15 Gennaio 2012
Alla nostra città dico: grazie!
Pinerolo. Intervista a Vincenzo Chiaramonte, ex segretario generale del Comune
Vincenzo Chiaramonte, nato nel 1948 a Santa Ninfa (Tp). Sposato, due figli. Dopo la laurea in Economia e Commercio (conseguita presso l’Università degli Studi di Palermo), nel 1973 ha frequentato a Roma (presso l’Università Internazionale “Pro Deo”) il corso per diventare segretario comunale, superando con successo l’esame conclusivo. Tra i suoi docenti, ama ricordare Bachelet. In quarantadue anni di servizio, non ha cambiato molti Comuni (questo perché, afferma, «mi è sempre piaciuto lasciare un’impronta dove ho lavorato»): Usseglio, Villarbasse, Bruino, Giaveno e, dal 16 luglio 1997, Pinerolo. Qui ha svolto per lunghi periodi, oltre alla funzione di segretario, anche quella di dirigente dei settori Finanze e Urbanistica. Il 31 dicembre 2011 è andato ufficialmente in pensione. Nei quindici anni trascorsi a Pinerolo, non ha mai concesso un’intervista vera e propria alla carta stampata. Siamo orgogliosi e lo ringraziamo per averla regalata in esclusiva a “Vita Diocesana”.
Può illustrarci la figura e i compiti del segretario comunale?
Il segretario comunale ha l’incarico di coordinare il rapporto tra la politica e l’apparato amministrativo. La politica sceglie gli obiettivi; il segretario comunale deve realizzarli, avvalendosi della struttura. Inoltre, riveste anche una funzione certificativa e notarile.
A Pinerolo lei ha “attraversato” varie giunte comunali. Che cosa può dirci al riguardo?
La collaborazione nei confronti dei sindaci, delle giunte e dei consigli comunali succedutisi nel tempo è stata sempre funzionale a garantire la conformità dell’azione amministrativa rispetto alle leggi, allo statuto e ai regolamenti. C’è sempre stato un rapporto leale e rispettoso, anche nei confronti delle minoranze. Io sono sempre stato indipendente e apprezzato. Basti pensare ai grandi scaldali (appalti…) successi in tante città, con il relativo clamore mediatico: a Pinerolo, di queste cose non c’è mai stata neanche l’ombra. Pinerolo è una città a cui ho dato tanto, ma dalla quale ho anche ricevuto tanto. È stato un onore essere al servizio, per tanti anni, di una città così bella. E che, mi lasci dire, abbiamo contribuito a rendere ancora più bella.
Un bilancio dei quindici anni trascorsi come segretario comunale a Pinerolo.
Inizio con il dire che gli obiettivi a cui lavorare me li hanno forniti le amministrazioni, ma anche gli eventi che abbiamo dovuto affrontare. Mi soffermo su tre realizzazioni. La prima rappresenta il fiore all’occhiello della mia esperienza pinerolese: il rifacimento del Teatro Sociale, dopo l’incendio subito negli anni Settanta. Nel 1997 ci fu la possibilità di partecipare a un bando regionale di finanziamento (di circa cinque miliardi di vecchie lire), con città concorrenti del calibro di Giaveno e Alessandria. Le difficoltà affrontate sono state infinite, ma posso dire con orgoglio: ce l’abbiamo fatta! Tutti ricordano le piante di acacie che affioravano dal tetto; oggi l’amministrazione comunale organizza oltre ottanta spettacoli l’anno. La seconda risale al 27 maggio 1999 (primo giorno fissato dalla legge relativa), data nella quale instaurai lo Sportello Unico per le Imprese (per la semplificazione delle procedure); nel 2011 la Regione Piemonte e l’ANCI hanno scelto Pinerolo, insieme a Borgomanero, come città modello. Infine, voglio ricordare che, dopo la sottoscrizione del Patto Territoriale, dal 1997 al 2010 nel pinerolese sono stati eseguiti lavori per 140 milioni di euro; io, con i miei funzionari, andavo a verificare e a certificare se erano effettivamente svolti.
Qualche considerazione sull’aspetto umano del suo lavoro.
Ci tengo a dire che la mia esperienza come segretario comunale è stata caratterizzata anche da un lato, per così dire, “spirituale”, costituito dalla forza delle cose. I miei vanti sono l’onestà, la pulizia, il non avere scheletri nell’armadio. Faccio un esempio. L’alluvione dell’ottobre 2000 fu drammatica per la città di Pinerolo e per il territorio circostante. Nella notte in cui accadde, nonostante avessi la febbre alta, mi precipitai in macchina (abitavo a Rivoli). Strade e ponti erano chiusi. Trovai un punto di passaggio a Trana. Alle 6 del mattino mi trovavo nei pressi del fiume Chisone con l’allora sindaco Barbero, i tecnici del Comune, gli uomini della Protezione Civile e qualche consigliere comunale. Certo, questo fatto non risolse i problemi di quelle persone, ma fu un gesto di solidarietà molto apprezzato e di cui vado fiero. Ricordo con piacere anche l’evento olimpico del 2006, quando dovetti coordinare una squadra di 280 persone. Trovai la maniera di coinvolgere molto i dipendenti. Pensi che non erano tenuti a darmi i loro numeri telefonici privati, ma lo fecero tutti e, se avevo bisogno, li chiamavo ed essi rispondevano subito.
Ha elencato alcuni successi di cui va fiero. Veniamo ai fallimenti.
Un grande sogno iniziato e poi tristemente naufragato è quello della sede pinerolese dell’Università degli Studi, che non siamo purtroppo riusciti a trattenere. L’idea nacque in un momento nel quale le varie Università si stavano progressivamente decentrando sul territorio regionale. Quel progetto comportò lavori ingenti di restauro dell’edificio individuato come sede (lì c’erano gli archivi). Purtroppo fu un’idea non pienamente capita dal territorio, dai piccoli Comuni che circondano Pinerolo. Oggi stiamo rischiando di perdere molte cose (ospedale, tribunale…) e stavamo perdendo anche il Nizza Cavalleria… Non voglio essere polemico, ma l’allora sindaco Barbero non ebbe alcun aiuto da parte del territorio. Peccato, perché, attraverso una struttura universitaria legata al commercio e al turismo, il pinerolese aveva una grande opportunità di sviluppo culturale, ma ce l’ha fregata Torino. Altre strutture universitarie periferiche sono resistite (ad esempio, Novara).
Un luogo comune afferma che i dipendenti pubblici non si ammazzano certo di fatica. Per la sua esperienza pinerolese, è d’accordo o no?
Assolutamente no. E non sono solo parole, ma nel dire questo mi confortano i fatti. La macchina comunale di Pinerolo ha funzionato perfettamente in tutti i grandi eventi che negli anni hanno coinvolto la città: alluvione, Olimpiadi, Giro d’Italia, Tour de France… è una macchina attenta e precisa. Certo, alcuni lavativi ci sono, ma non potrebbe essere altrimenti; in qualsiasi ambiente lavorativo, pubblico o privato che sia, questo è un dato di fatto. Nei quindici anni trascorsi a servizio del Comune di Pinerolo, ho sempre bollato il tesserino, all’entrata e all’uscita, per dare il buon esempio ai miei dipendenti e collaboratori. Sono davvero molto soddisfatto di loro: persone splendide, con cui ho lavorato in maniera egregia, apprezzandone in ogni occasione l’efficienza professionale e l’umanità.
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