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Territorio  

C’era una volta e c’è ancora il Mansia

C’era una volta e c’è ancora il Mansia

Quando vi dicessero che domenica 22 luglio a Fenestrelle ci sono state le elezioni, molti cadrebbero dalle nebbie. Eppure è vero. Certo i “mansia” non sono i sindaci o i deputati, ma a livello locale godono di rispetto e autorevolezza. D’altronde già in un codice cinquecentesco ritrovato a Mentoulles si fa cenno a questi capi-borgata a cui, addirittura negli statuti comunali di fine ‘700, si riconosceva un ruolo importante nella tutela dei boschi. Il sindaco di Fenestrelle, Michel Bouquet racconta: «Erano figure molto importanti dal lato amministrativo delle piccole comunità: controllavano il rispetto dei turni per irrigare i campi o al forno comune, stabilivano le “roide” (corvées) per i lavori necessari al borgo». Bouquet ipotizza che «la figura del Mansia potrebbe essere un retaggio gallo-celtico, quando c’erano villaggi autonomi», poi aggiunge scherzando «come quello di Asterix e Obelix».

Certo è invece «che da qualche anno, durante il mandato da sindaco di Ilario Manfredini, i Mansia sono stati reintrodotti, seguendo l’esempio di Usseaux e Pragelato, anche da noi». E l’esperienza è stata positiva: «A Villecloze e a Grange sono state rielette a furor di popolo Silvia Clapier e Bruna Martin, mentre anche a Mentoulles, dove non c’era, lo hanno voluto e hanno scelto il maestro Mauro Martin». I moderni “mansia” hanno conservato dei loro antesignani «l’amore e la dedizione per il loro paese a cui si dedicano del tutto gratuitamente come volontari ». Il loro compito è «di farsi portavoce verso l’amministrazione comunale delle necessità dei loro borghi». Un trait d’union, insomma, fra il sindaco e i consiglieri e le comunità locali.

Quest’esempio, che viene da lontano, testimonia come – sia ieri che oggi -, per fare il bene dei territori, è necessario stare vicino a chi ci vive e condividerne le sorti.

G.R

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