4 Maggio 2013
Se quell'aereo fosse atterrato...

Il 4 maggio 1949 rappresenta una data particolare per lo sport torinese: l’aereo che stava riportando a casa il Torino da Lisbona, dove aveva disputato un incontro amichevole con il Benfica si schiantò contro la Basilica di Superga. Nell’incidente perse la vita l’intera squadra del Torino, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949 e che costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana. L’incidente fu fatale anche per i dirigenti della squadra e gli accompagnatori, l’equipaggio e tre giornalisti: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport) Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (La Stampa).
Abbiamo incontrato Domenico Beccaria, presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata e del Museo del Grande Torino, che ci ha parlato di Superga, Grande Torino e Filadelfia.
Che sapore ha quest’anno il ricordo di Superga?
Ha il sapore di tutti gli anni. Tristezza per le morte i nostri ragazzi, mista all’orgoglio di far parte di una Leggenda senza fine.
Se quell’aereo fosse atterrato… Cosa sarebbe il Toro oggi? Il “Grande Torino” è destinato a restare solo un ricordo?
Se quel l’aereo fosse atterrato, ora il Torino sarebbe probabilmente come Inter, Milan e Juve. Una squadra qualsiasi, che per rimanere nel cuore della gente deve spendere fior di soldoni per vincere o essere condannata alla mediocrità e all’oblio. Invece il Toro ė Leggenda. Ma per colpa del calcio malato di troppi soldi e interessi, resterà fuori dai giri che contano, perché fa comodo così.
Ha senso che il 4 maggio ci siano delle contestazioni verso la società, oppure questa giornata deve essere dedicata solo al ricordo degli invincibili?
Le contestazioni non dovrebbero far parte del 4 maggio a Superga, ma la dirigenza non dovrebbe approfittarsene. Quest’anno il presidente del Torino ha dimostrato, più di altri anni, la sua carenza di sensibilità e attenzione verso Superga, verso il Filadelfia, verso il Grande Torino e da questo nasce la proposta, molto soft invero, di voltare le spalle al suo passaggio. Un modo garbato di dirgli che quel che fa non è sufficiente, senza offendere il luogo e la ricorrenza e senza turbare la squadra, cui va l’appoggio dei tifosi fino alla fine.
Da anni si parla della ricostruzione, ma non sono ancora arrivati riscontri concreti: qual è, realmente, la situazione del Filadelfia?
La situazione Filadelfia è figlia di inadempienze da parte di un po’ tutti i soggetti forti interessati, proprio a partire dal presidente del Torino, che promise, anzi giurò proprio a Superga, che avrebbe conferito 3,5 milioni euro per la rinascita del Filadelfia e successivamente si è rimangiato tutto, versando un solo milione e rendendo così di fatto impossibile la rinascita. Oggi si prospetta all’orizzonte la sola rinascita del centro sportivo, senza la parte culturale ed aggregativa, che invece è quella che fa la differenza tra un centro sportivo qualsiasi e il Filadelfia.
Come procede l’esperienza del Museo del Grande Torino?
Il Museo del Grande Torino è, proprio per questo suo essere figlio della passione e del volontariato gratuito, una esperienza positiva e in continua crescita, sia per quanto riguarda il numero e la qualità dei cimeli conferiti ed esposti, sia per la sua credibilità internazionale. Oggi siamo accolti a braccia aperte ovunque andiamo, anche all’estero e si sono concretizzati alcuni rapporti di collaborazione con strutture analoghe di prima importanza, in Europa e Sud America.
Nicolò Mosca
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