20 ottobre 2013

C’era una volta il Merlettificio Turk. Un raro esempio di architettura paleoindustriale, testimonianza di una lunga storia (fu edificato tra il 1764 ed il 1765) di lavoro e ingegno. C’era una volta perché dopo il progressivo abbandono, dopo l’occupazione da parte di alcuni immigrati e, da ultimo, dopo l’incendio che domenica 13 ottobre ne ha devastato una significativa porzione, di quello stabile rimane poco altro che un triste scheletro.
Nel gennaio scorso il vescovo di Pinerolo vi compì un sopralluogo incontrando alcuni ragazzi marocchini che vivevano in condizioni di degrado e soprattutto al freddo. Oggi quei ragazzi hanno trovato un alloggio decoroso e un’accoglienza umana nel vescovado ma altri hanno preso il loro posto in quello che è sembrato un rifugio accettabile. Monsignor Debernardi è tornato nell’ex merlettificio pochi giorni dopo l’incendio accompagnato da alcuni “ospiti” della struttura. Mustafa, l’unico che vive ancora nella parte colpita dall’incendio, ha indicato nei resti di una bombola di gas la causa delle esplosioni e del successivo incendio. Anche lui potrebbe trovare alloggio nel vescovado. Per gli altri sei che occupano la parte più “sana” ma comunque fredda e senza servizi, il vescovo sta cercando una sistemazione decente.
In questo modo l’edificio resterebbe sgombro. E poi?
«C’è un destino tragico, un karma negativo che pervade Pinerolo? – si è domandato Dario Seglie, direttore del Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica -. Nel 1960 cadde un controsoffitto cannicciato al piano terra della Caserma di Cavalleria fatta edificare dal Re di Francia Luigi XIV nel 1659; l’Amministrazione comunale di mezzo secolo fa fece radere al suolo l’immenso edificio. Nessun’ altra città d’Europa ha abbattuto un edificio del Vauban architetto del Re Sole; il nostro è un bel primato! Ora l’ex follone o ex merlettificio Turck si è infiammato ed è bruciato. Si sono sentite dichiarazioni circa la possibilità di raderlo al suolo e di costruire grattacieli ed un parco; pare che non dispiaccia l’uscita di scena di un edificio certamente troppo a lungo trascurato ed abbandonato; non c’è un rimpianto sulla testimonianza storico-architettonica perduta, tanto ormai era considerato solo più come una brutta quinta lungo il canale Moirano. Cosa ne dice l’organo preposto alla tutela, cioè la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici del Piemonte che certo sarà stata immediatamente informata dalla Autorità cittadine?
Se si abbatte il Follone, si aprirà la più grande operazione urbanistica degli ultimi trecento anni, avvenimento epocale, pane per i denti dei migliori architetti a livello internazionale, se il governo cittadino riterrà di lanciare una gara ad ampio raggio, non solo sull’edificazione dell’area ex Turck, ma sul nuovo indispensabile piano urbanistico di Pinerolo, l’antica capitale dei Principi d’Acaja-Savoia».
L’architetto Corrado Gavinelli, che su Vita del 3 febbraio 2013 aveva raccontato la lunga vicenda del merlettificio, non si rassegna alla prospettiva della demolizione: «la mia opinione è rivolta verso il suo recupero (come possibile centro di attività varia all’interno e nel cortile, di servizio cittadino: commerciale, culturale, del tempo libero, o come altro si voglia, anche parzialmente residenziale; ovviamente con i dovuti adeguamenti tecnologico-spaziali). Perché è un organismo ingegneristico-architettonico di importanza unica per la storia del territorio pinerolese, e non soltanto. Certo è, però, che se continuano incidenti simili che lo distruggono “naturalmente”, alla fine non sarà necessario abbatterlo, perché verrà distrutto progressivamente dalle azioni di aggressione, dell’incuria umana e del tempo (anche lasciandolo soltanto all’abbandono)».
Abbattere completamente l’ex merlettificio equivarrebbe ad abbattere un pezzo di Pinerolo e della nostra storia. Una soluzione accettabile solo da chi crede che i problemi si possano risolvere dimenticandoli.

Patrizio Righero

Foto W. Molinero

Foto W. Molinero