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Territorio  

Caritas VCG. Ascolto e accoglienza prima di tutto

Caritas VCG. Ascolto e accoglienza prima di tutto

Il direttore della Caritas Valli Chisone e Germanasca, Mauro Clot, racconta l’esperienza dei volontari: persone preparate ad accogliere senza giudicare.

 

 

Non se ne parla molto, ma l’attività della Caritas Valli Chisone e Germanasca prosegue. Con discrezione e professionalità.

 

L’affetto della gente

«Abbiamo potuto riprendere le nostre varie raccolte dopo il Covid – spiega il direttore Mauro Clot – dagli alimentari agli articoli scolastici. Se spesso manca la fiducia verso le istituzioni, non è il nostro caso: la gente, nonostante le indubbie generali difficoltà economiche continua a fidarsi di noi e ad aiutarci». A testimoniare l’affetto per la Caritas, la risposta di pubblico al concerto organizzato dall’associazione Cantiere senza Sensi lo scorso 1° dicembre a Villar Perosa: «Al di là degli 800 euro raccolti per noi (un bell’aiuto), ci ha fatto molto piacere il salone strapieno di persone venute, sì per il concerto, ma soprattutto per esprimere il suo sostegno all’azione di Caritas!»

 

Stare vicini a chi viene nei centri di ascolto

Un’azione diversa da quella dell’immaginario comune: «Molti pensano che la Caritas sia un distributore di aiuti, ma in realtà il nostro approccio è diverso. Nei nostri centri di ascolto – ne abbiamo uno a Villar Perosa, uno a Dubbione e uno a Perosa Argentina – i volontari accolgono chi arriva, cercando di essere loro vicini… in alcuni casi c’è chi viene solo per parlare, per sfogarsi… Altre volte chi arriva parla poco l’italiano ma con l’ausilio di Google Translator in qualche modo ci si capisce».

 

Non basta la buona volontà!

Il ruolo degli operatori va ben oltre il semplice volontariato: «L’accoglienza nei centri di ascolto non è un’attività adatta a chiunque e non basta la buona volontà: i nostri volontari, grazie a dei corsi organizzati con le Caritas regionale e diocesana, sono tutti formati (e continuano a prepararsi) per il loro compito: accolgono senza mai giudicare, sempre rispettando chi si trovano davanti, cercando di coinvolgerlo, di capire insieme le ragioni profonde delle difficoltà quotidiane. Oltre a fornire generi alimentari (non paghiamo bollette e non gestiamo denaro), sono pronti a dare supporto con l’obiettivo di favorire con discrezione il reinserimento delle persone nel tessuto sociale da cui sono uscite per i motivi più diversi».

 

Il lavoro con i giovani

Chi si rivolge alla Caritas – spesso con difficoltà perché per molti l’aver bisogno appare come disonorevole – lo fa dopo una separazione o dopo aver perso il lavoro o la casa oppure anche per problemi di salute: «Tra le ragioni su cui poco si pone attenzione, c’è anche un problema di cultura del lavoro: non ci sono più posti di lavoro stabili e sicuri per tutta la vita, a volte inoltre le persone faticano a pensare di doversi spostare magari fuori provincia per lavorare, spesso poi le offerte di lavoro ci sono, ma a volte chi cerca occupazione non ha le basi lavorative richieste. Per questo insistiamo molto con i giovani delle famiglie che vengono da noi, sull’importanza di studiare, di formarsi (abbiamo anche il progetto Giovani Futuro per dare loro una mano per il trasporto e il materiale scolastico), cercando di consigliarli anche sulla scelta dei percorsi di studio».

GR

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