20 Gennaio 2017
Alpinismo in lutto: è morto Spiro Dalla Porta Xydias
Alla soglia dei cento anni, per meno di un mese non raggiunti, si è spento il 18 gennaio una delle più significative figure della letteratura di montagna e dell’alpinismo accademico del Club Alpino italiano, con 108 vie nuove salite; di sicuro una delle persone più rappresentative dell’alpinismo delle Alpi Orientali. Ero unito a lui da una salda amicizia quale socio accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna), del cui gruppo Spiro è stato presidente per tanti anni ed è rimasto presidente onorario e leader carismatico fino alla sua dipartita.
Nato nel febbraio del 1917 a Losanna da famiglia di origine greca, si era trasferito giovanissimo a Trieste, dove è vissuto sino alla fine dei suoi giorni. Alpinista accademico, scrittore, giornalista e regista teatrale, è stato uno dei più prolifici scrittori italiani di montagna pubblicando oltre sessanta libri. Ha vinto numerosi premi ed è stato spesso invitato come relatore ai numerosi e più importanti convegni di montagna, quali il Festival di Trento, anche se la sua vera vocazione è sempre stata la scrittura, che ha occupato gran parte del suo tempo in questi ultimi anni. Il suo approccio alla montagna è stato puro, estetico, e, ancor più, etico; e Spiro non ha mai perso occasione per difendere l’alpinismo da quella fretta di record e tecnicismo che ne inquina le profondità e le fondamentali motivazioni.
“La sua figura è stata punto di riferimento e richiamo perentorio ai valori della tradizione alpinistica più pura, sempre catarticamente ispirata e sostenuta da una prorompente – metafisica della vetta”, così ha detto di lui il già presidente generale del CAI Annibale Salsa, nella prefazione del libro di Bianchi. “Il suo alpinismo è una forma d’arte, sia in senso plastico che sul piano dell’elaborazione concettuale”.
Una cosa ci ha particolarmente uniti e cioè la salita programmata per molto tempo, sempre respinti dal mal tempo, con Mauro Corona e mia figlia Stella (allora sedicenne) sul Campanile di Val Montanaia, che è sempre stata la guglia da lui preferita e più amata. I casi del destino han voluto che l’ultima cima da lui salita, fosse proprio compiuta con noi due sulla parete nord del Pich Chiadenis (Alpi Carniche) e che su un suo libro in un brano dal titolo “Il ponte alato” avesse avuto parole di stima e di sentita amicizia nei nostri confronti. Riporto le sue parole: “…. Raggiungo il mio compagno di scalate Lodovico che si alterna con sua figlia Stella al comando della cordata … Alla fine ci muoviamo insieme, tutti e tre, e arriviamo al vertice – quel vertice stretto, oblungo, piccola oasi sospesa nell’etere – che tanto ha contato nella mia vita di scalatore … per il significato che ha avuto quando l’ho di nuovo raggiunta … Accanto a me l’espressione della bellezza, la ragazza che ha condotto buona parte della scalata. Perfetta nel gesto, per cui l’arrampicata non è sforzo ma armonia, espressione artistica. Giovanissima cui mi lega l’amore per la montagna e la calda, prorompente amicizia del padre … Anche gli anni sono trascorsi, veloci, troppo veloci … Devo forzarmi ad assimilare per sempre le magiche sensazioni di questa cuspide … per potermi sempre ritrovare su questo magico ponte alato, da cui è tanto più facile guardare il cielo e rendere vivo e pregnante il sentimento della vetta … che è stata l’ultima della mia esistenza”.
Era il 29 luglio del 1994. Spiro aveva allora 77 anni. Pochi giorni dopo, per non negarsi mai a nessuno e dopo tre convegni di seguito ai quali aveva dovuto presiedere, fu colto da infarto. Motivo per cui questa salita di un certo rilevo compiuta insieme fu l’ultima per lui. Ma grazie alla sua forte fibra superò anche questo colpo infertogli dalla vita e continuò a dedicarsi alla montagna guardandola da un’altra prospettiva. Con mia figlia scalammo in seguito la sua montagna “Il Campanile di Val Montanaia” segnando sul libro di vetta anche il suo nome perché era la nostra meta in comune, che ci era stata negata solo a causa di un prolungato maltempo. Per finire anche la Città di Avigliana ove vivo lo ricorda con affetto e stima perché il 6, 7 e 8 giugno 2014 ospitò in un raduno nazionale Spiro e gli scrittori di montagna provenienti da ogni parte d’Italia.
Lodovico Marchisio
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