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Speciali  

Il vallone degli invincibili

Il vallone degli invincibili

8 luglio 2014

Una proposta valida quanto inconsueta per l’estate è la scoperta – o riscoperta – del Vallone degli Invincibili, a cui si accede da Bobbio Pellice svoltando a destra poco prima del ponte sul torrente Subiasco e parcheggiando poco sopra il villaggio omonimo o proseguendo per strada sterrata a traffico limitato sino alla borgata Bessè (1.020 m). L’ambiente in oggetto è fortemente selvaggio ed è ancora integro. Esso offre un vallone che appare in tutta la sua selvaggia grandiosità, dominato a sinistra dalla Rocca Ciabèrt e a nord dalla cima del monte Cournour. Innumerevoli sono gli itinerari che si inoltrano in questo vallone che è stato per anni un sicuro rifugio per i valdesi che si videro costretti a lasciare il fondo valle per sottrarsi all’imposizione di “abiura”, decretata da Vittorio Amedeo II di Savoia, dopo la revoca dell’Editto di Nantes (1685). Molti ripari sotto roccia, le famose “Barme” e diversi anfratti quasi inaccessibili di questo vallone sono stati in quegli anni i luoghi ideali per sfuggire alle truppe dell’esercito Sabaudo.
Il primo approccio con questo luogo lo si può compiere senza troppa fatica e con la famiglia a seguito, proprio in una di queste cavità naturali. Mi riferisco al celebre “Bars dla Tajola” un po’ scostato geograficamente dal “Vallone” vero e proprio. Esso si raggiunge in 2 ore con 640 m di dislivello a piedi dopo aver parcheggiato l’auto poco sopra la borgata Coppieri che a sua volta si raggiunge dopo il tempio valdese, imboccando la via pianeggiante a sinistra e dopo 150 m. circa si sale a destra per via Bescheis-Borello; al termine della strada asfaltata si prosegue per una pista forestale che conduce attraverso i boschi di castagno fino ai prati e alle case del Champas; abbandonata la pista per la Ruà, si raggiunge un casolare isolato poco oltre il quale, tenendosi sempre a sinistra, si percorre il sentiero che porta al Bars d’la Tajola.
È questa una grande cengia a picco su una roccia a strapiombo e raggiungibile solo attraverso uno stretto e pericoloso passaggio, dotato oggi di scala a pioli e mancorrente. Si racconta che servisse da rifugio ai valdesi per scampare alle frequenti persecuzioni.

Rifugio degli Invincibili
Non si può poi non fare una gitarella al Rifugio degli Invincibili con l’apertura di esso al pubblico perché si spalancano enormi possibilità per gli amanti di tutti gli sport di montagna: dall’escursionismo naturalistico e culturale all’arrampicata su roccia, dalla mountain bike all’alpinismo, dal torrentismo al parapendio e, nei mesi più freddi, dallo scialpinismo alle racchette da neve, dall’alpinismo invernale alle cascate di ghiaccio…
E naturalmente anche ai meno sportivi, dopo un’oretta di piacevole passeggiata nei boschi, si offre la possibilità di gustare i sapori del territorio e della cucina tradizionale. Il rifugio degli Invincibili si raggiunge partendo dalla località Bessè a 3 Km da Bobbio Pellice. Dal parcheggio proseguire sulla strada poderale dell’Alpe Caougis, asfaltata ancora per un centinaio di metri. La si segue senza possibilità di errore fino al Rifugio che si raggiunge in un’ora a passo tranquillo. Dal rifugio per allungare un po’ il percorso vi è a portata di mano un’altra facile escursione nel vallone vero e proprio, che si compie di solito con le ciaspole nei mesi invernali, ma che può anche essere una facile e poco faticosa gita estiva. È Rocca Faoutet, 1786 m che si raggiunge dal rifugio seguendo per 300 m la strada, fino al primo tornante. Aggirata per pochi metri a sinistra la scarpata a monte della strada, salire gli aperti pendii di Pra La Coumba. Si raggiunge così un rudere seguendo i segnavia CAI omologati (biancorosso). A quota 1600 m si raggiunge nuovamente la strada nei pressi di una baita ristrutturata. Su terreno più ripido, si punta ora in direzione di un boschetto di abeti rossi nei pressi della vetta, che si raggiunge facilmente sia in estate e sia con le ciaspole in inverno.

L’anello
Il “Vallone degli Invincibili” di per sé riveste una forte importanza storica ed è da considerare uno dei siti turistici più interessanti della Val Pellice. Un percorso ad anello permette di “assaggiare” come un buon antipasto questo vallone, scoprendone i suoi angoli selvaggi, i suoi monoliti, le cascate e quant’altro lo caratterizzi. L’accesso al vallone è sempre da Villar Pellice (668 m), proseguendo in auto verso Bobbio Pellice. Prima del ponte sul torrente Subiasco, svoltare a destra e, lasciata l’auto, superare la borgata omonima imboccando il sentiero che in piano si addentra nel vallone, svoltando poco dopo verso destra ove esso prende a salire per brevi tornanti in parte scavati nella roccia o sospesi su vertiginosi muri a secco, ancora in buono stato di conservazione. Dopo circa 30 minuti di cammino, si perviene al Bars dl’Ours, un ripido pendio sotto la guglia o cima della Rubinella, che si supera a lato con numerosi tornanti. Si prosegue ancora tra radi larici e ontani, superando valloncelli e piccoli torrenti fino all’ultima rampa di questo ardito sentiero. Da qui, attraversato un breve pianoro ombreggiato da faggi secolari, si raggiunge Barma d’Aut (1513 m). Poi seguire la traccia che in lieve discesa, porta verso il torrente Subiasco, che si attraversa, iniziando poi un lungo traverso che taglia l’opposto versante del vallone in direzione sud. Valicata la piccola selletta sopra la Rocca Ciabèrt, si giunge in breve alla borgata Serre di Sarsenà, nel Comune di Bobbio Pellice. Seguire quindi la sterrata che, sfiorando le borgate di Sarsenà da Mount, Paousette e Podio, fa ritorno per altro canto a Bobbio Pellice (giro di 4 h circa).

Per gli amanti della roccia

Per finire il vallone in esame offre un terreno d’arrampicata vario e divertente a partire dalle falesie disseminate nei pressi del rifugio degli Invincibili ove sono presenti diversi itinerari di roccia attrezzati per l’arrampicata moderna. Alcune falesie tra le più divertenti sono il Crouchou d’Pan, a 20 minuti e le numerose falesie nel Vallone (monotiri e vie di più tiri) quali per esempio la falesia della Sagnetta (monotiri). Per chi è appassionato di monoliti da vedere o da scalare, si consiglia vivamente di andare almeno a fotografare da vicino il curiosissimo monolito chiamato il “Pergou dar Mariau” (1350 m) che si raggiunge dalla borgata Bessè (più volte citata) dirigendosi verso il vallone di Subiasco sino a raggiungere i casolari della Lausetta e di qui per la splendida mulattiera a mezza costa si giunge sul fondo del vallone della Gran Guglia. Superato il torrente su un ponte di legno, seguire al successivo bivio la diramazione di destra (segnavia). La mulattiera con numerosi tornanti valica il torrione roccioso del Truc spingendosi a lato dei torrioni basali della Gran Guglia (1717 m). Da qui si scorge l’affusolato monolito posto circa 50 m sopra la mulattiera da noi percorsa (ore 0,40 dalla partenza). Per gli escursionisti l’avventura finisce qui. Chi vuole salire invece alla minuscola croce di vetta, munito di corda, imbrago e set d’arrampicata deve affrontare lo spigolo EST alto una ventina di metri (IV classico, Difficoltà: D -). Calata in corda doppia.

Gran Guglia e Rocca Ciabèrt
Per finire, un breve cenno alle due cime alpinistiche più belle di tale vallone: La Gran Guglia (1717 m), accesso uguale nella prima parte al monolito precedente. Quindi continuare fino ai casolari di Barma d’Aut e di qui prendere decisamente in direzione della cima, scavalcando una sella fino alla facile cresta a monte (la più breve) che con buona esposizione conduce alla sommità (ritenuta la via normale di salita: – I°sup. – discesa per la stessa via). I vettaioli più accaniti possono anche scavalcare in discesa la vicina “Cima o Guglia Rubinella” (1480 m) facile – esposto! Si consiglia uno spezzone di corda per assicurare chi soffre di vertigini (ore 1,45 dalla partenza). La seconda è la Rocca Ciabèrt dove Fiorenzo Michelin ha tracciato bellissime vie di roccia in ambiente e di più tiri di corda. Salire anche solo per la sua via normale una bella emozione perché ci si sporge dall’alto sul vuoto più assoluto delle vie di salita. Anche per questo itinerario si prende come sempre il solito bel sentiero che accede al “Vallone degli Invincibili”, seguendolo fino al guado di un torrente a sinistra (freccia blu). Continuare poi su tale sentiero fino ad una deviazione ancora verso sinistra che conduce verso il torrente Subiasco (segni blu). Attraversare il torrente in corrispondenza di un ometto, poi continuare seguendo i segni lungo un ripido pendio con una caratteristica quanto inconfondibile presenza a gruppi isolati di piante che aiutano ad orientarsi, uscendo a lato sulla cresta. Da qui aggirare i salti rocciosi e guadagnare l’aerea cima (ore 1,20).

Lodovico Marchisio

damiano (1)

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