo un docente di questo tipo che vuole parlarci della sua esperienza didattica e della sua fatica educativa. Chiara Carminati insegna Matematica e scienze alla secondaria di primo grado (scuola media) “Filippo Brignone” di Pinerolo ed è impegnata in diversi progetti che hanno come comune denominatore quello di fare riflettere i ragazzi su temi di rilevante e attuale valenza sociale. “Progetto Diderot” e progetto “Dalle Alpi al Sahel” già dal nome fanno infatti intuire natura e finalità, che vanno al di là non solo dei confini nazionali, manche di quelli fra nord e sud del mondo.
In particolare Chiara Carminati è riuscita a coinvolgere la scuola in cui lavora in un corso di formazione per insegnanti che prepara ad educare i ragazzi su tematiche come lo sviluppo sostenibile e la solidarietà internazionale. In seguito a ciò è stato inoltre possibile proporre quattro laboratori gratuiti, guidati da alcune ragazze dell’ “Engim” di Torino, alle quattro terze medie della “Brignone” in cui si è parlato di alimentazione e di redistribuzione di risorse tra paesi ricchi e poveri del mondo. Le attività hanno incontrato il gradimento di alunni e docenti ed i materiali forniti sono poi serviti come base per la continuazione del lavoro e dell’approfondimento.
Nel futuro prossimo gli impegni saranno quelli di scegliere nuovi argomenti di riflessione, creare reti di scuole, anche internazionali, che collaborino a progetti comuni. E poi tra aprile e maggio ci si dovrà confrontare con il bando per finanziare queste attività. Il fine di tutto ciò è, in definitiva, la crescita della coscienza di tutti e la consapevolezza, nel confronto con le realtà più povere, che tutto ciò che facciamo nel nostro ambiente, anche le azioni apparentemente più insignificanti, avrà delle conseguenze, positive o negative, da qualche altra parte del mondo.
E, a proposito di comportamenti virtuosi, Chiara Carminati ci parla ancora di un’altra iniziativa cui collabora: le giornate di sensibilizzazione per genitori e alunni, sull’importanza di andare a scuola a piedi. Per ora se ne sono svolte due, realizzate con il coinvolgimento del territorio e, in particolare, dei Vigili Urbani di Pinerolo. Molto incoraggianti i risultati delle adesioni dei ragazzi, che va dal 70% della “Brignone” (sede centrale) al 100% del plesso di Abbadia. Anche per questo progetto è prevista una continuazione, con una ulteriore giornata a fine marzo in cui, per coinvolgere maggiormente i genitori, sarà allestita una mostra con i lavori svolti dai ragazzi sul tema della alla mobilità sostenibile.
Prima di congedarci chiediamo ancora a Chiara di dirci cosa, secondo lei, oggi manca di più alla scuola. «La scuola avrebbe bisogno di molte risorse e attenzioni, senza dubbio, ma la cosa che a mio parere potrebbe giovarle di più è una maggiore attenzione alla formazione costante e permanente dei docenti. E a questo riguardo le mancanze non sono certo solo dalla parte delle istituzioni».
Massimo Damiano
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