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Personaggi  

L’esperienza di un “art-leta”

L’esperienza di un “art-leta”

25 novembre 2014

Atletica. Jean Paul Charles ha partecipato per la seconda volta alla Turin Marathon

Jean Paul Charles è stato uno dei 25.000 partecipanti all’edizione 2014 della Turin Marathon svoltasi lo scorso 16 novembre. Tempo complessivo di gara 4 ore e 27 minuti, ampiamente sufficienti per rientrare nella classifica che ammette arrivi fino a 5 ore e 30 minuti dalla partenza. Ma ciò che rende particolarmente speciale la sua maratona non sono le veloci falcate sull’asfalto torinese, bensì le tre performance artistiche che Jean Paul ha realizzato durante il percorso, precisamente alla partenza in piazza Castello, di fronte alla GAM in corso Galileo Ferraris e all’arrivo.
Infatti il 47enne francese, pinaschese di adozione, non è solo uno sportivo con una brillante carriera professionistica alle spalle (10 anni nel gruppo sportivo del 27° Battaglione dei Cacciatori delle Alpi di Annecy e nella nazionale militare francese di mezzofondo, ad un passo dalla nazionale assoluta); è anche un artista contemporaneo le cui opere circolano da anni al di qua e al di là delle Alpi. Alla domanda «Preferisci considerarti un atleta o un artista?» risponde: «Sicuramente entrambi, forse potremmo inventare la parola “artleta” o “atlista”!». L’analisi di Jean Paul delle sue passioni è molto lucida: «Normalmente la vita di uno sportivo segue un regime molto rigido: diete, allenamenti, riposo calcolato. L’artista viene invece considerato un genio sregolato, dedito spesso all’alcol e alle droghe. Secondo me invece sono due figure che si equilibrano alla perfezione: lo sport rappresenta la fatica del corpo che obbliga la mente a concentrarsi solo sulla gestione dello sforzo fisico; l’arte è l’esplosione del pensiero e del sentimento che usa il corpo solo come strumento per realizzare praticamente il suo messaggio. Sport e arte insieme possono essere mente e corpo che si compensano per dare origine a risultati molto potenti. Nella mia vita da atleta mi rendevo conto che nella prova fisica la mente si sentiva repressa, e questo spesso comportava ansia da prestazione e risultati agonistici al di sotto delle mie possibilità. L’intuizione artistica invece nasce da un pensiero troppo potente per essere vincolato, per me è come un trauma: troppo forte per non essere immediatamente elaborato in un’opera, mettendo il corpo al completo servizio della mente».
Il caso di Jean Paul non rappresenta solo un’avanguardia artistica mai sperimentata prima, ma è anche oggetto di studio da parte di un gruppo di medici specialisti dello sport. Lo sforzo fisico da un lato debilita il corpo, ma dall’altro libera le endorfine, ovvero sostanze chimiche prodotte dal cervello e dotate di una potente attività analgesica ed eccitante, simile a quella delle sostanze oppiacee. Jean Paul stesso identifica infatti lo sport come lo sfogo del suo “stress artistico”: «Il mondo di oggi ci manda dei messaggi forti e drammatici che un’artista non riesce ad ignorare; ma la mente umana fatica a reggere la potenza di questi spunti, quindi lo sport è necessario come sfogo». Proprio per questo motivo, dopo 14 anni di pausa sportiva, l’artista è tornato ad essere artista – atleta, riprendendo ad allenarsi è insegnando atletica a Villar Perosa. Quella del 2014 è stata la seconda edizione della maratona di Torino a cui Jean Paul ha partecipato, dando anche il suo contributo come artista. Le foto che documentano le sue performance del 2013 sono state recentemente oggetto di una mostra allestita presso il Palazzo della Regione.

Miriam Paschetta

jean paul

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