10 Novembre 2014
Queste "povere" banche...
10 novembre 2014
Gli “stress test” per verificare la rispondenza delle strutture alle crisi
Com’è noto, le banche europee sono state sottoposte, in questi mesi, ai controlli severi della Banca Centrale Europea. Gli interventi hanno sostanzialmente riguardato la qualità degli attivi (A.Q.R.) e la rispondenza della struttura finanziaria alle crisi (stress test su patrimonio e cassa). È d’uopo richiamare, al riguardo, i principi della trasparenza e della certezza contabile, ciò che rende il bilancio genuino e veritiero; l’importanza dei “ratio” patrimoniali (rapporto fra gli “asset” pesati per il loro rischio e il capitale proprio disponibile); l’essenzialità di una tesoreria capace di alimentare le uscite prevedibili e, almeno in parte, anche quelle imprevedibili. Passiamo rapidamente in rassegna a questi aspetti, nella totale consapevolezza che dalle loro debolezze scaturiscano comportamenti di mercato e difficoltà significative, fino a ipotizzare, per le Istituzioni più disallineate, pericoli di default o necessità di aggregazioni (ricapitalizzazioni) urgenti. Ecco quindi il significato del coinvolgimento BCE, sull’assunto che un sistema bancario europeo sano e allineato possa evitare anomali consumi di risorse finanziarie e assicurare, al tempo stesso, un efficace sostegno alla crescita economica. Nel passato, pur in presenza di principi contabili rigorosi, i bilanci bancari hanno alimentato molti dubbi, e non solo per la pertinenza delle poste attivate, ma anche, e soprattutto, per la classificazione degli attivi e la corretta imputazione della loro rischiosità. Questo fatto mi tormenta ancora, se troppo spesso la determinazione degli incagli e delle sofferenze sui crediti commerciali clientela, ha, in certi e non rari casi, seguito più le regole della politica di bilancio che la tendenza al “fair value”. Qui, la verità è spesso sostenuta dall’esperienza, dalla sensibilità degli istruttori credito e dai segnali originati dai rapporti di fido, più che dalle regole (che pure esistono, soprattutto per i debiti rateizzati). È evidente che se abbatto il livello di rischiosità di alcuni asset, (a esempio crediti clientela, titoli quotati o non quotati, partecipazioni ecc.), fermo restando il loro valore nominale, ottengo un beneficio sull’entità del patrimonio da impegnare, quindi posso limitare la raccolta di nuovo capitale e gestire un’erogazione di prestiti più espansiva. All’opposto se ho acquisito asset molto rischiosi o una crisi di mercato ha drasticamente tarpato la valorizzazione degli attivi mobiliari, posso trovarmi in difficoltà con il mio capitale, divenuto troppo limitato per sostenere il rischio dei miei cespiti e il mio stesso business. I mercati hanno per fortuna restituito buona parte delle resezioni di prezzo intervenute dopo la crisi, ma fanno una grande paura i crediti cattivi. Non possiamo in questa sede dilungarci sulle responsabilità degli erogatori e degli stessi prenditori (non sono poche, ve l’assicuro), mi limiterò a evidenziare come, per vari motivi (economia reale, normative più stringenti, impossibilità di continuare a nascondere posizioni ampiamente deteriorate) le sofferenze siano esplose e le banche siano terrorizzate dalla crescente incidenza delle perdite e dalle inevitabili ripercussioni sulle rispondenze patrimoniali. Questa è certamente la più importante motivazione alla base del drastico rallentamento del credito, ma non posso dimenticare i legittimi timori per il futuro (visto che la curva delle insolvenze sta continuando a impennarsi), l’erosione dei patrimoni da impegnare e delle risorse liquide disponibili, la necessità di migliorare le competenze interne e il rapporto di partnership con gli affidati. Ma torniamo agli stress test della BCE. Come possono essere superate le difficoltà più sopra descritte, per accompagnare le banche verso la riscoperta del loro imprescindibile ruolo di fornitori fondamentali di credito? E le nostre imprese potranno affrancarsi da loro per raccogliere nuova finanza, a sostegno, magari, degli investimenti? La prima domanda ci indirizza alle mosse della BCE, abbiamo visto i rifinanziamenti del sistema a lungo termine con target di destinazione (TLTRO), tuttora in corso; ora tocca all’acquisto di covered bond (obbligazioni bancarie garantite da attivi) e presto entreranno in campo gli ABS (strumenti derivati con dietro asset bancari in bonis). Fin qui la BCE, ma gli stress test devono tener conto anche della liquidabilità dei cespiti sui mercati, per far fronte a improvvisi, quanto imprevedibili, deficit di tesoreria. In passato abbiamo visto, a esempio, tante cartolarizzazioni (prestiti rateizzati e mutui, soprattutto) tramite veicoli finanziari specifici (emissione e collocamento di obbligazioni garantite da partite correnti cumulative, girate da istituti desiderosi di far cassa). Abbiamo anche visto cessioni a sconto di crediti problematici e posizioni difficili, per trasformare ipotetici incassi futuri in contanti, secondo la sempreverde regola: “Pochi, maledetti e subito”. Del secondo quesito mi occuperò in altra occasione.
Sergio Martini
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