20 Febbraio 2014
165 anni fa nasceva al Puy Stefano Bourlot, sacerdote, salesiano e missionario in Argentina
Febbraio 2014
La Boca è un quartiere a sud-est di Buenos Aires e prende il nome dall’imboccatura (boca) della confluenza del Rio Riachuelo con il Río de la Plata. Esso fu popolato prima da baschi e francesi, ma soprattutto da genovesi che qui emigrarono in massa nel XIX secolo e negli anni gli diedero l’aspetto attuale: demolite poco alla volta le baracche degli schiavi, costruirono nuove case dipingendole con gli avanzi delle vernici dai colori sgargianti usate per le barche e le navi. Ancora oggi vi sono locali di cucina tipica genovese che servono la farinata e la focaccia al formaggio e gli abitanti sono chiamati Xeneizes, genovesi appunto. Nel 1876 arrivò in porto la nave “Savoia” dalla quale sbardò un gruppo di preti provenienti dal Piemonte e mandati da don Bosco: don Francesco Bodrato, don Luigi Lasagna e don Stefano Bourlot. A quest’ultimo nel 1879 venne affidata la guida della problematica parrocchia de La Boca. Don Bourlot proveniva da quel gruppo originale delle vocazioni di don Bosco. Nacque al Puy di Fenestrelle il 10 marzo 1849. Imparò a leggere e scrivere dal padre che era maestro del Puy e Pequerel. Frequentò il Piccolo Seminario di Fenestrelle il cui zio don Michele Bourlot ne era il rettore. Dal 1863 al 1866 studiò nel seminario di Pinerolo e poi andò a Torino a completare gli studi. Venne ordinato a Pinerolo il 23 dicembre 1871. Fu mandato alla vicaria del Laux dal 1875 al 1876, ma quell’anno stesso decise di ritornare da don Bosco per sempre. Allora La Boca era tristemente famosa a causa della malavita, luogo di porto e per l’anarchia dei genovesi che arrivarono addirittura a fondare una repubblica autonoma (Repùblica de La Boca) nel 1882, issando la bandiera di Genova e costituendo un territorio indipendente dall’Argentina; intervenne personalmente il Presidente argentino Julio Roca per parlamentare con gli insorti e farli desistere, come accadde. Don Bourlot venne così a trovarsi in un ambiente povero di istruzione, malati e vecchi abbandonati a se stessi, prostituzione… ma da buon montanaro prese la situazione di petto e cominciò. Entrò nel cuore della popolazione e trasformò il quartiere in un centro di attività educative ed apostoliche. Eresse il Collegio san Giovanni evangelista per accogliere 600 alunni, l’Oratorio per i ragazzi, le Scuole serali, come pure l’associazionismo cattolico con circa 1000 iscritti. Fondò il Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice con 500 allieve e un migliaio di oratoriane. Fondò e diresse il giornale “Cristoforo Colombo” e più importante fu la dedizione durante il colera del 1880: assaggiava le medicine per convincere la sua gente a prenderle, perché non si fidavano dei medici. Come espressione di tutto il suo lavoro missionario nel 1886 costruì e inaugurò la grande chiesa di san Giovanni evangelista ove è sepolto. Morì a 61 anni il 28 novembre 1910, e i suoi funerali si trasformarono in apoteosi con la partecipazione di 70.000 persone guidate dal vescovo Mariano Antonio Espinosa e dalle autorità locali senza distinzione di fede e di partito. Da quei sentieri del Puy e del Laux don Stefano Bourlot percorse e aprì strade nuove alla sua gente de La Boca, strade che lo portarono a toccare con mano il cielo, i fiori e le montagne nascosti nel cuore dell’uomo.
Davide De Bortoli
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