11 maggio 2015
Classe 1964. Nato a Casamassima, vicino a Bari, ma pinerolese d’adozione. Imprenditore. Stiamo parlando di Leonardo Fortunato, presidente del Pinerolo F.C. dal maggio 2012 e già presidente del Chisone Calcio.
Lo abbiamo incontrato alla conclusione di una stagione eccezionale da parte della prima squadra, terminata con la meritata promozione in Serie D, dopo una cavalcata trionfale nel girone B del campionato di Eccellenza regionale Piemonte – Valle d’Aosta. 22 vittorie, 8 pareggi e 4 sconfitte, con 64 reti segnate e 33 subite: questi i numeri, che dicono tutto.
Presidente, un campionato straordinario.
«Sì, abbiamo disputato una stagione da sogno, sia per i risultati (basti pensare al numero di vittorie ottenute, 22 su 33 partite) sia per il funzionamento e la strutturazione dell’organizzazione societaria. La scorsa estate eravamo riusciti ad allestire una buona rosa, ma nessuno di noi avrebbe mai pensato al primo posto.
Del resto, la griglia di partenza del girone B del quale facevamo parte vedeva come favorite le due retrocesse (Albese e Pro Dronero), oltre al quotatissimo Casale (non a caso piazzatosi immediatamente alle nostre spalle)».
Di chi sono i meriti?
«Il merito è di tutti. Intanto di una campagna acquisti impostata in maniera molto diversa dal passato, con linee guida da rispettare e la conferma solamente di due/tre elementi della stagione precedente.
Il salto di categoria era programmato a lungo termine ma il nostro mister, Fabio Nisticò, è riuscito ad assemblare magistralmente il parco giocatori che aveva a disposizione: in una sola stagione ha creato una solida intelaiatura di squadra.
E, ovviamente, non posso dimenticare i nostri calciatori: sono tutti ragazzi che lavorano, da noi ricevono solamente un rimborso spese. Molti di loro sono giovani, e questo mi rende particolarmente orgoglioso».
Che cosa cambia con la Serie D (società, stadio…)? Quali le caratteristiche della prossima stagione?
«A livello societario stiamo apportando alcune migliorie: affideremo il marketing ad un’agenzia specializzata e si registrerà l’ingresso di nuove persone nell’organigramma.
Per quanto riguarda lo stadio “Luigi Barbieri”, ne stiamo parlando con il sindaco Eugenio Buttiero e con gli assessori interessati. Siamo consapevoli che può rappresentare un problema, ma sono fiducioso nelle istituzioni. Comunque, confido in una deroga di un anno da parte della Federazione.
Invece mi preoccupa parecchio l’assenza del certificato di prevenzione incendi (per ottenere il quale è prevista una procedura molto lunga): la normativa risale al 2008, ma negli anni scorsi la faccenda non è purtroppo stata seguita a dovere.
Non è mio interesse individuare i responsabili, ma mi preoccupa il fatto che, in quanto presidente, sono penalmente responsabile delle strutture.
Quanto alla Serie D, rappresenta la porta del professionismo. Si tratta di un campionato a livello nazionale, ma suddiviso in più gironi. Il nostro dovrebbe comprendere Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia e, forse, Toscana (dipende dal numero di squadre)».
Ci sono squadre, in Serie A e B, che sono espressione di realtà cittadine ben più piccole di Pinerolo. Queste categorie per noi rimarranno un sogno?
«Diciamo che dipende da tanti fattori (soprattutto dalle potenzialità economiche e dal parco degli sponsor). In questo momento, non ci sono i presupposti.
A Pinerolo la nota stonata, emersa purtroppo anche in questa stagione trionfale, è costituita dalla scarsa affluenza del pubblico. Mi aspettavo molto di più, soprattutto negli incontri clou.
Il calcio locale è poco sentito dalla città. Del resto, con l’avvento della pay-tv, assistiamo ad una continua overdose di partite sul piccolo schermo, e questo ha tolto tanto pubblico alle società dilettantistiche.
La Federazione Italiana dovrebbe intervenire, riconoscendo una quota dei diritti tv anche alle società minori. Sarebbe il minimo, dal momento che noi formiamo i giovani calciatori che poi approderanno alle categorie superiori».