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Territorio  

700 ettari di montagna in fumo

700 ettari di montagna in fumo

L’incendio più vasto tra le valli Sangone e Chisone GIAVENO – Bruciano, da giorni, i boschi della Val Sangone, in vetta ma anche a ridosso delle case in alcune borgate. Fiamme che non danno tregua, da venerdì 20 gennaio fino ad oggi, mercoledì 25, con focolai che si accendono un po’ dappertutto e roghi che si riaccendono nottetempo. Da domenica, poi, mezzi aerei continuano a volare nei cieli valsangonesi e a terra squadre di soccorritori operano senza tregua per spegnere il grande incendio tra i monti a cavallo delle valli Sangone e Chisone. La stima dei volontari Aib e del Corpo Forestale è di circa 700 ettari di territorio andati in fumo. Dietro a ogni rogo, quasi certamente, nonostante la mancanze di prove certe, ci sono le mani dell’uomo, per ora impunite. Il primo focolaio è divampato la sera di venerdì scorso, nella zona del Colletto di Monterossino, nella zona compresa tra le borgate Lionet, Giana, Gischia e Pian della Capra, alimentato dal fortissimo vento e ripreso, nella notte tra sabato e domenica, con le fiamme pericolosamente vicine alle case. Gli stessi borghigiani hanno trascorso le due notti in allarme, aiutando gli Aib, i Vigili del Fuoco e la Forestale. Domenica 22, verso le 12, è partito l’incendio più vasto, dal Monte Muretto, in quota, sul versante della Val Chisone. Rogo che, alimentato dal vento, in breve tempo è sconfinato sul versante di Giaveno. Zona impervia da raggiungere: per questo i primi Aib valsangonesi con alcuni colleghi pinerolesi sono stati elitrasportati sul monte Muretto. A nulla è valso, causa il vento contrario, il tentativo di domarlo, da entrambi i versanti. Uomini che, a notte fonda, sono tornati a valle per poi risalire a monte il lunedì, quando il fronte del fuoco si è abbassato verso il Colle dell’Asino e il Colle del Besso, e sull’altro versante, coinvolta l’area di Gran Dubbione, nel territorio di Pinasca. In azione due elicotteri Lama – che caricavano acqua nelle due vasche disposte dagli Aib al Pian della Capra, da 6000 litri, e in borgata Bastianoni, da 2500 litri – , un Sikorsky S-64 della Forestale, che riforniva al Lago di Avigliana, e un canadair, che attingeva al Lago di Viverone. Sul posto, un’altra ventina di Aib, di tutte le squadre valsangonesi. Nel tardo pomeriggio il rogo sembrava spento, ma come da copione proseguito fino a mercoledì, in tarda serata, una nuova segnalazione nei pressi di Rocca Maridor, nel vallone della Merlera, annunciava un nuovo focolaio. Nello stesso giorno, da segnalare, l’intervento nella zona della centrale dell’Enel, sulla provinciale per Forno di Coazze, per un altro rogo, spento tempestivamente dai mezzi aerei con due gettate d’acqua: sul posto Aib e Vigili del Fuoco di Giaveno. Martedì, stesso copione del giorno precedente, con i volontari impegnati fino a sera tardi nel vallone della Merlera e, nel pomeriggio, l’intervento anche di un elicottero dei Vigili del Fuoco. Bonifiche fatte come da routine ma, in piena notte, ha ripreso a bruciare nella stessa zona. Mercoledì infine ancora gli Aib impegnati, con l’intervento importante anche di alcune squadre della Val Susa e di Cumiana, nonché dei mezzi aerei per tutta la giornata. 700, circa, gli ettari di pascoli e bosco ceduo andati in fumo. Impegnativa anche l’opera di spegnimento dell’incendio sul fronte della Val Chisone. Lambita anche la punta dell’Aquila, sempre dal versante pinerolese, dove però le fiamme sono state in parte fermate dallo strato di neve ghiacciata. Sono stati giorni molto impegnativi per gli Aib valsangonesi e le Guardie Forestali di Giaveno, coordinati dal vice coordinatore provinciale del Corpo Forestale, Diego Noveri, dall’ispettore generale e da quello regionale degli Aib, rispettivamente Remo Bigando e Sergio Pirone, nonché dal coordinatore delle squadre valsangonesi, Giorgio Portigliatti. “Dopo quello del 1990 nella valle del Romarolo – fanno sapere gli Aib locali – questo è stato l’incendio più vasto e impegnativo. Le difficoltà sono state, inizialmente, l’accessibilità alle zone, tutte impervie, il vento forte, ma anche l’erba e il terreno, le foglie e il bosco estremamente secchi”. Da sottolineare che questo vasto incendio non ha coinvolto da vicino borgate abitate.

Anita Zolfini Foto Matteo Pettignani

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