28 Novembre 2019
Azione Cattolica. Venerdì 29 novembre un incontro con il giornalista Alberto Chiara
L’Azione Cattolica di Pinerolo e “Vita Diocesana” propongono venerdì 29 novembre alle 20.45 nella Chiesa Santi Michele e Lorenzo di Pinerolo (quartiere Tabona) una serata per conoscere fratel Carlo Carretto (1910-1988), figura profetica e testimone del Vangelo nell’apostolato – intraprendente e dinamicissimo dirigente AC – e nella preghiera – silente ed umile Fratello di Gesù sulle orme di Charles De Foucauld. Il relatore sarà Alberto Chiara, giornalista e autore di “Carlo Carretto. L’impegno, il silenzio, la speranza”.
Anche il nostro don Giovanni Barra s’interessò a suo tempo a fratel Carlo: lo aveva conosciuto a Pinerolo, ufficiale degli Alpini, durante la guerra – come testimonia una foto dell’8 settembre 1943 -, lo reincontra dopo la pubblicazione di “Lettere dal deserto” e ne scrive in “Cristiani nel mondo” nel Capitolo “Pregare è guardare Dio con amore”, riportando ampi stralci delle “Lettere”.
Le tre chiamate
Tre chiamate segnano la vita di fratel Carlo.
La prima a 18 anni, quando, giovanissimo maestro elementare, confessandosi avverte «nel silenzio dell’anima il passaggio di Dio» e la sua vita cambia: una vita di insegnante, universitario (Laurea in Filosofia), direttore didattico in Sardegna e in Piemonte, inviso al regime fascista tanto da essere radiato dall’albo dei direttori didattici e tenuto sotto sorveglianza.
La seconda a 23 anni, pregando in una chiesa deserta: «Mi offrirai la tua vita. Io sarò il tuo amore per sempre». Ed è lo spendersi senza risparmio come dirigente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica. che vede il suo momento culminante a Roma nel ’48 col raduno dei Baschi Verdi: 300.000 giovani celebrano gli ottant’anni dell’Azione Cattolica e professano pubblicamente la loro fede, in un’Italia che sta risorgendo dalle macerie e dalle ferite della guerra. Ma è anche, nel ’52, il momento del contrasto con Luigi Gedda e con un’impostazione temporalistica dell’impegno cattolico, fino alle dimissioni da presidente della GIAC e all’esigenza di una testimonianza più autentica e interiore.
Ecco dunque a 44 anni la terza chiamata: «Lascia tutto e vieni con me nel deserto. Non voglio più la tua azione, voglio la tua preghiera, il tuo amore». Carlo entra nella Congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù, fondata da René Voillaume nello spirito di Charles De Foucauld. Va ad El Abiodh Sidi Sheik, nel deserto algerino, dove un noviziato di povertà, lavoro, silenzio e preghiera lo trasforma. «Il faut faire une coupure», gli dice il maestro dei novizi, e Carlo brucia l’agenda dove negli anni aveva appuntato migliaia di indirizzi, non certo per rinnegare le amicizie, ma per ricomprenderle in un amore più grande. Le priorità sono rovesciate: al primo posto non l’attività, entusiasta e quasi frenetica, ma la dimensione contemplativa, perché «Noi siamo ciò che preghiamo». Questa esperienza si riverserà nelle “Lettere dal deserto”, la sua opera più letta.
Giunge poi per Carlo l’ultimo periodo, con la fondazione a Spello nel ’65 della Fraternità dei Piccoli Fratelli del Vangelo, dove prega, scrive, accoglie persone in ricerca di ogni condizione e testimonia la fede con attenzione e sensibilità per quanto avviene nella società italiana, col sofferto coraggio di esprimere a volte posizioni difformi dalla linea ufficiale della Chiesa, come in occasione del referendum abrogativo della legge sul divorzio o nella “Lettera a Pietro” in difesa della scelta religiosa dell’AC, sempre però animato da un grande amore per la Chiesa stessa che gli impedisce di staccarsene: «Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità! Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato do più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo».
Franco Betteto
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