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Andrea e Matteo alla scoperta dei meccanismi della solidarietà

Andrea e Matteo alla scoperta dei meccanismi della solidarietà

Parlano due giovani, volontari nella parrocchia San Giuseppe Cafasso di Torino

Mentre ci si addentra sempre più nella cosiddetta fase 3, vale la pena non soffermarsi soltanto sugli aspetti negativi degli ultimi mesi: si pensi ad esempio alle vittime, al distanziamento forzato, alla comunicazione spesso troppo catastrofista da parte dei media e delle istituzioni, alle polemiche tra virologi, alle discutibili misure di organismi sovranazionali e del governo nostrano, all’emergere di filantropi caritatevoli come il “cuculo con il nido degli altri”, fino al rischio della crisi economica. È importante porre mente – dimostrando così uno sguardo capace di cogliere la profonda bellezza della vita e l’irrompere dell’Altro – anche al fiorire di iniziative per il bene comune, come quella compiuta da due giovani che hanno prestato servizio come volontari della Caritas, nella zona nord di Torino, tra le più colpite dall’emergenza. Sono Andrea Polonio e Matteo Emiliani: il primo è un torinese, ingegnere informatico presso Leonardo S.P.A.; il secondo lo è per lavoro, dato che si è trasferito dall’Emilia-Romagna allo scopo di lavorare all’istituto finanziario del gruppo FCA.

Per circa due mesi e mezzo hanno operato nel “Centro della generosità” di Corso Grosseto/Borgo Vittoria, ossia la parrocchia San Giuseppe Cafasso, dove  trovano spazio una sede territoriale di Radio Maria e una sede della Caritas.

 

Il paradosso della generosità

«Guidati spiritualmente dal parroco don Angelo Zucchi, supportati da Maria Vultaggio, coordinatrice attività Caritas Cafasso, abbiamo aiutato a preparare le borse, riempiendole degli alimenti forniti dal Banco alimentare e dal fondo europo FEAD, per poi portarle alle famiglie e alle singole persone in difficoltà della zona: più di 400.

Un servizio che fatto emergere il prezioso paradosso della generosità: più aiuti e più sei ricambiato, trovandoti come aiutato a tua volta. Perché la dignità e la gratitudine che trovavamo ogni volta nei volti di chi aiutavamo, ci ha educati a non dare niente per scontato – anche consegnare cibo, ricevere un sorriso, un grazie, sono aiuti preziosi – e a riconoscere che il male non ha mai l’ultima parola.

Inoltre, l’impegno di metterci a servizio è stato ricompensato dalla condivisione della nostra quotidianità con altri volontari (sia della Caritas, sia della Protezione Civile). Il vivere insieme a loro anche i momenti più semplici della giornata ci ha permesso di sperimentare un rapporto di vicinanza e amicizia.

Potremmo dire che abbiamo fatto parte di un “trittico della generosità”: noi, i nostri colleghi e gli assistiti. Del resto, quando si condividono le pene, tutto diventa più sopportabile e si scopre che possono trasformarsi davvero in opportunità; basta non dimenticarsi che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28).

Abbiamo avuto anche l’opportunità di conoscere meglio le opere della Parrocchia, che da sessant’anni è faro di speranza e missionarietà in un territorio ieri operaio e oggi stravolto dai cantieri che portano disagi e difficoltà per i borghigiani. Si pensi alla paritaria Cafasso con due scuole – dell’Infanzia e Primaria (da oltre 50 anni), la Secondaria di Primo grado nata nel 2018 -;  alla MensAmica, ossia la mensa solidale; al presidio Case I-pop, che con attività di sportello, animazione, laboratorio di falegnameria e manutenzione del verde, favorisce meccanismi di solidarietà e reciprocità tra le persone, anche in situazione di disagio e di difficoltà. Opere che servono per il bene di più di 140 famiglie».

 

Parola di Tolkien

Prendendo nota della testimonianza offerta da Andrea e Matteo, sono riaffiorate nella mia memoria queste significative parole che Tolkien fa dire a Gandalf ne “Il Signore degli Anelli”: «Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare» (Il Ritorno del re).

 

Daniele Barale

Andrea Polonio e Matteo Emiliani
Andrea Polonio e Matteo Emiliani

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