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Territorio  

Caritas Valli Chisone e Germanasca. Dieci anni di bene fatto bene (e con discrezione)

Caritas Valli Chisone e Germanasca. Dieci anni di bene fatto bene (e con discrezione)

La Caritas Valli Chisone e Germanasca dal 2012 accoglie con riservatezza e senza pregiudizi le persone bisognose accompagnandole in un percorso verso l’autosufficienza.

 

Il vescovo Derio e alcuni sacerdoti alla messa per i dieci anni della Caritas VCG

Lo scorso 21 ottobre la Caritas Valli Chisone e Germanasca ha ricordato i dieci anni di attività: la messa presieduta dal vescovo Derio nella chiesa di San Genesio a Perosa e un momento conviviale tra i volontari e le loro famiglie. Con semplicità e discrezione.

La spinta di don Rafael

«La Caritas delle valli – spiega il direttore Mauro Clot – è nata soprattutto per la spinta di don Rafael (ndr Urzua), che allora era il vicario zonale. Da poco era fallita la Manifattura di Perosa e tante famiglie erano in difficoltà e gli stessi parroci spesso non avevano strumenti per riconoscere i casi di bisogno».

 

Un’organizzazione seria

Così per dare forza alla Caritas, «all’inizio abbiamo cercato i volontari tra amici e conoscenti, poi si sono aggiunte altre persone. Ma soprattutto abbiamo cercato di dare un’organizzazione seria alla struttura, collaborando con i Servizi Socio-assistenziali dell’Unione dei Comuni Valli Chisone e Germanasca, in modo da ottimizzare gli aiuti alle persone».

 

Rapporti solidi con Comuni e privati

La serietà del lavoro ha permesso nel tempo di «creare solide collaborazioni con i comuni e con attività private, in particolare lo si è visto durante il primo lockdown quando abbiamo messo a disposizione delle comunità esperienza e forze e, grazie all’aiuto della Caritas diocesana, anche molte risorse».

 

La nuova filosofia Caritas

Al di là dell’emergenza Covid, l’attività dell’organizzazione continua, seguendo la nuova filosofia adottata dalla Caritas italiana. «Non si tratta più – sottolinea Clot – di una semplice assistenza: i nostri volontari hanno frequentato dei corsi di formazione promossi dalla Caritas regionale per imparare a gestire i colloqui con chi ci chiede aiuto. Non funziona che uno viene da noi solo per prendere il pacco alimentare, l’obiettivo di Caritas non è il puro aiuto, ma cerchiamo di coinvolgere chi viene da noi esaminando e provando a superare insieme le cause delle difficoltà. Forniamo informazioni su come richiedere gli aiuti previsti dallo stato, segnaliamo delle possibilità di lavoro, inoltre col Progetto Giovani (per cui ora le richieste sono diminuite) abbiamo aiutato studenti in difficoltà sia nella scelta del percorso di studi sia ad affrontare le spese di viaggio o per il materiale scolastico».

 

Un percorso verso l’autosufficienza

«Venire alla Caritas – prosegue Clot – significa iniziare un percorso verso l’autosufficienza. Non tutti lo accettano e magari non vengono più, altri invece sono riusciti a uscire dall’emergenza». Fondamentale in questo è il ruolo dei volontari: «Capitano anche persone non proprio semplici da gestire, ma i nostri collaboratori pur volontari hanno una preparazione professionale e si pongono di fronte agli interlocutori senza pregiudizi, basandosi solo su dati oggettivi (come indicatore ISEE e situazione familiare) e senza voler imporre delle scelte, ma cercando di creare un rapporto di fiducia in modo che le persone decidano da sole che cosa fare o non fare davanti alle loro difficoltà».

 

Riservatezza e fiducia

Per agevolare questo clima di fiducia, la Caritas evita il più possibile ogni forma di pubblicità del suo lavoro per evitare che chi chiede aiuto venga etichettato. «La riservatezza è importante, solo pochissime persone conoscono l’identità degli assistiti, anche se per serietà di lavoro e per rispettare i protocolli della Caritas nazionale tutti gli aiuti vengono registrati in modo puntuale».

GR

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