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Pinerolo e il lavoro: che fare?

Pinerolo e il lavoro: che fare?

Intervista a Franco Agliodo, assessore al Lavoro e Commercio del Comune di Pinerolo

Franco Agliodo
Franco Agliodo, assessore a Pinerolo

Franco Agliodo, nato nel 1951 a Frossasco, sposato, due figli. Un’esperienza come sindacalista CISL lunga trent’anni, dei quali la metà trascorsi a occuparsi di mercato del lavoro e di formazione all’impiego. Da pochi mesi è assessore al Lavoro e al Commercio del Comune di Pinerolo.
Considerazioni generali sulla situazione odierna del mercato del lavoro nel pinerolese.
Intanto ci tengo a precisare chi i dati locali sono parziali, perché oggi assistiamo a un’ elevata mobilità sul territorio: da Pinerolo è sempre più frequente spostarsi per lavoro a Torino o a Milano, alla ricerca di incarichi più consoni alla propria formazione. Inoltre, preferisco ragionare sugli occupati, perché l’iscrizione alle liste spesso non è determinata dalla ricerca immediata del posto (magari si è fatta domanda per le case popolari…). A proposito degli occupati, si ha un alto deficit di donne (che, tra l’altro, possiedono un livello di istruzione più elevato. Si pensi che, degli iscritti ai Centri per l’Impiego, la metà possiede a malapena la licenza media). Ormai solo il 15% degli avviamenti al lavoro è a tempo indeterminato, il restante 85% è a tempo determinato: in queste condizioni è difficile specialmente per un giovane, progettare il futuro; anche le aziende si trovano in difficoltà, non avendo a disposizione risorse umane stabili e garantite. Esiste inoltre il problema demografico: il territorio pinerolese è vecchio (come, del resto, la Provincia, la Regione e la Nazione…), per cui ci sono seri problemi di equilibrio e le imprese non si insediano dove non c’è manodopera giovane. Ci troviamo in una fase in cui il territorio deve competere con sistemi produttivi più evoluti (Europa dell’Est, Asia…); dato che non possiamo tener testa sui costi, facciamolo sulla qualità (pubblica amministrazione, scuola, formazione…).
Veniamo, nello specifico, al territorio pinerolese.
Il pinerolese ha visto un progressivo invecchiamento del suo modello di sviluppo, basato sulle grandi aziende (nelle valli, in città, in pianura) le quali, ridimensionate o giunte alla fine del loro ciclo di vita, non sono state sostituite. Inoltre manca una buona presenza di terziario a supporto alla produzione (Pinerolo è troppo vicina a Torino, in questo settore non merita investire qui). Dobbiamo governare una trasformazione con grandi difficoltà, dal momento che non esiste una cultura diffusa di investimento strategico sul territorio (i pinerolesi tengono i soldi sotto il cuscino!). Un’altra nota dolente è che il settore turistico non è mai decollato. Positivo, invece, il settore primario (agricoltura), seppur gli occupati siano solo il 2% (nella zona di Vigone, Villafranca, Macello, Buriasco…).
Come si sta muovendo il suo assessorato? Quali iniziative ha posto in atto?
Abbiamo in cantiere degli interventi “cuscinetto” per evitare l’espulsione definitiva delle persone dal mercato del lavoro: un progetto sugli abbandoni scolatici e sul recupero di potenziali drop-out; il sostegno di situazioni transitorie (crisi di progetto); la riqualificazione di soggetti che hanno perso il lavoro per la chiusura dell’azienda (contrasto alla crisi). Stiamo anche approntando alcune iniziative: il miglioramento delle mediazioni tra domanda e offerta di lavoro (messa in rete delle agenzie pubbliche e private); un percorso di azione concordato con i sindacati (contro le violazioni normative e il lavoro nero); la sintonia in tempo reale della formazione con l’evolversi del territorio. A proposito di questo, ci tengo a dire che a Pienrolo abbiamo un’offerta scolastica di qualità, persino sottodimensionata rispetto al fabbisogno. Bisogna però fare in modo che si muova sugli stessi tempi del mercato del lavoro (ma questo dipende dalla Regione). Mi pare che la scelta dei percorsi scolastici dopo la terza media (spesso fatta dai genitori…) non corrisponda a quello che il mercato richiede (pochi iscritti agli istituti tecnici e troppi ai licei… ma il 40% degli occupati nel territorio pinerolese è nel settore manifatturiero!). A gennaio ripeteremo l’iniziativa del Salone dell’Orientamento, per supportare la famiglie nella scelta della scuola superiore.
Che cosa si potrebbe ancora fare per il mercato del lavoro pinerolese?
Innanzitutto un governo condiviso del territorio, su scala più ampia di quella cittadina. Poi, insieme (e non nella logica del singolo Comune…), salvaguardare l’esistente (posti di lavoro) e decidere le politiche di sviluppo, che vanno adeguate a un mercato ormai globalizzato. Ad esempio, si dovrebbe evitare di trasformare terreni agricoli in industriali, ma puntare sul recupero intelligente del patrimonio industriale ormai abbandonato (trovando forme di co-finanziamento). Bisogna pensare ad avere spazi per incentivare insediamenti di nuove imprese. Un problema è quello dell’invecchiamento dei nostri imprenditori/artigiani (dei quali la metà è vicina alla pensione e non ha eredi in famiglia): se vanno in pensione e chiudono, perdiamo sapere e posti di lavoro: dobbiamo costruire dei percorsi per creare possibilità di subentro (formazione, avviamento d’impresa, localizzazione…). Su alcuni interventi relativi al mercato del lavoro, stiamo cercando sponsor per finanziare progetti specifici (ad esempio, la ricollocazione di lavoratori avanti con gli anni).

Vincenzo Parisi

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