10 marzo 2015

«Entrare in un sito e cambiare la pagina iniziale è una cosa che può fare chiunque sia bravo con un computer, senza bisogno di essere affiliato con un gruppo terroristico. Quindi non si può sapere se sia stato l’Isis o no. In ogni caso resta l’offesa alla popolazione, un fatto molto grave». È il pensiero di Hamid Tayert,  musulmano della comunità islamica del pinerolese, che commenta il recente attacco informatico al sito dell’Acea pinerolese.

«Un po’ di tempo fa – spiega Hamid – era successa una cosa simile su altri siti, ma poi dalle indagini era emerso che i responsabili facevano parte di un gruppo isolato in Algeria. In ogni caso, è un evento che crea terrorismo psicologico e può anche spaventare il territorio».

Sulla scritta in arabo, dice: «I versi, in sostanza, recitano la confessione di fede dell’Isam. Ma nella bandiera nera dell’Isis sono invertiti. Già questo dovrebbe far capire che questa gente non c’entra con la religione musulmana. Nessun vero credente oserebbe mai invertire le parole delle scritture». 

«Ho ascoltato anche le parole del video di sottofondo comparse sul sito dell’Acea – continua – in cui si vantavano di aver ucciso delle persone… La cosa mi indigna profondamente. La religione non è un punto di conflitto. Lo dice anche il Corano».

«L’Isis sta creando dei danni enormi: alle vittime, al mondo e ai veri musulmani, che rischiano di essere confusi con i terroristi. La cosa più grave è che stanno usando il nome della religione per giustificare una guerra. Si fanno chiamare “stato islamico”, senza che nessuno li abbia autorizzati a farlo. Non ci rappresentano».

«La posizione della comunità islamica pinerolese – conclude – è di forte condanna. Sia per l’attacco informatico nello specifico, sia per le azioni dell’Isis nel mondo». 

 

Hamid Tayert

Hamid Tayert