23 Luglio 2018
Chi guida piano, guida sicuro
Molto del successo di Facebook dipende dalle discussioni, a volte anche un po’ animate. Come quando gli iscritti interagiscono con i sindaci disponibili al confronto sui social. In questi giorni, ad esempio, sul profilo del primo cittadino di Villar fioccano i commenti sugli spartitraffico in fase di realizzazione sulla Provinciale tra lo stabilimento della Tekfor e il tempio valdese a Borgo Soullier (su Pinasca). C’è chi è contento, altri sono perplessi, qualcuno è proprio contrario.
Ma per capire la filosofia che sottostà a questi interventi, la voce di un esperto può aiutare. E sicuramente la persona giusta è Danilo Odetto, un architetto specializzato in moderazione del traffico con esperienze in Italia e all’estero, attivo inoltre sia su Facebook che su YouTube nel promuovere buone pratiche di mobilità sostenibile.
«Avendo visto solo qualche foto dell’intervento – spiega -, posso dare solo un giudizio sommario. Comunque la soluzione degli spartitraffico sul rettilineo di una strada relativamente poco trafficata dovrebbe permettere una significativa riduzione della velocità dei veicoli, anche di 10 km orari». E aggiunge «se si rispettano i limiti di velocità già prima in vigore, non ci dovrebbero essere problemi anche per mezzi più grandi come i pullman. Non so se è prevista dal progetto, ma in casi simili, risulta molto utile tra gli spartitraffico una corsia centrale come zona di accumulo per consentire di svoltare in piena sicurezza». Per chi fa il lavoro di Odetto sicurezza è la parola d’ordine a cui non sfuggono nemmeno i dettagli all’apparenza più banali: «I delineatori di ostacoli (ndr i pannelli che segnalano lo spartitraffico) di concezione più recente sono flessibili. Se urtati non causano danni al veicolo e, allo stesso tempo, non è necessario sostituirli perché non si danneggiano».
Odetto plaude in ogni caso la scelta della Città Metropolitana da cui dipende la strada: «Spesso i funzionari sono scoraggiati nel portare avanti interventi di moderazione del traffico dal timore, in caso di incidenti, di essere trascinati in contenziosi giudiziari. A volte la magistratura non si dimostra molto flessibile, anche per via di un codice della strada poco aperto alle novità». L’auspicio è dunque che l’ex Provincia «adotti anche altrove questa strategia».
E a chi, anche sui social, preferirebbe l’adozione di autovelox come ad esempio è avvenuto a Meano, Odetto ricorda: «Il velox può funzionare da dissuasore, ma attenzione. Può capitare che qualche automobilista, consapevole che senza la presenza di un operatore non sono possibili le multe, ne approfitti per sorpassare a velocità elevata le auto indotte a rallentare dall’autovelox. E il rischio aumenta!»
Odetto sottolinea soprattutto la necessità di una battaglia culturale: «Occorre iniziare a ragionare, privilegiando una mobilità sostenibile commisurata alle esigenze delle persone, mentre ancora spesso in Italia i gestori delle strade sono preoccupati solamente di garantire un rapido scorrimento delle auto». All’estero esistono enti come il francese «C.E.R.T.U., un centro studi che, tra le altre cose, si occupa delle reti viarie e dei trasporti per individuare e diffondere le buone pratiche, senza paura di sperimentare». L’obbiettivo è di «analizzare gli spazi pubblici e l’utilizzo dei mezzi di trasporto per dare una nuova forma al territorio e progettare la strada del futuro. Non per niente “Rue de l’avenir” è il nome di un’associazione che studia interventi sullo spazio urbano per migliorare la qualità della vita». Per fortuna negli ultimi tempi, «grazie a progetti europei come il M.U.S.I.C. (Mobilità Urbana Sicura, Intelligente e Consapevole) anche da noi qualcosa si sta muovendo come testimonia il P.U.M.S. (Piano Urbano di Mobilità Sostenibile) in fase di preparazione a Pinerolo».
Gli urbanisti per regolare la velocità sulle strade cercano di «restringere la carreggiata, arricchendo la strada di elementi che creino nei guidatori la percezione anche visiva che si sta entrando in uno spazio urbano, dove occorre limitare la velocità di transito». Non è forse il caso della provinciale 023, «ma gli elementi introdotti sulla carreggiata non servono solo a ostacolare la velocità, ma possono anche abbellire il contesto urbano, favorendone la fruizione anche da parte di chi va in bici o a piedi. Rallentare la velocità può permettere di valorizzare il centro di un paese, invogliandone la scoperta da parte di chi transita».
GUIDO ROSTAGNO
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