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Territorio  

50 anni in difesa del Patois

50 anni in difesa del Patois

Cinquant’anni sono un bel traguardo. Ancor più per un’associazione culturale come “La Valaddo”. La cultura, si sa, a farsi strada fa fatica, e per chi si occupa di una lingua minoritaria il cammino non è certo in discesa. Ma la passione in difesa delle radici culturali può talora spianare le salite.

Racconta il presidente dell’associazione, Renzo Guiot: «La Valaddo è nata nel 1968 da alcuni giovani (l’unico ancora in vita è Franco Bronzat) amanti della storia e della cultura locali e delle nostre montagne». Dove nostre indicava le aree delle valli Chisone e Germanasca e l’alta Val Ripa. A testimoniare il legame con i monti basti ricordare che l’omonima rivista dell’associazione in origine era il semestrale ciclostilato del Club Alpino Villaretto. «L’associazione – spiega ancora Guiot – intende tutelare e valorizzare le minoranze linguistiche storiche e rinsaldare i rapporti tra le popolazioni di espressione provenzale delle valli alpine. E sebbene sia difficile proviamo a recuperare le particolarità, sia della grafia sia della fonetica, delle diverse varianti del patois». Fin dal primo numero, nel novembre ‘68, la rivista, oltre ai resoconti delle escursioni, presentava una sezione, “L’angle da patois, dedicata alla lingua occitana. E nel tempo il territorio di riferimento definito dai fondatori si è esteso fino a interessare altre aree di lingua occitana come il Brianzonese, il Queyras, l’Alta Valle Varaita. Aree di cultura occitana che, come le alte valli Susa e Chisone, appartenevano agli Escartons, dei territori che, nel corso del ‘300, si erano riscattati dal Delfino.

Con una sorte comune ad altre realtà di volontariato, anche “La Valaddo” vorrebbe rinnovare i suoi effettivi: «Abbiamo circa seicento soci, ma c’è un problema di ricambio. Noi da giovani avevamo un forte legame con i nostri paesi. C’era un forte spirito di solidarietà: se una vedova doveva mietere il grano, spontaneamente e gratuitamente ci facevamo avanti per aiutarla. Oggi non è più così. Alcuni per collaborare con noi mi chiedono solo di eventuali compensi, ma non dimostrano alcun entusiasmo. Senza la passione per i nostri luoghi, non si può andare avanti». Per fortuna non tutto sembra, però, perduto: «Grazie alla collaborazione con altre associazioni, ad esempio “Vivere le Alpi”, e a iniziative come la recente visita teatralizzata al Fort Mutin a Fenestrelle, riusciamo ad avvicinare giovani che mai avremmo raggiunto con la sola rivista».

Festa de “La Valaddo” a Claviere (1988) – Archivio M. Dovio

A dieci anni dalla nascita dell’associazione, ebbe inizio, a Laval in val Troncea, la “Festa de La Valaddo”, un’occasione di incontro per le diverse anime del mondo occitano. Quest’anno l’onore di ospitare la festa tocca a Villaretto (nel comune di Roure, dove “La Valaddo” ha sede). Venerdì 22 giugno, presso la polisportiva, alle 19 si apriranno letteralmente le danze con il gruppo musicale “La Pèiro Douso” e si degusteranno piatti tipici della cucina locale. L’indomani alle 9:30 la festa accoglierà in Piazza Avis i gruppi partecipanti. Ai saluti e alla consegna degli attestati di riconoscenza e dei buoni pasto, seguirà il corteo verso la Chiesa parrocchiale, sede alle 11 della Celebrazione Ecumenica con don Pasqualino Canal Brunet e Claudio Tron. «La nostra associazione è aconfessionale – sottolinea Guiot – ma per ovvie ragioni abbiamo sempre cercato di creare un clima di fratellanza tra cattolici e valdesi. Anche per questo partecipiamo sempre ai convegni storico-culturali del Laux». Prima del pranzo (12:30) il corteo proseguirà verso i locali della Polisportiva. Nel pomeriggio dalle 15 è prevista l’esibizione dei gruppi folcloristici prima del saluto finale e della chiusura della manifestazione (ore 17). Le condizioni atmosferiche, oltre a influenzare «il numero dei partecipanti», potranno modificare il programma: in caso di inclemenza del tempo il rendez-vous sarà direttamente in chiesa. Ma al di là dei numeri – «prevediamo almeno 150 partecipanti dei vari gruppo» – lo spirito alla base della festa è riassunto nel sottotitolo della rivista “Ese diferent per ese melhour” (essere diversi per essere migliori): l’orgoglio per la propria identità nel rispetto di quella altrui.

GUIDO ROSTAGNO

Foto Archivio M. Dovio

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