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Territorio  

Ciao, Pinasca. Il saluto di don Ricci alla sua parrocchia

Ciao, Pinasca. Il saluto di don Ricci alla sua parrocchia

La comunità di Santa Maria Assunta ha salutato, domenica 15 settembre, don Alessandro Ricci, in occasione della sua ultima messa da parroco (partirà a breve per una missione di nuova evangelizzazione in Francia). Tra i presenti alla celebrazione animata dal coro parrocchiale anche il sindaco, Roberto Rostagno, il parroco di San Rocco, Dariusz Komierzynski e diversi presidenti di associazioni pinaschesi.

Don Alessandro Ricci col sindaco di Pinasca, Roberto Rostagno

Nei saluti don Alessandro ha ricordato i suoi otto anni da parroco in Santa Maria Assunta, dedicando un pensiero speciale al gruppo giovani – «i figli che il Signore ha deciso di darmi, quando ho accolto la sua chiamata» – e al gruppo del Cammino Neocatecumenale, nato sotto la sua guida. Il don ha poi comunicato il futuro immediato della parrocchia che, nonostante qualcuno avesse pensato a una fusione con Dubbione, appare più sfumato. La rappresentanza legale sarà in capo al parroco di Perosa, Mauro Roventi Beccari a cui presteranno aiuto i sacerdoti Roberto Bocchese e Davide De Bortoli.

Don Mauro Roventi sulla sinistra (con don Rafael Urzua)

La notizia l’aveva già anticipata il vescovo Derio Olivero nell’incontro dello scorso 13 settembre, spiegando ai presenti la sua scelta di non nominare un parroco almeno per un anno, responsabilizzando i fedeli in modo da mantenere anche in futuro l’identità della comunità. «Accorpare le parrocchie è un modo per impoverirle e non voglio farlo: io sogno di lasciare ai “nostri” nipoti delle parrocchie autonome dal punto di vista gestionale-organizzativo, che possano funzionare anche senza prete. Da qui a vent’anni probabilmente in tutta la valle ci sarà solo un sacerdote a Villar e uno a Perosa: dobbiamo perciò lavorare ora per allora».

Il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero

Alle ovvie rimostranze dei pinaschesi, monsignor Olivero ha risposto con un invito al cambiamento: «Nel mondo c’è stato un cambio di paradigma – l’esculturazione del cristianesimo – davanti al quale possiamo deprimerci, restare inerti oppure provare a cambiare. Ma noi cristiani non possiamo avere paura del futuro perché il Signore ci dà una speranza che va oltre anche alla morte, quella del Paradiso. Ci attende una grossa sfida da cui dipende il futuro della Chiesa, dobbiamo cambiare per tornare ad aver qualcosa da dire alla gente, che veramente le importi, diventando testimoni credibili della nostra fede».

GUIDO ROSTAGNO

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